Dossier Orlandi: 41 anni di silenzi e depistaggi - Video
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Emanuela Orlandi il prossimo 14 gennaio avrebbe compiuto cinquantasei anni. Ma purtroppo scomparve quel maledetto 22 giugno 1983 a Roma, mentre rientrava a casa dopo le lezioni di musica. In occasione del suo compleanno per ricordarla il fratello Pietro ha annunciato una manifestazione in programma sabato 13 gennaio.

Dossier Orlandi. L’appuntamento è alle ore 15.30 a piazza Cavour nel quartiere Prati a Roma. Centinaia di persone si riuniranno intorno ai famigliari per chiedere “verità e giustizia” sulla sparizione di Emanuela.

I famigliari di Emanuela Orlandi cercano risposte, tenendo alta con l’aiuto della stampa l’attenzione su uno dei maggiori casi italiani irrisolti. Pietro Orlandi è convinto che il Vaticano sappia qualcosa sulla sparizione di sua sorella:

“Più saremo e più forte sarà il messaggio a chi vuole continuare ad occultare la verità – scrive in un post pubblicato su Facebook – Dobbiamo dare una risposta forte al silenzio che da dopo l’estate sta avvolgendo questa storia”. “Stanno cercando di far dimenticare, di abbassare l’attenzione e per questo serve una forte presenza alla manifestazione. Devono capire tutti, Vaticano, procura, politica, media, che la sete di giustizia non si può silenziare”.

Attesa per il via dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta

La manifestazione si svolgerà in attesa dell’inizio dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta approvata sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori approvata dal parlamento ma ancora non costituita. Mirella Gregori è la coetanea di Emanuela Orlandi, scomparsa circa un mese prima, il 7 maggio del 1983 e anche lei mai più ritrovata.

“Ho sempre avuto fiducia in questa commissione – ha spiegato Pietro OrlandiHo sentito la vicinanza delle istituzioni anche questa volta. Dovrà approfondire tutte le situazioni poco chiare che ci sono state negli ultimi 40 anni, a partire dai rapporti fra Stato italiano e Stato Vaticano. Se consideriamo che già due mesi dopo la scomparsa di Emanuela ci fu un invito fra la Presidenza del Consiglio e lo Stato Vaticano su questo rapimento, aprendo una falla che difficilmente si potrà chiudere. Questo fa capire che già due mesi dopo si sapeva cosa potesse esserci dietro questa storia”, spiega. “Occorre capire il ruolo dei servizi segreti, sono scomparsi dei faldoni del Sismi che ha seguito questa storia nei rapporti con i servizi segreti stranieri, dalla Stasi al Gru, i servizi sovietici addirittura. Sono situazioni poco chiare che non sono mai approfondite”.

L’inchiesta di Zone Video: Dossier Orlandi: un mistero all’ombra del Vaticano. prima puntata

L’inchiesta su Mino Pecorelli

“Questa inchiesta di Andrea Purgatori che consiglio di vedere spiega bene il mondo sporco di quegli anni, tra Stato, Chiesa e criminalità. Un mondo che ancora oggi occulta la verità sul rapimento di Emanuela: il primo post di Pietro Orlandi del 2024 sui suoi profili social omaggia il compianto giornalista, che ha seguito il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi sin dai primi giorni, e il suo “coraggio di raccontare le cose senza peli sulla lingua”.

In una delle ultime inchieste, andata in onda su La7, Purgatori ha raccontato un cronista altrettanto coraggioso che ha pagato con la vita la propria temerarietà: Mino Pecorelli, direttore di OP, Osservatore Politico, settimanale di inchiesta nato nel 1968. Tra le sue fonti c’era anche un ex capo del Sid, i servizi segreti della Difesa, Vito Miceli. Pecorelli fu ammazzato con un colpo di pistola in bocca, tipologia di esecuzione riservata ai cosiddetti infami, a quelli che parlano troppo.

“Giornalista eccentrico ed anarchico”, lo ha definito in una delle sue ultime apparizioni in tivù Purgatori. Pecorelli tolse nelle sue inchieste il velo dal traffico di armi con la Libia di Gheddafi in cambio di petrolio, dall’organizzazione clandestina “Anello”, ufficialmente conosciuta come il Noto Servizio: “Raccoglieva ex repubblichini al lavoro su operazioni sporche tipiche di quegli anni come l’eliminazione fisica di personaggi scomodi mascherata da incidente”, spiegava Purgatori, pochi mesi prima che la sua malattia lo strappasse alla vita. Pecorelli si era infiltrato nella loggia massonica P2: il suo nome risulterà negli elenchi sequestrati a Castiglion Fibocchi a Licio Gelli.

Pecorelli e il legame con Emanuela Orlandi

Pecorelli consegnò un documento a Papa Giovanni Paolo I, cioè Albino Luciani, che morì la stessa notte in cui questo pervenne tra le sue mani. Era il 1978, esattamente cinque anni prima del rapimento della Orlandi, quando Pecorelli lavorò a un’inchiesta esplosiva sulla “Gran loggia vaticana” in cui rivelava l’esistenza di 121 tra altri prelati e cardinali, membri di una loggia massonica, con tanto di numero matricola a data di iniziazione.

Ebbene, tra loro ce ne erano quattro che riportano ad Emanuela Orlandi: l’allora segretario di Stato Agostino Casaroli, il cardinale Ugo Poletti che fornì la dispensa per la sepoltura del capo della fazione testaccina della Banda Magliana Enrico de Pedis nella Basilica di Sant’Apollinare, sede della scuola di musica di Emanuela. Nell’elenco consegnato a Papa Luciani, poche ore prima della sua morte, c’erano anche Pietro Vergari, ex rettore della stessa Basilica di Sant’Apollinare e indagato nella seconda inchiesta sul caso Orlandi (poi archiviata) per concorso in sequestro e Paul Marcinkus, ex capo dello Ior, la banca Vaticana.

Giovanni Paolo I morì poche ore dopo aver ricevuto l’elenco dei prelati massoni da Pecorelli.

L’inchiesta di Zone Video: Dossier Orlandi: un mistero all’ombra del Vaticano. Seconda puntata

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