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La notizia l’ha data il quotidiano Il Messaggero: il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente è stato iscritto sul registro degli indagati per voto di scambio.

L’ipotesi di reato formulata dal magistrato inquirente è legata all’accordo preelettorale  stipulato prima delle ultime comunali aquilane tra i coordinatori regionali del Pd, Silvio Paolucci, e di Fli Daniele Toto. Un accordo che, stando a quello che emerse già quando fu stipulato, perché Abruzzo Web lo pubblicò nel suo sito, prevedeva la distribuzione precisa di poltrone, in caso di vittoria di Cialente. L’accordo poi è sfumato, ma si è saputo che prevedeva un assessore al gruppo Fli , la presidenza di una commissione consiliare ed anche la stipulazione di contratti part time. Insomma solito mercato per cementare situazioni di gestione del potere.

Gli interessati hanno subito recitato, come sempre capita in queste occasioni, l’atto di fede nell’operato della magistratura, alla quale tutti si sono rimessi. Ovviamente anche noi lo facciamo, ma attendiamo l’esito dei doverosi accertamenti  che sono in corso, per verificare se nelle azioni dei personaggi implicati siano riscontrabili violazioni del codice penale, per capire se davvero è iniziata una svolta nella valutazione dei comportamenti dei signori della politica nostrana. Cosa vogliamo dire? Che se dovesse prevalere la tesi che nell’accordo aquilano c’è stato reato, in questa chiave di lettura andrebbero riviste molte situazioni che si sono verificate in passato e continuano a verificarsi ancora oggi, legate alla conquista della Regione, di una provincia o di un comune. Quante volte le poltrone sono state il collante per accordi preelettorali tesi a far vincere l’uno o l’altro candidato e l’uno o l’altro schieramento? Abbiamo abbastanza esperienza, come testimoni dell’andazzo della politica, per poter affermare che molte volte le alleanze si sono giocate su posti nel listino regionale, per essere eletti senza passare al vaglio del voto, nelle giunte di regione, province e comuni, nei consigli di amministrazione  di qualche ente pubblico, e persino su consulenze e posti di lavoro, per cui non vediamo chi possa rischiare di lanciare pietre in queste direzioni, senza temere di dover subire poi l’evangelica lapidazione. Perché poi erano trattative che  si svolgevano apertamente, senza creare il minimo scandalo… Evidentemente qualcosa ora è cambiato o sta cambiando. Di sicuro una svolta decisa c’è stata nel sentire della gente, che guarda con crescente diffidenza ed anche insofferenza sempre più palese  questi giochi, se possiamo chiamarli così, dei partiti, ma il vero passo avanti diventerebbe la eventuale sanzione della magistratura  nei confronti di queste azioni. Significherebbe da una parte che una volta di più toccherebbe ai giudici mettere pezze a lacerazioni evidenti del nostro tessuto sociale, esasperando quell’opera di supplenza resa necessaria dalla incapacità della politica a reggere le proprie responsabilità, ma ci offrirebbe finalmente anche un po’ di aria più respirabile nella vita pubblica. E, visto i tempi, non sarebbe cosa da poco.  

di Gino Di Tizio

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