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Clima teso e battagliero, ieri pomeriggio all’hotel La Masseria di Atessa, per l’incontro organizzato dal CAST – Comitato Ambiente Salute e Territorio con l’obiettivo di fare luce su ciò che sta succedendo attorno alla (futura) realizzazione dell’Elettrodotto Villanova-Gissi, di cui si occuperà la società Terna, gestore della rete Rtn.

Clima teso e battagliero, ieri pomeriggio all’hotel La Masseria di Atessa, per l’incontro organizzato dal CAST – Comitato Ambiente Salute e Territorio con l’obiettivo di fare luce su ciò che sta succedendo attorno alla (futura) realizzazione dell’Elettrodotto Villanova-Gissi, di cui si occuperà la società Terna, gestore della rete Rtn.

Molti Comuni, fondamentalmente all’insaputa dei cittadini, hanno già firmato un protocollo d’intesa con cui si sono accordati sul prezzo che andrà pagato agli stessi Enti in cambio della concessione del passaggio dell’elettrodotto sul loro territorio. In sostanza, si parla di un ‘costo di compensazione’. Sembrerebbe non esserci più nulla da fare per contrastare questo progetto, che è stato autorizzato definitivamente con decreto n. 239 del gennaio 2013. Ma secondo gli incazzati cittadini, non tutto è perduto.

“NON SIAMO QUI PER FARE CAMPAGNA ELETTORALE”

Carmine Cinalli di Coldiretti, coordinatore del dibattito, ha messo subito le cose in chiaro: “Non siamo qui per fare campagna elettorale ma per vedere cosa possiamo ancora fare per opporci al passaggio dell’elettrodotto Villanova-Gissi, che come sapete è un’opera già approvata in via definitiva a livello nazionale. È nostra opinione che l’elettrodotto incida negativamente sulla qualità della nostra vita e del nostro territorio: vogliamo fare tutto il possibile per impedire questo passaggio”. Antonella La Morgia, presidente del CAST, ha ribadito che l’elettrodotto “è un’infrastruttura tecnologica che ha notevoli impatti sull’ambiente. Per norma costituzionale, la proprietà privata non può essere espropriata se non a fini sociali. Una volta espropriata l’opera, che quindi viene fatta rientrare tra le infrastrutture di interesse strategico per la sicurezza del Paese, scatta anche il procedimento per gli espropri coattivi. Ora siamo in questa fase, ma ciò non vuol dire che sia tutto ineluttabile”.

LA MORGIA: “AMMINISTRAZIONI UN PO’ TROPPO ACCONDISCENDENTI”

La Morgia se l’è presa con le amministrazioni comunali, che “sono state un po’ troppo accondiscendenti” non essendosi opposte più di tanto, e ha accusato Terna di aver “pianificato di trasformare l’Italia in un hub energetico del Mediterraneo. Questo tassello Abruzzo-Villanova-Gissi sta pienamente coincidendo con il disegno di Terna”. La presidente del Comitato non ha dubbi: “Il progetto si poteva fermare subito, ma c’era bisogno di una posizione molto forte da parte dei sindaci, che non è arrivata. In Toscana procedimenti del genere si sono fermati prima della Via (Valutazione di Impatto Ambientale, ndr)”. Solo i Comuni di Lanciano, Castel Frentano e Paglieta hanno deciso di fare ricorso al Tar Lazio contro il decreto, così come ha fatto il CAST. La Morgia, in conclusione, ha invitato i presenti a reagire e a non essere passivi e fatalisti di fronte a questa situazione, che secondo lei è ancora possibile rovesciare.

L’ACAI CONSUM PUNTA SUL DANNO DA SVALUTAZIONE FONDIARIA

Lorenzo Cesarone, segretario dell’Acai-Consum, ha invece spiegato che il suo movimento si muoverà per chiedere il risarcimento del danno da svalutazione fondiaria, in quanto i terreni sui quali verrà costruito l’elettrodotto si deprezzeranno pesantemente. “Faremo un esposto alla Commissione Europea Salute Sicurezza e Ambiente – ha annunciato Cesarone – e abbiamo chiesto un tavolo con Terna per una verifica su come indennizzare o risarcire il danno da svalutazione fondiaria”. Anche Cesarone ha esortato la platea a non rassegnarsi.

ANTONIO L’EROE

Il vero “eroe” della serata è stato però Antonio Di Pasquale, perito industriale che ha già fatto partire due procedimenti penali contro i Comuni interessati dalla pubblicazione dell’avviso e che, secondo Di Pasquale, non avrebbero ottemperato a questo dovere. Per legge, infatti, bisognava pubblicare on line o sull’albo pretorio l’avviso della richiesta di autorizzazione dell’infrastruttura che sarebbe stata realizzata. Di Pasquale, carte alla mano, ha dimostrato che ciò non è stato fatto dai Comuni, e così ha denunciato tutto alla Procura di Chieti per omissione in atti d’ufficio. Un secondo procedimento penale è stato aperto alla Procura di Lanciano, e ora c’è anche l’accusa di falso in atto pubblico perché i Comuni, sostiene Di Pasquale, avrebbero garantito al Ministero dell’Ambiente di aver pubblicato gli avvisi, quando in realtà non l’hanno fatto. Così il signor Antonio da un paio di anni conduce la sua personale battaglia, spalleggiato da alcuni impavidi cittadini che hanno scelto di affidarsi a lui per tutelare i propri interessi (sono infatti persone residenti nelle case che si ritroverebbero l’elettrodotto a pochi metri di distanza). Il prossimo 28 aprile, presso il tribunale di Lanciano, ci sarà una nuova udienza. “Se si riuscisse a dimostrare che è stato commesso un falso in atto pubblico – ha spiegato Di Pasquale – l’autorizzazione concessa dal Ministero per realizzare l’elettrodotto potrebbe venire annullata”. Come andrà a finire?  

Vincenzo Pannella

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