I nominati Rai che non vogliono più Fedez nella Tv di Stato
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È bastato che qualcuno andasse fuori dagli schemi del pensiero per far esprimere alla Rai, schiava della politica, tutte le proprie contraddizioni.

Tutto parte dalle parole di Fedez che accusa la Rai di avergli chiesto il testo dell’intervento preparato per il concerto del primo maggio. I vertici di Raitre, a quel punto, intervengono contestando al cantante di aver diffuso sui social una versione ampiamente tagliata e montata. Fatto sta che tre diverse persone chiedono al cantante di cambiare il suo intervento, giudicandolo inopportuno nel contesto del concerto e sostenendo che, al di là del merito, l’elenco di dichiarazioni omofobe di esponenti leghisti avrebbe dovuto prevedere la possibilità di controbattere degli interessati.

Sì perché a provocare l’irritazione dei vertici Rai è stato tutta una questione politica.

Fedez attacca la Lega per l’ostruzionismo che sta facendo alla legge Zan, e sabato sera ha ricordato diverse dichiarazioni omofobe di esponenti locali del partito. Ma ancora prima di salire sul palco aveva accusato l’organizzazione del concerto di avergli censurato l’intervento, rivendicando la libertà di esprimersi liberamente come artista.

Tra i passaggi più commentati della telefonata c’era quello in cui Massimo Cinque, dirigente della società iCompany che ha organizzato il concerto. Cinque parla di un “sistema” a cui Fedez avrebbe dovuto adeguarsi. Nella versione integrale, si capisce che Cinque non stava parlando di un sistema politico ma del sistema del contraddittorio: le persone citate per nome da Fedez avrebbero dovuto potersi difendere, a suo avviso. “Anche se non lo riconosce, è quello corretto. (…) Tutte le citazioni che lei fa con nomi e cognomi non possono essere citate, perché non c’è la controparte. Fedez aveva ribattuto che quelle erano citazioni vere e testuali di cose che avevano detto pubblicamente.

In un altro passaggio Fedez a più riprese nella telefonata alza la voce per sostenere i suoi diritti di artista, Cinque dice che “quelle citazioni possono essere dette in contesti che non sono quelli che lei sta riferendo, e io questo non lo so”, riferendosi apparentemente alla possibilità che le citazioni potessero essere state estrapolate dal loro contesto assumendo significati diversi. Fedez risponde chiedendo se questo possa valere nel caso di frasi come “se avessi un figlio gay lo metterei nel forno”, una di quelle riportate nell’intervento. Cinque, in difficoltà, dà ragione a Fedez, poi sostiene che il “contesto” di cui parla si riferisce al Concerto del Primo maggio, a suo avviso non adatto a interventi politici.

L’incapacità dei vertici a gestire la vicenda

La telefonata evidenzia in maniera chiara come i dirigenti della Rai e gli organizzatori del concerto non sappiano bene come comportarsi con Fedez, determinato a leggere integralmente il suo intervento. Sostengono che quella in atto non sia assolutamente censura, ma insistono nel chiedergli di cambiare l’intervento in modo da non citare gli esponenti leghisti per nome.

La telefonata

All’inizio della chiamata si sente il comico Lillo, conduttore del concerto, che però dice di essere d’accordo con Fedez e di non avere ruolo nelle richieste dell’organizzazione. Si sente Cinque parlare con il cantante; poi, in evidente difficoltà, passa il telefono alle persone insieme a lui – “ragazzi, però tocca a voi” – e interviene Ilaria Capitani, vice direttrice di Rai 3, che sostiene che “la Rai non ha proprio alcuna censura da fare”. Spiega che la Rai “fa un acquisto di diritto e ripresa” sull’evento e non è responsabile di cosa dice Fedez: “dopodiché io ritengo inopportuno il contesto”. Subito dopo però Massimo Bonelli, direttore artistico del concerto, spiega di rispondere “a Rai e ai sindacati” che organizzano lo spettacolo.

“Posso salire sul palco e fare delle cose che per voi sono inopportune, ma per me sono opportune?” chiede Fedez. “Sì, ma noi siamo in difficoltà. (…) Io non ho la risposta a questa domanda” continua Bonelli. “È un problema di opportunità”. Bonelli spiega che il problema “non è il concetto”, ma il fatto che ci siano dichiarazioni attribuite a persone che non possono replicare. Nella notte tra venerdì e sabato Fedez ha chiamato direttamente il segretario della CGIL Maurizio Landini per chiedergli se i regolamenti del concerto gli impedissero di fare l’intervento, ricevendo risposta negativa.

