Covid, inchiesta Bergamo: "Il nesso eziologico c'è"
Spread the love

Da fonti vicine alla procura di Bergamo trapela che “Il nesso eziologico c’è”. I giudici stanno indagando sul focolaio di Covid che ha martoriato la Val Seriana.

Lo scorso 14 gennaio Andrea Crisanti ha depositato la perizia di 90 pagine e 10mila allegati che ricostruisce le prime fasi della pandemia da Covid. Come ricostruisce il Giornale, i magistrati gli avevano posto cinque quesiti per capire se le decisioni assunte, e le azioni intraprese, avessero favorito o meno il diffondersi del morbo. Dal documento appare un dettaglio di fondamentale importanza: ci sarebbe “il nesso eziologico” tra contagi, zona rossa, mancato aggiornamento e mancata applicazione del piano pandemico.

Per mesi Crisanti ha lavorato ad un documento di non facile stesura.

“È un unicum in Italia e in Europa”, aveva raccontato. Il microbiologo doveva valutare le condotte dell’ospedale di Alzano, cercando di stabilire se avessero favorito il contagio tra operatori e pazienti, contribuendo così ad allargare il focolaio in Val Seriana. Quindi stabilire se, “sulla base delle conoscenze disponibili”, fosse doveroso istituire o meno la zona rossa e quale impatto avrebbe avuto nel frenare la diffusione del morbo. Infine, aveva il compito di capire se fosse “esigibile l’applicazione del piano pandemico nazionale”, con tutti i risvolti politici ed epidemiologici del caso.

“Ho ricostruito passo a passo quanto accaduto e come queste vicende si sono intersecate con i piani pandemici esistenti”, aveva spiegato Crisanti.

L’Ansa aveva rivelato che nell’elaborato sarebbe contenuta l’ipotesi di un range tra le 2mila e le 4mila vittime che si sarebbero potute evitare serrando tempestivamente i confini della Bergamasca. Ciò che invece ancora non era emerso è se per Crisanti vi fosse correlazione tra quanto fatto (o non fatto) e la strage da coronavirus. La risposta starebbe proprio in quelle quattro parole: “Il nesso eziologico c’è”.

Gli avvisi di garanzia

Tuttavia, non è chiaro se e quando la procura spiccherà eventuali avvisi di garanzia. Gli occhi sono puntati sul ministero della Salute: Roberto Speranza e i vertici del dicastero sono già stati sentiti dai pm. Alcune fonti ipotizzano la chiusura delle indagini già a fine aprile, altre a giugno. Solo allora si saprà se il lavoro di Crisanti avrà ripercussioni penali. Di sicuro dovrebbe aiutare a ricostruire la storia di quanto successo a Bergamo. E forse potrebbe pesare sul procedimento civile incardinato al Tribunale di Roma in cui i familiari delle vittime della Bergamasca chiedono allo Stato il riconoscimento del danno subìto per la morte dei loro cari.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia