Giudice nega legittimo impedimento ad avvocato per assistere il figlio: interrogazione a Nordio
Spread the love

Doveva assistere il figlio di due anni ricoverato all’Ospedale Bambin Gesù di Roma per un intervento in day hospital.

“Mi chiamo Ilaria Salamandra, sono un’avvocata e sto facendo questo video da una stanza dell’ospedale Bambin Gesù di Roma accanto a mio figlio di 2 anni che almeno una volta ogni 6 mesi dalla nascita deve venire qui a fare un day hospital in sedazione”.

Il messaggio video è stato pubblicato su Facebook dalla legale a cui è stato negato il rinvio di un’udienza nonostante la richiesta. Le è stato negato il diritto di seguire il figlio nel day hospital.

Il messaggio della mamma.

“Oggi, 14 aprile 2023, una giudice del Tribunale di Roma ha ritenuto di non dover accogliere la mia istanza di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento, ampiamente documentata e motivata. Ci tengo a precisare che questo giudice ha comunque sentito il testimone che si era presentato in udienza, nonostante le scorse udienze siano state rinviate per assenza ripetuta del medesimo teste, ovviamente della Procura. Ebbene questa giudice ha ritenuto di non dover rinviare l’udienza perché… il bambino sarebbe potuto essere accompagnato dal padre! Ma non solo, la giudice ha anche chiesto al PM d’udienza il numero del Bambin Gesù, affinché potessero contattarmi per avere la mia autorizzazione a sentire il teste. Per lavarsi la coscienza. Tutto questo mentre mio figlio era sotto anestesia. Questo è il mondo che viviamo. Questi sono i soprusi a cui noi madri avvocato dobbiamo sottostare. Questi sono i deliri di onnipotenza di una certa magistratura, quella fatta di donne e uomini piccoli piccoli. Vi prego di condividere questo mio video, affinché tutti possano rendersi conto di quali siano le condizioni da terzo mondo in cui le mamme avvocato sono costrette a vivere. Grazie Tranquillizzo tutti, Leonardo sta bene. Grazie per la solidarietà”.

Stesso trattamento quando era incinta

L’udienza si è tenuta regolarmente quindi, e l’avvocata in questione ne approfitta per sottolineare che in passato ha subìto un altro trattamento discutibile:

“Ero incinta al settimo mese, indossavo un comodo paio di scarpe da ginnastica e, nel corso di un’altra udienza accennai alla richiesta di conoscere i tempi della decisione. La giudice mi gelò con un ‘Ma lei viene vestita così in aula’?’. In seguito, però, mi chiese scusa”.

L’avvocata ha deciso di sollevare il caso a beneficio di altre lavoratrici e lavoratori: “Conosco colleghe che si sono presentate in udienza due giorni dopo il parto per la paura di non vedersi riconosciuto il legittimo impedimento”. Aggiunge però che il problema riguarda trasversalmente anche i colleghi uomini, ad alcuni dei quali è capitato un controllo durante il funerale di un congiunto. “Mi chiedo – dice – se questo sistema giudiziario che non nutre alcun rispetto per le situazioni di emergenza straordinaria sia davvero condiviso…”.

Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma Paolo Nesta: “agiremo in ogni sede”

“Una scelta presa contro il parere del pubblico ministero, motivata col fatto che il bambino avrebbe potuto essere accompagnato in ospedale dal padre. Non è la prima volta che capita un episodio del genere nel Tribunale di Roma – commenta il Presidente del COA Roma Paolo Nesta – ricordiamo il caso di una collega cui venne negato il legittimo impedimento nel giorno della data presunta del parto. Ora questo nuovo caso, che lede non solo la dignità e il decoro della professione forense, ma la dignità stessa della donna: assurdo, in un’epoca in cui si parla di parità di genere e di cosa fare per eliminare le disparità. È un episodio intollerabile che l’Ordine di Roma stigmatizza ed è pronto ad agire in tutte le sedi opportune “.

Presidenti ordini forensi italiani: “Intervento legislativo urgente”

“Un intervento legislativo urgente volto a garantire i diritti dei difensori di tutte le parti processuali in simili frangenti della vita” dicono in un comunicato i presidenti degli ordini forensi italiani.

Camera Penale di Roma, lettera alla Procura generale

“Abbiamo scritto alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, alla Procura Generale presso la Corte di Appello e al Presidente del Tribunale chiedendo loro di adottare gli opportuni provvedimenti. Il direttivo indirrà a breve una assemblea per una riflessione con i soci”.

Parte L’interrogazione parlamentare dell’Onorevole Ascari

“Questo provvedimento è profondamente ingiusto sia perché in contrasto con le basilari garanzie del diritto alla difesa, uno dei principi cardine dell’ordinamento costituzionale sia perché lesivo del diritto alla genitorialità di una madre lavoratrice” spiega l’onorevole Stefania Ascari.

“Da avvocata, comprendo bene lo sfogo della collega Salamandra. Non siamo solo avvocate, professioniste, lavoratrici. Siamo, in molti casi, anche madri che con fatica conciliano vita privata e vita professionale. I magistrati non devono dimenticare che di fronte a sé hanno delle persone, non fascicoli e numeri e gli abusi di potere sono intollerabili, a maggior ragione se perpetrati da chi è al servizio della giustizia. Simili episodi offendono la dignità della donna, oltre che la nostra professione. Ho dunque depositato un’interrogazione al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per accertare le responsabilità dell’Autorità Giudiziaria e fare in modo che ciò che è accaduto non si ripeta”.

L’interrogazione

“Quanto accaduto è grave e desta preoccupazione poiché risultano compromesse le basilari garanzie proprie del diritto di difesa; purtroppo, non sembra essere un caso isolato;

il diritto di difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del giudizio ed è uno dei principi cardine del nostro ordinamento costituzionale;

non è tollerabile che la funzione difensiva, indispensabile garanzia dei diritti e delle libertà dei cittadini, possa subire simili limitazioni;

e che nella nostra epoca, una madre lavoratrice debba vedere frustrato il proprio diritto alla genitorialità; 

se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa; 

se e quali attività di competenza, anche di carattere disciplinare, intenda porre in essere, con la necessaria urgenza, per accertare eventuali responsabilità dell’Autorità Giudiziaria; 

se e quali iniziative di carattere normativo intenda adottare in materia perché sia effettivamente garantito da parte dell’autorità giudiziaria procedente il pieno rispetto dei principi e del diritto alla difesa, costituzionalmente garantito”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia