Elezioni Abruzzo: la grande ammucchiata e le poltrone a 5 stelle
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Tempo ne è passato da quando i grillini mandavano tutti i rappresentanti del potere al paese di “affa”. E per essere ancor più romantici diciamo anche che tanta acqua è passata sotto i ponti da quando per i rappresentanti a 5 stelle gli elettori del Pd erano “Pidioti” e quelli di Forza Italia “mafiosi della peggior specie”.

Elezioni Abruzzo. Ma la vita, si sa, è fatta di cambiamenti. “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”, diceva James Russell Lowell. Bisogna però capire chi sono i morti e chi sono gli stupidi. E, soprattutto, c’è da individuare chi sono i profittatori della credulità popolare. Che, per quello che mi riguarda, potrebbero anche rispondere dell’accusa – davanti a un tribunale speciale – proprio del reato di abuso di credulità popolare. Reato punito dall’art. 661 e che recita che “Chiunque, pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare è soggetto, se dal fatto può derivare un turbamento dell’ordine pubblico, alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 15.000”.

Morti e stupidi

Sui morti non ho dubbi: sono quelli del M5S che in astinenza di poltrone cercano – non tutti, eh – poltrone in grado di assicurargli altri anni all’interno dei palazzi e delle scatolette di tonno che un tempo volevano aprire. Se c’è un morto, dunque, c’è anche un “non stupido” che in tempi di elezioni annusa come un segugio addestrato alla ricerca di funghi il proprio tornaconto elettorale. Così accade, ad esempio in Abruzzo, che i vertici a 5 stelle – che non molto tempo fa quelle stelle volevano tornare a vederle – stringono accordi per spartirsi la regione.

Si racconta che…

Si racconta che tal Gianluca Castaldi – già senatore pentastellato e uomo di peso del movimento contiano – dalla scorsa estate abbia scandito le sue giornate con incontri e tavole rotonde. Il candidato amico Luciano D’Amico era sicuro dell’appoggio pentastellato già da agosto 2023. D’Amico però non è uomo qualunque. L’ex rettore dell’Università di Teramo è stato fortemente abbracciato politicamente anche dal big regionale – e uomo di forte peso – Luciano D’Alfonso. E del senatore Pd proprio Castaldi il 16 marzo del 2018, all’indomani delle dimissioni di Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo dalla maggioranza guidata da Luciano D’Alfonso, diceva che:

“Spero però che vadano via il prima possibile. Hanno combinato solo danni”

L’allora senatore si riferiva ai casi Intecs e Honeywell. Il primo ha riguardato la chiusura di un laboratorio di ricerca e sviluppo, rilevato solo sei anni prima dalla Intecs dopo anni di gestione Italtel-Siemens; il caso Honeywell invece ha interessato l’azienda produttrice di turbocompressori con dipendenti lasciati senza Tfr. Il 5 agosto del 2018 Castaldi torna con un’altra dichiarazione al vetriolo su D’Alfonso in occasione del doppio incarico dell’esponente Pd:

“Il 5 agosto è il giorno della liberazione per l’Abruzzo! La giunta delle Elezioni e delle Immunità del Senato ha appena dato 3 giorni di tempo a Luciano D’Alfonso per scegliere tra il ruolo di presidente di Regione e senatore. La Costituzione gli vieta il doppio incarico! Purtroppo il Pd oggi ha deciso di graziarlo e facendo mancare l’unanimità in Giunta ha reso impossibile una procedura più veloce”.

Il 26 settembre del 2015 Castaldi ci va giù duro a proposito dell’approvazione della legge che ha istituito la “Banca della terra”:

“È un risultato straordinario, perché ottenuto in un clima oscurantista e dittatoriale: il presidente D’Alfonso (PD) si sta infatti ingegnando per zittire le opposizioni in Aula e nelle Commissioni, modificando il regolamento con una ‘ghigliottina all’abruzzese’ (come se non bastassero quelle in Parlamento…).”

D’Alfonso risponde a Castaldi

Il 14 settembre del 2019 D’Alfonso – colpito evidentemente dalle attenzioni di Castaldi e dalla sua elezione in Senato – dichiara di essere contento del fatto “che al governo ci sia un abruzzese con esperienza istituzionale come Castaldi che peraltro ha una delega trasversale come quella ai Rapporti col Parlamento che permette di poter agire utilmente per dare risposte ai problemi del territorio e delle comunità regionali. Esprimo soddisfazione per essere stato considerato da molti spendibile per una funzione di governo sino all’ultimo minuto”.

“Non credo sia un problema che poi questa opportunità non si sia realizzata: ho un ruolo molto utile per lavorare a favore dell’Abruzzo in commissione e in aula al Senato, tanto più che oggi questo ruolo potrà svolgersi con impegno maggiore nel perimetro della maggioranza di governo. In particolare da questa mattina sto lavorando per far replicare la collaborazione tra PD e M5S in tutti i livelli di rappresentanza, nella convinzione che questa è una strada che potrà aprire una nuova stagione di riformismo utile per i cittadini e i loro progetti di vita.

Affermo con sicurezza l’insussistenza del problema, perché averne patito di reali di ogni tipo mi permette di avvertire la loro reale consistenza. Non credo, infine, che ci siano stati agenti contrari in questa vicenda, sia perché si tratta di dinamiche normali, sia perché non ne colgo la consistenza, sia perché il risentimento non può essere una dotazione di chi fa politica. Può farne uso solo chi ha coltivato solo la sua dimensione privata, e questo davvero non mi appartiene”

Insomma, Luciano il federatore con i suoi flirt, evidentemente, è riuscito nell’intento di realizzare il campo largo in Abruzzo. Che se risulterà vincente potrebbe replicarsi anche a livello nazionale.

A dicembre 2023 D’Alfonso scrive:

“Dobbiamo fare in modo che le liste abbiano la stessa forza del candidato presidente. Luciano D’Amico è il grande federatore, è riuscito a mettere in campo un’offerta politica e culturale senza esclusioni, allo scopo di far tornare l’Abruzzo protagonista”.

E che dice l’altro peso massimo della politica abruzzese con cui Castaldi va a braccetto politicamente, ovvero Giovanni Legnini?

“Siamo stati in grado di costruire un’alleanza forte e radicata non solo con il M5S, ma fra tutte le forze di opposizione al centrodestra regionale e nazionale. All’inizio, il convincimento diffuso era quello di un esito scontato a favore della riconferma di Marsilio. Nelle ultime settimane c’è stato un ribaltamento che fa intravedere la possibilità di un risultato diverso”.

Si tratta di capire, ora, in caso di vittoria quale conto presenteranno D’Alfonso e Legnini a D’Amico. E quali poltrone prenderanno gli ex rivoluzionari a 5 stelle che dall’uno vale uno sono passati noi siamo noi e voi non siete un cazzo.

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