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Ancora una volta i magistrati mettono bocca nella politica ergendosi a paladini intoccabili. E, ancora una volta, la politica si ammutolisce davanti alle esternazioni di chi, in realtà, dovrebbe rimanere in silenzio. Sempre e comunque.

di Antonio Del Furbo



“Non doveva andare in carcere, pronto ad andare da Mattarella” ha detto Matteo Salvini visitando in carcere a Piacenza, Angelo Peveri, l’imprenditore condannato, insieme a un suo dipendente, per il tentato omicidio di uno dei tre romeni sorpresi a rubare, nell’ottobre del 2012, nel suo cantiere. Peveri, per questo, è stato condannato a quattro anni e mezzo di detenzione. “Angelo Peveri è un uomo che ha lavorato per cinquant’anni -ha detto il ministro- . La sensazione è che qualcosa non è giusto e non funzioni. Che sia in galera un imprenditore che si è difeso dopo cento furti e rapine e sia fuori un rapinatore in attesa di un risarcimento dei danni significa che bisogna cambiare presto e bene le leggi. Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile. Dal mio punto di vista non avrebbe dovuto nemmeno entrarci in carcere”.

Parole condivisibili quelle del ministro che, però, ha incontrato, ancora una volta, la stizzosità dell’Associazione nazionale magistrati: “le decisioni in merito alle modalità e alla durata di una pena detentiva spettano non al ministro dell’Interno, che ha fatto visita a un detenuto condannato con sentenza passata in giudicato, ma solo alla magistratura, che emette le sentenze in modo rigoroso e applicando le leggi dello Stato”. Secondo l’Anm “ogni tentativo di stravolgere queste regole rende un cattivo servizio e veicola una messaggio sbagliato ai cittadini, viola le prerogative della magistratura, delegittima il sistema giudiziario ed è contrario allo Stato di diritto e ai principi costituzionali, al cui rispetto dovrebbero concorrere tutti, specialmente chi ricopre importanti incarichi di governo”.

Insomma, un’associazione che, come sempre, vuole mettere bocca in considerazioni politiche ma che non ammette critiche pur presenziando, quotidianamente, ogni organo d’informazione.

La replica di Salvini non si è fatta attendere: “La legge sulla legittima difesa è un diritto sacrosanto per chi viene aggredito, non è il far west, il far west è oggi. In Italia i rapinatori che vengono dall’estero e anche quelli italiani devono sapere quello del rapinatore è un ‘mestiere’ pericoloso. Se c’è l’infortunio sul lavoro sono affari tuoi”.

L’attacco dell’Anm non si ferma nemmeno davanti alle dichiarazioni di Matteo Renzi:“Riteniamo sia inammissibile parlare di ‘giustizia a orologeria’: l’azione della magistratura non si arresta mai e non è mai rivolta a una contingenza politica o a favorire o danneggiare una parte politica. Ogni giorno la magistratura emette migliaia di provvedimenti e non è accettabile parlare di interventi orientati, mediaticamente pilotati o aventi finalità politiche. I provvedimenti della magistratura hanno sempre un unico obiettivo, la tutela dei diritti dei cittadini, senza distinzioni”.

Quando il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Francesco Minisci, definisce il progetto di legge sulla legittima difesa “rischioso” e parla di “un disegno di legge di cui non avevamo bisogno” che “Se approvato, rischierebbe addirittura di legittimare reati gravissimi, fino all’omicidio”, non è, per caso, una invasione di campo della magistratura e, dunque, dell’organo giudiziario?

Di admin

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