Non è l'Arena, Marcello Dell'Utri a Cairo: "Come può pensare di me le cose che dicono nelle sue trasmissioni?"
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Il giorno prima della sentenza del processo d’appello per la trattativa Stato-mafia, l’imputato Marcello Dell’Utri si preoccupa delle trasmissioni televisive in cui si parla di Cosa nostra e dei complici dei boss.

Non è l’Arena. Il 24 giugno 2021, l’ex senatore di Forza Italia chiama al telefono la responsabile dell’ufficio legale di Fininvest, l’avvocata Enrica Mascherpa, e accenna la situazione che lo preoccupa. Si tratta della diffusione della puntata della trasmissione di La7 Non è l’Arena di Massimo Giletti, andata in onda pochi giorni prima. Dell’Utri ritiene che questa informazione “potrebbe influenzare negativamente” la corte d’Appello di Palermo che dopo pochi mesi deciderà sul suo processo, nel quale verrà poi assolto. E segnala all’ufficio legale del biscione anche un libro sul potere massonico.

La contro-comunicazione

L’avvocata Mascherpa lo invita al ristorante Quattro mori a Milano per un pranzo cui parteciperà anche il senatore Alfredo Messina, vicepresidente di Mediolanum e tesoriere di Forza Italia. Durante la telefonata, la legale Fininvest propone “di avviare una sorta di contro-comunicazione mediatica”, i cui dettagli saranno discussi di persona proprio in occasione del pranzo.

“Quello della contro-comunicazione rappresenta un tassello fondamentale della strategia portata avanti da Dell’Utri e Mascherpa avente il duplice fine di riabilitare, mediaticamente, la figura di Dell’Utri e di costituire una barriera anticipata agli attacchi che possono giungere a Silvio Berlusconi, alle sue aziende e alla loro posizione in relazione alle indagini in corso”, scrive la Direzione investigativa antimafia del Centro operativo di Firenze, in una nota inviata ai pm Luca Tescaroli e Luca Turco della procura distrettuale toscana, che si occupano dell’inchiesta sulle stragi del 1993.

La puntata su Dell’Utri

“Ha visto?” chiede Dell’Utri a Mascherpa. “La7 ha fatto, uno di questi giorni, una trasmissione di quattro ore sulla trattativa, con questo Giletti”.

L’avvocato non comprende bene e chiede se si tratti di Report di Rai Tre.

“No! È Giletti”, ribatte l’ex senatore. E la legale: “Ah Gi… Gi… oh! Santo cielo!”. “Sì, Giletti, su La7”, ribadisce Dell’Utri con tono seccato. La responsabile legale della Fininvest, che vive di televisione, prova a troncare la conversazione: “Non guardo la televisione!”. Ma l’amico di Berlusconi non si frena: “Una cosa allucinante, va bene che la vedono pochi, però in vista del processo può influenzare i giudici, specialmente… […] questi qua secondo me sono influenzabili”. E poi attacca chi fa informazione in televisione: “Questi sono dei delinquenti […] con cui non c’è niente da fare”.

Nelle ultime settimane, la redazione di Non è l’Arena stava realizzando una nuova puntata su Dell’Utri che, per pura coincidenza, arrivava alla vigilia della decisione della Cassazione proprio sulla trattativa Stato-mafia. L’accusa nei giorni scorsi ha chiesto agli ermellini un nuovo processo per gli ex investigatori del Ros, Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, e la conferma dell’assoluzione per Dell’Utri. La sentenza è attesa il 27 aprile. Ma la trasmissione di Giletti è stata cancellata da La7. E la motivazione che ha portato l’editore Urbano Cairo alla drastica decisione di chiudere il programma a poche puntate dal finale di stagione è ancora poco chiara.

Dell’Utri: “Cairo mi conosce bene”

L’ex dirigente di Publitalia però ce l’ha soprattutto con il suo ex collega Cairo:

“So bene che un editore bravo non interviene. Ci mancherebbe. Però, diamine, lui mi conosce. Come può pensare di me le cose che dicono in alcune sue trasmissioni? L’informazione è una cosa. L’accanimento è tutto un altro paio di maniche”.

L’intervista prima della pronuncia su ergastolo ostativo

Di certo c’è che il rapporto che Giletti ha creato con Salvatore Baiardo, un gelataio che ha coperto per tanti anni la latitanza dei mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano, ha portato la procura di Firenze a sentire due volte il giornalista. I Graviano si agitano in carcere perché vogliono uscire. E lanciano messaggi ricattatori contro Berlusconi durante i processi, ma anche attraverso Baiardo. Il conduttore di Non è l’Arena ha spiegato ai pm che il suo interesse per Baiardo è nato dopo averlo visto a Report: gli era parso interessante e aveva deciso di allacciare un rapporto per intervistarlo e raccontare “le mancate catture di Riina e Provenzano”.

Ai magistrati, Giletti ha raccontato che Baiardo, per dimostrare i suoi rapporti con Graviano, gli aveva mostrato una foto in cui si riconosceva Berlusconi con altre due persone: secondo il favoreggiatore, erano Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Giletti, tentato dalla possibilità di uno scoop, ha inseguito per mesi Baiardo, noto riciclatore e abile bluffatore di poker. Che alla fine si è fatto intervistare, dietro il pagamento di poco più di diecimila euro per una sola puntata. Ma ha chiesto al conduttore di mandare in onda l’intervista prima dell’8 novembre, il giorno in cui la Corte costituzionale avrebbe dovuto pronunciarsi sull’ergastolo ostativo. E così è stato. Baiardo in tv ha ipotizzato una trattativa per l’arresto di Messina Denaro.

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