Giacomo Costa seduto in poltrona in attesa del tampone domiciliare
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La testimonianza di Giacomo Costa, artista fiorentino, aggiunge un altro tassello riguardo la disorganizzazione politica e sanitaria in tema di Covid-19.

Ieri abbiamo raccontato la vicenda di Fabrizio che da Avezzano (Aq) è dovuto andare a Roma per farsi un tampone. Oggi Giacomo Costa racconta che “dopo 10 gironi dall’insorgenza di sintomi Covid (febbre alta, vomito, dolori ovunque, cefalea paurosa) non ho visto il mio medico (si rifiuta di visitare pazienti con la febbre) né ho ricevuto il tampone domiciliare dell’Asl (richiesto venerdì mattina)”.

Poi, prosegue ancora l’artista, “Mi era stato fissato l’appuntamento per farlo in drive-in (4km da casa) ma non avendo la macchina e non trovando molto brillante il suggerimento dell’addetto (‘si faccia accompagnare da qualcuno’?!?!?!??!?!?!?!?) ho chiesto il tampone domiciliare del quale nessuna traccia. Evidentemente l’accesso alle cure pubbliche passa attraverso il possesso dell’autovettura”.

La storia di Costa non finisce qui.

Poco fa Giacomo Costa scrive: “ho smosso le acque e la chiamata per il tampone è arrivata. Sono andato a fare il drive through a piedi, in coda tra le macchine, e fortuna non c’erano i vigili che ero senza bollo, assicurazione e con le suole lisce!“. L’artista si è fatto un selfie ritraendosi a piedi in mezzo a una fila interminabile di auto.

“Ringrazio le persone che si sono adoperate e che però ci mostrano la natura del problema italia. Un paese disorganizzato, con poche risorse mal gestite, senza un’idea di futuro. E che si regge sulle spalle dei tanti eroi quotidiani che, per due monetine, tengono in piedi la baracca prendendosi pure gli schiaffi se qualcosa va storto.

Poi il commento al vetriolo: “No, non è la migliore sanità d’Europa nonostante i migliori professionisti del mondo. Non lo è perché uno stato funziona quando ha una classe politica e una classe dirigente capace, non quando ha eroi che si immolano”.

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