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Un 19enne suicidatosi. Un imprenditore improvvisatosi rapinatore. Un 33enne che estorce 20mila euro a un amico. Denominatore comune di questi atti: il gioco. Macchinette infernali in grado di distruggere la vita di milioni di persone. E lo Stato? Si preoccupa solo della montagna di denaro che gli arriva da questo business.

Un 19enne suicidatosi. Un imprenditore improvvisatosi rapinatore. Un 33enne che estorce 20mila euro a un amico. Denominatore comune di questi atti: il gioco. Macchinette infernali in grado di distruggere la vita di milioni di persone. E lo Stato? Si preoccupa solo della montagna di denaro che gli arriva da questo business.

«Mamma scusa, ho perso tutti i risparmi al gioco». Le poche parole scritte su un foglietto di carta. Mario Castaldi, un 19enne di Barano d’Ischia, si è suicidato per debiti accumulati con il gioco d’azzardo on-line. Il giovane si è buttato da una scogliera volando per 50 metri. La risposta dello Stato arrivo per mezzo del viceministro dell’Interno Filippo Bubbico:«Bisogna dire basta a questa piaga e il governo deve fare qualcosa». Infatti da allora il governo non ha fatto nulla. Mentre i non eletti da nessuno continuano a mangiarsi l’Italia a settembre scorso a Novellara un imprenditore si è improvvisato rapinatore per aver perso 500 euro. Non solo. Ha distrutto la sua azienda edile per la sua passione al gioco. E il governo? ««Bisogna dire basta a questa piaga». Poi c’è anche la storia di un impiegato torinese di 45 anni, ora in cura, che racconta di aver passato, durante la sua dipendenza al gioco, più di 10 ore al giorno davanti allo schermo del computer a giocare. Mauro giocava al “Betting exchange”, legale nei paesi anglosassoni ma illegale in Italia. Perché illegale? Perché lo Stato non lo autorizza. Basta, quindi, un foglio di carta per decidere qual è il gioco legale e quale quello illegale. 

Se qualcuno decidesse di andare a fondo e non fermarsi alle dichiarazioni di qualche non eletto, scoprirebbe che lo Stato a chiacchiere dice di combattere il gioco d’azzardo e in pratica conta i soldi derivanti dai giochi cosiddetti legali. L’Agenzia Dogane e Monopoli riferisce che gli italiani hanno destinato sempre più soldi al gioco passando da 80 miliardi di euro a 87 dell’ultimo anno. In realtà i nostri ministri qualcosa l’hanno fatto. Per ovviare alla disaffezione dei giocatori ai giochi tradizionali come Lotto e Superenalotto hanno, strategicamente, messo in campo nuove dipendenze come le Videolotterie così da portare lo Stato a un incasso, per tassazione, del 47,3%.

I maggiori contribuenti di questa operazione sono gli anziani rimasti soli e che, per puro passatempo, giocano dalla mattina alla sera. Tutto studiato a tavolino. 

Come se non bastasse cominciano a spuntare macchinette automatiche anche nei centri commerciali proprio all’uscita delle casse. Prima erano le stesse cassiere a proporre il biglietto “portafortuna”. Ora è il robottino che ti aspetta e che vuole renderti felice. Il bombardamento continua e i più deboli non sanno rinunciare.

Il tuo amico Stato 

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