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Molti mariti abruzzesi, da Gennaio fino al 25 Maggio, hanno onorato il loro impegno politico come militanti, collaboratori, candidati, sostenitori, aiutanti e chi più ne ha più ne metta.

L’altra faccia della medaglia di questo dato è che molte mogli abruzzesi hanno vissuto momenti di gloria nella condizione di non avere, pensate, per ben 5 fatati mesi, i mariti tra i piedi.

No, per carità, non pensate male, nessun tradimento; soltanto pomeriggi esultanti in posizione orizzontale sul divano, libere di parlare al telefono per ore, di mettere sul lavandino le stoviglie della colazione e del pranzo, di fare shopping senza orari, tutto assaporando l’inebriante e dimenticata sensazione di “non dover rendere conto”.

In questi cinque mesi sono anche aumentati i consumi, infatti i gestori dei saloni di bellezza, delle telecomunicazioni, delle parrucchierìe e dei negozi vari di abbigliamento hanno esultato a tal punto che, addirittura, a qualcuno è sembrato che per risolvere la crisi e riavviare i consumi sarebbe stato sufficiente prolungare in eterno la campagna elettorale tra Chiodi e D’Alfonso.

Bisogna anche sottolineare come alcune relazioni, un po’ tarlate dalla quotidianità, si sono fortificate in questo periodo poiché, come si sà, “all’origine del mito c’è l’ipotesi e l’assenza”.

Dopo il 25 maggio purtroppo si è tornati alla normalità e i mariti sono tornati a casa proprio come Ulisse tornò dall’amata Penelope dopo le sue peregrinazioni.

In più, per dirla tutta, l’Ulisse abruzzese che è tornato a casa ha cominciato anche a rompere le scatole alla moglie riempiendo la casa di ansietà con domande del genere: “Chissà se quello o quell’altro politico sarà riconoscente del mio sforzo?”

Già le mogli non ne possono più e hanno cominciato a sentire una sostanziale nostalgia dei 5 paradisiaci mesi trascorsi.

State tranquille care mogli abruzzesi, tra un anno ci sono le comunali a Chieti e poi, sulla poltrona di D’Alfonso ci sono sempre dei carichi pendenti per cui, non disperate, c’è sempre la possibilità che, quando meno ve l’aspettate, si torni a votare.

Marco Minnucci

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