Crisi di governo: i responsabili sono gli amanti di Conte. Clemente Mastella è pronto.
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Ora che la crisi di governo è aperta tutti prendono la parola. Persino Clemente Mastella, simbolo della prima Repubblica.

“Conte deve capirlo – dice Mastella – , i responsabili sono come l’amante. A un certo punto devi dare loro dignità, portarli allo scoperto, riconoscerne il valore. Altrimenti ti dicono addio e sul più bello non potrai contare su di loro”.

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Il sindaco di Benevento è, per sua ammissione, il “responsabile verso il Paese”. Si dice pronto a dare il suo contributo, se Giuseppe Conte dovesse chiamare. Come tredici anni fa, quando il governo Prodi cadde dopo le inchieste della magistratura che coinvolsero la consorte dell’allora Guardasigilli Udeur (poi prosciolta), oggi potrebbero essere ancora una volta i “Mastellas” a salvare, al contrario, un governo.

“Il problema è che Renzi come Erodiade pretende a tutti i costi la testa di Giovanni Battista, alias Conte, un problema tutto personale – continua Clemente Mastella – Ma finirà per suicidarsi: Grillo non gli permetterà mai di rifare la stessa maggioranza con premier Cartabia o il mio amico Franceschini. Piuttosto si va dritti al voto”.

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A salvare Conte all’ultimo momento potrebbero essere i responsabili, appunto. “Ma deve dare loro dignità, strutturarli”, ripete l’ex leader Udeur che dietro le quinte continua a tessere, come sempre. “Sto dando vita a una formazione di ‘andanti responsabili’, sparsi in varie regioni, da Salvatore Cardinale in Sicilia a Mario Floris in Sardegna. Ma non faccio in tempo a incidere in questa crisi, anche se un paio di amici al Senato li ho”, ammette.

“Fossi in Silvio Berlusconi accetterei per senso di responsabilità e diventerei il salvatore della Patria”. Al momento, invece, il Cavaliere sembra resistere alle pressioni quotidiane di Renato Brunetta e Gianni Letta per uscire dallo stallo. A Palazzo Madama il gruppo dei 54 forzisti è blindato dal “bunker dei quattro”, come lo chiamano: Bernini, Ronzulli, Schifani e Gasparri. Così anche per i tre vicini a Mara Carfagna. Fallito pure il corteggiamento di altri tre forzisti come Dal Mas, Mallegni e De Siano. Stessa storia per i tre di Toti, “noi da qui non ci muoviamo”, ripete Paolo Romani.

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A Palazzo Chigi continuano a sostenre che basterà arrivare a quota 158 per riprendere il largo, perché i senatori eletti sono 315 (altri sei a vita). Finora possono contare sui 92 del M5S, sui 35 dem, i 5 di Leu, i 6 delle Autonomie e sui 9 del Misto già con loro in molte occasioni: Buccarella, Cario, De Bonis, Di Marzio, Fantetti, Fattori, Lonardo, Merlo, Ruotolo. Fanno 147. Ne mancherebbero all’appello 11. Il pressing sugli altri ex 5S Ciampolillo, Drago, Martelli, Pacifico, De Falco, Nugnes, Giarrusso diventa determinante. E poi c’è l’incognita dell’ex pd Tommaso Cerno.

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