Governo Draghi: tutte le nuove poltrone. Cdp, Fs-Anas e i miliardi di soldi pubblici
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Il 23 dicembre 2020 Mauro Masi festeggia il suo Natale con un rinnovo di altri tre anni alla Consap. Da amministratore delegato passa a presidente. Ancora tre anni nonostante il principio del limite massimo di tre mandati. Nonostante una paventata incompatibilità dell’incarico di gestione di una particolare compagnia assicurativa pubblica, Consap, con la presidenza di una banca privata, Banca del Fucino. Le nomine del Governo Draghi.

Le nomine pubbliche

Il centro studi CoMar ha calcolato in 510, fra consigli di amministrazione e collegi sindacali, gli incarichi distribuiti e in via di distribuzione. Gli ultimi tre anni la politica ha spartito poltrone dosandole seguendo il manuale Cencelli. Si è tenuto conto del peso politico delle correnti, delle amicizie e degli amici degli amici. La mortificazione del merito. Anche nel Governo Draghi.

Su 29 società nell’elenco delle partecipazioni del ministero dell’Economia, soltanto in due la responsabilità di amministratore delegato è affidata a una donna. E Amco e Invimit non sono neppure nella lista delle società “top”. Due su 29 fa il 6,8 per cento.

Le 510 poltrone

Fra le 510 nomine censite dal centro studi CoMar che il governo di Mario Draghi si appresta a fare nei prossimi mesi alcune scelte potrebbero rivelarsi addirittura decisive per il successo del Recovery plan.

La prima riguarda la Cassa depositi e prestiti, da tre anni nelle mani degli uomini nominati dal governo gialloverde con in testa l’amministratore delegato Fabrizio Palermo. Giovanni Gorno Tempini alla Cdp aveva già avuto per cinque anni la responsabilità oggi in capo a Palermo, Nell’aprile dello scorso anno Tempini ha fatto parte del team di esperti per il rilancio dell’economia italiana guidato dall’attuale ministro della Transizione digitale Vittorio Colao. La Cdp ha assunto una fisionomia da holding pubblica.

Cdp è impegnata su molti terreni che ricordano l’epoca delle partecipazioni statali, come le costruzioni. E le autostrade, che secondo i piani dovrebbero rientrare in Cassa. Ma la partita più importante si gioca sulla rete unica. Qui la Cdp ha un ruolo fondamentale nel progetto di integrazione fra Tim, di cui è azionista al 9,8 per cento, e Open fiber, società fra la stessa Cassa e l’Enel. Il progetto è uno snodo cruciale per facilitare il salto tecnologico del Paese.

C’è poi la Saipem, presieduta dall’ex amministratore delle Poste Francesco Caio, consigliere del precedente governo giallorosso per l’Ilva. La Cdp ne controlla direttamente il 12,5%, mentre un altro 30 è nelle mani dell’Eni, a sua volta formalmente controllato dalla Cassa. La faccenda non è semplice.

Ferrovie

Altra scelta decisiva riguarderà il futuro ponte di comando delle Ferrovie, oggi presidiato dall’amministratore delegato Gianfranco Battisti. Fs oltre a essere la più grande stazione appaltante italiana controlla anche l’Anas, attualmente amministrata da Massimo Simonini. La ripresa delle opere pubbliche non può che dipendere da uno scossone al sistema Fs-Anas e alle regole bizantine cui è sottoposto.

Dario Scannapieco è l’uomo che tre anni fa l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria avrebbe preferito a Palermo per la Cdp. E poi c’è la Rai, l’unica battaglia che volentieri Draghi lascerà ai partiti.

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