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 È il modo per raccontare un’idea alla community, al collettivo, agli amici per poi, eventualmente, farsela finanziare.  

“Il nome crowdfunding è un’affermazione di buon senso ma parlare di queste cose pensando solo al crowdfunding è una imprecisione che non permette di fotografare e quindi comprendere il fenomeno nel suo insieme. Il rischio è di fare quello che stanno facendo i tassisti nella loro battaglia contro Uber“. A dirlo è Angelo Rindone, fondatore di Produzioni dal Basso, una delle prime piattaforme di crowdfunding in Italia intervenuto all’evento:“Crowdfunding, finanza alternativa per imprese e start-up” presso l’università d’Annunzio di Pescara. “Il crowdfunding è uno strumento trasparente, disintermediato e aperto a tutti” – aggiunge Rindone – con cui poter realizzare progetti artistici e culturali, sviluppare idee imprenditoriali e di prodotto, far partecipare economicamente le comunità ad un progetto sociale o di pubblica utilità”.

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I dati dei progetti “lavorati” in Italia dicono il nostro Paese sta andando nella direzione giusta nonostante la carenza di legislazione del settore. Su 48mila progetti ricevuti 12.809 sono stati pubblicati di cui 4.703 finanziati e 7.237 in via di finanziamento. Framework for European Crowdfunding riferisce che:“l’ascesa del crowdfunding negli ultimi dieci anni deriva dal proliferare e dall’affermarsi di applicazioni web e di servizi mobile, condizioni che consentono a imprenditori, imprese e creativi di ogni genere di poter dialogare con la crowd per ottenere idee, raccogliere soldi e sollecitare input sul prodotto o servizio che hanno intenzione di proporre”. Una delle tipologie che sta prendendo sempre più piede è quello del crowdfunding civico ovvero quello dei soggetti istituzionali come, ad esempio, i comuni grazie al quale riescono ad ottenere somme per interventi specifici all’interno della comunità. Poi c’è lequity crowdfunding che permette alle società che non sono quotate in borsa di raccogliere risorse finanziarie dal pubblico a fronte di quote azionarie. E su questo aspetto è intervenuta la Consob che ha definito la modalità come equity-based crowdfunding.

Da fenomeno di nicchia, il crowdfunding è diventato un business da 5 miliardi di dollari l’anno, con incredibili stime di crescita ulteriore per i prossimi anni. E nonostante, tra l’altro, le battaglie che spesso vengono fatte contro questa determinate iniziative dal basso da parte di vecchie corporazioni:”Prendersela con gli embrionali vagiti di democratizzazione economica dal basso è abbastanza facile, molto più difficile parlare dei modelli di business come Spotify o Netflix che (nei fatti) radono economicamente al suolo un intera generazione di musicisti, registi” precisa Rindone.

“In Abruzzo la strada da fare è tanta” spiega Andrea Risa di Digital Borgo.

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Insomma, sempre meno poteri e ostacoli tra il sogno e la realtà.

ZdO

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