Il governo non si fa. Rottura definitiva. "Nessuna maggioranza per Conte"
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Non sono andate bene le trattative tra i partiti per formare un eventuale Conte ter. Il governo non si fa.

Matteo Renzi ha messo sul tavolo altre questioni.

“Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei Niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato”, ha scritto il leader di Iv sui suoi social.

Ben 48 ore di trattative per il programma di governo naufragati all’ultimo.

Renzi dà un de profundis sul tentativo di ricompattare la maggioranza che sosteneva il governo di Giuseppe Conte. Certificato anche dagli altri partiti.

“Renzi aveva fatto richieste sugli assetti di governo ancor prima che fosse dato l’incarico a Conte e poi la rottura inspiegabile”, fanno sapere fonti del Pd. Per Loredana De Petris di Leu i renziani hanno “dato parere contrario su tutto e non si scioglie la riserva su Conte. Entriamo in una fase difficile in cui è difficile che possa accadere qualcosa di diverso dalle elezioni”. “Altro che temi! Poltrone e testa di Conte nonostante un pandemia. Indegno! Elezioni vicinissime, a mio parere! E sono pronto: prontissimo!”, scrive su twitter Gianluca Castaldi, senatore M5S e sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento.

Il voto anticipato

Insomma la strada verso il voto anticipato si presenta in discesa. Al tavolo del programma si litiga sul verbale finale da firmare. Italia viva, che aveva chiesto un documento con cronoprogramma, ha poi detto sì alla scelta di redigere un verbale di fine riunione ma ha lamentato, alla lettura del testo, che non rispecchiava le diverse posizioni che si sono registrate. Alla fine non si è prodotto alcun verbale.

“Qualcuno voleva trasformare il verbale in un contratto di governo ma senza che il presidente incaricato fosse presente. E quel qualcuno, Italia viva, ha dato alle agenzie un racconto sul tavolo non rispondente al vero, dicendo che non c’erano temi convergenti. A nostro avviso i temi convergenti sono molto di più di quelli divisivi. E si era detto che i temi divisivi come il Mes erano fuori dal tavolo”, dice il capogruppo M5S Davide Crippa. “Abbiamo fatto un lavoro importante in questi due giorni con discussioni approfondite. Rimangono distanze, non solo con Iv, anche sull’impostazione di alcuni punti. Siamo fiduciosi che il lavoro per colmare le distanze possa essere fatto da chi dovrà formare il governo e scrivere il programma. Il lavoro proficuo è stato fatto ma non sono state esaurite tutte le questioni”, è invece la versione del capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio uscendo dalla sala della Lupa.

Ambiente e scuola

In mattinata i colloqui erano ripartiti dalla riforma delle giustizia, uno dei temi più delicati. Sull’obiettivo di riformare il sistema per velocizzare i processi c’era la possibilità di un’intesa. Sul caso della prescrizione, invece, non c’è stato accordo. La soluzione proposta dai dem è un “lodo Orlando“, che prevede di portare avanti al più presto un ddl sulla riforma del processo penale e, in caso di mancata approvazione entro sei mesi, rimettere mano ai tempi della prescrizione. Mediazione sottoscritta da M5s e Leu, ma respinta da Italia viva. Renzi, intorno all’ora di pranzo, ha fatto sospendere il tavolo per incontrare i suoi parlamentari. “I 5 stelle oggi hanno accettato sulla giustizia quello che non avevano mai accettato prima. Non andare a vedere mi pare pazzesco”, ha scritto Orlando, in una conversazione su Twittero. “I 5 stelle hanno messo a verbale che son d’accordo ad approvare la mia riforma. Altro non so….”, aggiunge il vice segretario del Pd rispondendo al tweet di Pietro Grasso: “Avendo partecipato posso confermare: è andata molto bene. Si sono fatti più passi avanti in quelle due ore che nei mesi precedenti. Non riconoscere che il M5S ha mostrato una nuova disponibilità significa cercare pretesti per rompere e non soluzioni per arrivare a un’intesa”.

I nomi

Il problema principale rimane l’accordo sui nomi. Matteo Renzi e i suoi finora non hanno sciolto la riserva su Giuseppe Conte premier e proprio quello è il veto che deve cadere. M5s, Pd e Leu hanno già ribadito che il premier uscente è l’unico equilibrio possibile, mentre Italia viva non ha ancora voluto esprimersi. Secondo fonti di Italia viva, Crimi avrebbe detto no alla richiesta di sostituire i ministri Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina. In più, sarebbe stato “posto un veto” su Teresa Bellanova al ministero del Lavoro. Un’altra pedina blindata oggi dall’ex deputato Alessandro Di Battista è stata la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, la cui riconferma rimane però molto a rischio.

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