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Salvatore Parolisi è stato condannato dalla Corte d’assise d’Appello dell’Aquila a 30 anni per l’omicidio della moglie Melania Rea. E mentre accadeva tutto ciò il quotidiano regionale pubblicava le chat hard dei due amanti.

Salvatore Parolisi è stato condannato dalla Corte d’assise d’Appello dell’Aquila a 30 anni per l’omicidio della moglie Melania Rea. E mentre accadeva tutto ciò il quotidiano regionale pubblicava le chat hard dei due amanti.

In questo articolo non tratteremo della condanna inflitta al caporalmaggiore dai giudici dell’Aquila e nemmeno ci spenderemo in analisi giornalistiche. Abbiamo trattato più volte del delitto Rea affrontando la storia dal punto di vista più drammatico e oscuro: quello del possibile intreccio tra ambienti militari corrotti e massoneria deviata. Il magistrato Paolo Ferraro ha più volte riferito questioni molto scottanti sulla vicenda persino di aver visto Melania Rea numerose volte nella caserma della Cecchignola. Ferraro, che è stato sospeso dalla sua attività subendo persino un TSO illegalmente perché riconosciuto perfettamente sano di mente, da anni si occupa della vicenda e mai nessun giornale, tranne Sky tg24, gli ha dedicato uno spazio.

E se dietro al delitto ci fosse stata la volontà di alti militari ad uccidere Melania per aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere? Tutta questa storia siamo sicuri che è da chiudere così con un delitto passionale? A me qualcosa non torna. Parolisi, come riconosciuto dalla Corte, è sicuramente colpevole. Ma cosa avrebbe spinto ad uccidere Melania con 35 coltellate? Ovviamente la Giustizia non accetta lezioni da un magistrato ‘anarchico’ e i militari, tantomeno, tendono a ascoltare blog indipendenti. 

Giustizia e politica ‘spingono’ una certa informazione, ovvero, quella che a entrambi fa comodo. Cosicché spuntano dal nulla documenti, stralci d’interviste e persino chat erotiche come nel caso di Parolisi. 

Il quotidiano abruzzese, infatti, ha pubblicato, quasi vantandosene, la chat originale di Salvatore Parolisi e la sua amante Ludovica Perrone. Cosa ha aggiunto questo ‘scoop’ all’informazione? “Ecco il documento mostrato dai legali ai giudici” scrivono Diana Pompetti e Luciano Adriani, i giornalisti che hanno curato l’articolo. E quindi? Una ‘Hard chat’ al centro del processo deve risultare determinante anche per l’informazione?

L’Ordine dei Giornalisti ovviamente resta muto. Perché non pubblicare il corpo martoriato di Melania Rea se è determinante per capire ciò che è successo?

redazione

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