La camorra con le mani sui ristoranti di Roma: sequestrate 14 attività in centro
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Sono tredici gli arrestati con l’accusa di vari reati: estorsione, intestazione fittizia di beni, arrivando fino all’esercizio abusivo del credito. Con l’aggravante del metodo mafioso.

Il clan Moccia

Tra gli indagati Angelo e Luigi Moccia, esponenti dell’omonimo clan camorristico che avevano scelto la capitale per i loro investimenti. Sono loro, secondo la dda di Roma al vertice dell’organizzazione.

I sequestri

Gli investigatori dell’Arma hanno sequestrato 14 ristoranti, la cui gestione era riconducibile ai Moccia. Locali in zone centralissime. Tra questi, “La Fraschetta”, “Bombolone” e “Presidente” a piazza Navona, “Panico” in zona Castel Sant’Angelo, “Antico Caffè di Marte” in via Banco di Santo Spirito, “La piazzetta del Quirinale” vicino alla sede della presidenza della Repubblica, “Frankie’ grill” di via Veneto e “Augustea” a Trastevere. Sequestrati anche beni per 4 milioni di euro.

Prestiti al figlio di Gigi D’Alessio e all’ex presidente del Mantova De Sanctis

I Moccia gestivano anche il business dei prestiti. Tra coloro che hanno chiesto denaro al clan, anche Claudio D’Alessio, figlio di Gigi. In un’intercettazione D’Alessio jr. parla con Marco Claudio De Sanctis, presidente del Mantova Football Club, ed entrambi si lamentano delle pressioni dei Moccia dai quali avevano ricevuto denaro in prestito.

D’Alessio: “Se tu non blocchi un attimo la situazione e dai il tempo di respirare e di organizzarsi, qui non si andrà mai da nessuna parte, e quindi dico… cioè, non è che uno va a rubare la mattina che all’improvviso io ti posso chiudere…”. “Serve un attimo di respiro fammi lavorare, fammi fare e poi si stabilisce un piano di rientro”.

I prestanome

Tra gli episodi citati nell’ordinanza figurano anche prestanome incensurati oltre a una richiesta estorsiva e di riscossione di 300mila euro posta in essere da affiliati al clan ai danni di imprenditori che avevano ottenuto dal Tribunale di Roma la gestione di quattro locali, oggetto di un precedente sequestro di prevenzione operato per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano riconducibile al capoclan Angelo Moccia.

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