Lo sbarco in Commissione vigilanza

Ora la partita si sposta in commissione di Vigilanza Rai. Sarà qui, nell’organismo bicamerale, che mercoledì il direttore di Rai3 Franco Di Mare chiarirà quanto successo in occasione del concerto del Primo maggio. Ma la questione, manco a dirlo, non solleva l’indignazione della politica per le frasi dei leghisti citate da Fedez. La politica, la Lega in particolare, va al contrattacco con Massimiliano Capitanio, il capogruppo del Carroccio in commissione di Vigilanza Rai e segretario della bicamerale, che chiede di esaminare il contratto tra la società esterna che ha organizzato il concerto del Primo maggio e la Rai. “Dalle prime verifiche che ho fatto risulta che la Rai abbia speso circa 600mila euro tra costi esterni e costi di produzione. Chiederemo approfondimenti per vedere se ci sono gli estremi per un esposto alla Corte dei Conti”, dice l’esponente del Carroccio.

E poi ci sono i partiti di governo che hanno posizionato i vertici Rai da cui oggi prendono le distanze.

“La musica è libertà, trasmette emozioni e ci aiuta a comprendere, analizzare, maturare. Penso che il rispetto sia la cosa più importante e stia alla base di tutto, significa saper accettare le critiche e le idee diverse dalle nostre. E un Paese democratico non può accettare alcuna forma di censura” scrive su Facebook il ministro Di Maio. E aggiunge: “Conosco Fedez da tempo, oltre ad essere un cantante di grande talento è una persona che in tutto quello che fa ci mette sempre il cuore”. “Ogni artista – aggiunge – deve avere la possibilità di esibirsi liberamente, esprimendo le proprie idee”. A fargli eco l’ex premier Giuseppe Conte: “Io sto con Fedez. Nessun censura” scrive su Twitter.

Infine arriva anche la posizione del segretario del Partito democratico, Enrico Letta: “Ci aspettiamo parole chiare dalla Rai, di scuse e di chiarimento. E aggiunge: “Voglio ringraziare Fedez, le sue parole forti che condividiamo in pieno, rendono possibile rompere un tabù, cioè che non si può parlare di diritti perché siamo in pandemia. Occuparsi di pandemia non vuol dire che non si possono fare battaglie per i diritti, ius soli, come ddl Zan”.

I nominati Rai di Pd e M5S

Appare quantomeno strano che proprio chi ha continuato noncurante alla lottizzazione della Rai faccia finta di nulla. E specie in quest’ultimo giro di poltrone i partiti pare si siano accaniti sul controllo della tv di Stato in maniera particolare. A maggio dello scorso anno, in piena pandemia, la maggioranza di governo pensava a spartirsi la Rai con le nomine degli amici. Dopo ben cinque fumate nere, a otto mesi dal cambio di maggioranza, l’ad Fabrizio Salini dava il via libera al riequilibrio (politico) dell’informazione Rai  rimasta ancorata agli assetti decisi a suo tempo dal governo gialloverde.

In fondo a un duro braccio di ferro fra Pd e M5s, che tentò di sbarrare la strada a Mario Orfeo, l’ex dg di Viale Mazzini prese la guida Tg3. Un professionista buono per ogni stagione visto che è stato il primo giornalista ad avere guidato tutti e tre i principali telegiornali della Rai. Giuseppina Paterniti, sponsorizzata dai grillini, conquistò la direzione dell’Offerta Informativa Rai.

Ma i grillini, che un tempo volevano liberare la Rai dai partiti, hanno bissato con Franco Di Mare, posizionato alla direzione di Rai3.

Ancora. Al Gr, al posto di Luca Mazzà, approda Simona Sala, un passato da quirinalista, gradita sia ai 5s sia al Pd. Alla presidenza di RaiCom arriva l’ex direttrice di Rai1 Teresa De Santis, che nel febbraio 2020 aveva iniziato una causa legale contro la Rai per demansionamento dopo essere stata defenestrata dalla guida della rete ammiraglia in quanto espressione dei sovranisti.

E, infine, c’è la nomina alla vicedirezione di Raitre di Ilaria Capitani voluta proprio da Franco Di Mare. La Capitani è stata anche portavoce di Walter Veltroni da sindaco di Roma. Successivamente il ritorno al servizio pubblico, per condurre il Tg Parlamento e rubriche di approfondimento politico.

E la linea della rete è: “mai più Fedez in video, finché non si chiarisce la vicenda primo maggio”.

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