Legge Basaglia: 42 anni fa la riconsegna della dignità
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Era il 13 Maggio 1978 quando fu varata la Legge 180, quella su “Accertamenti e trattamenti sanitari e volontari obbligatori”. Legge 180 meglio conosciuta come Legge Basaglia dal nome dello psichiatra Franco Basaglia. 

La legge ha regolamentato l’assistenza psichiatrica. L’obiettivo di Basaglia fu quello di aprire le porte dei manicomi e di ridare la dignità umana alle persone che lì dentro erano segregate. Venne superata la logica del manicomio concependo le case di cura come luoghi di riscatto sociale.  

Basaglia si ispirò alle teorie dello psichiatra statunitense Thomas Szasz il quale puntava sullo sviluppo di una psichiatria sociale a livello territoriale. La Legge Basaglia demandava l’assistenza terapeutica alle strutture territoriali, Regioni e Comuni e si basava sull’instaurarsi di rapporti umani con i pazienti, riconoscendone i diritti.

La legge riceve tutt’oggi molte critiche perché considerata approssimativa. Il motivo è legato al fatto che non c’è stata una concreta chiusura dei manicomi. Inoltre, le cure dei degenti sono state affidate ai servizi pubblici e alle famiglie relativamente impreparate per farsene carico.

I pazienti dimessi si sono ritrovati in una società di cui non si sentivano di far parte rimanendone così ai margini. Dall’altro lato, l’effettiva chiusura di tutti i manicomi italiani è avvenuta solamente nel 1999 al fine di consolidare la rete dei servizi ambulatoriali a cui la legge demandava le cure degli ex-pazienti.

La Legge Basaglia ha comunque ridato dignità all’essere umano. Prima della legge Basaglia i malati venivano spogliati della loro personalità una volta entrate in manicomio. La malattia mentale veniva trattata e curata alla stregua di una malattia di origine fisica.

All’epoca finire in manicomio era semplice. Era il luogo che doveva contenere tutte le paure della società.  

Se fossero ancora aperti i manicomi chissà in quanti oggi ci finirebbero dentro visto che le condizioni di malessere psicologico sono aumentati in maniera esponenziale. 

“Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione” affermava Basaglia.

Lo slogan del progetto era “Entrare fuori, uscire dentro”. L’uomo è invitato ad “entrare” nella realtà per riappropriarsi delle sue radici, attraverso il contatto con il suo territorio.

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