Lobby e potere: i finanziatori di Dino Giarrusso e del M5S
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Dino Giarrusso le ha provate tutte per accaparrarsi una poltrona. E alla fine c’è riuscito. Aveva provato a candidarsi alla Camera dei deputati nel 2018. Poi a membro del Consiglio di amministrazione della Rai. Alla fine entra in Europa. Storia di lobby e potere.

Con le elezioni del 2019 è lui il candidato più votato con ben 117.211 preferenze. Ora, però, Giarrusso rischia l’espulsione.

Report ha condotto un’inchiesta in cui si parla di due finanziamenti ricevuti dall’eurodeputato che sarebbero contro le linee guida del M5s. Il primo è di 4.800 euro e arriva dalla Ezia Ferrucci, lobbista collegata al Bdl lobbyng srl che rappresenta un’industria di tabacco. Il secondo, un importo simile, è stato firmato invece da Carmela Vitter, moglie di Piero di Lorenzo, amministratore delegato della Irbm di Pomezia. Azienda che, tra l’altro, sta collaborando allo sviluppo del vaccino su cui lavorano l’Oxford University e AstraZeneca.

Finanziamenti in campagna elettorale

I versamenti sono stati fatti in campagna elettorale. Il punto è che entrambi violano le politiche del Movimento 5 Stelle. Da un lato le regole impongono un limite per singolo finanziatore di massimo 3mila euro. Dall’altro c’è un problema di lobby, da cui il Movimento ha sempre voluto tenersi lontano.

La segnalazione ai probiviri

Il caso è stato segnalato al collegio dei probiviri che deciderà nei prossimi giorni le sorti di Giarrusso. Lui, intanto, prova a difendersi: “Riguardo al limiti dei 3.000 euro ho evidenziato ai probiviri che nello stesso vademecum c’era anche l’obbligo di ‘riportare contributi se di importo superiore ai 3.000 euro’, dunque una evidente ambiguità che mi ha tratto in inganno. Io però già nel giugno 2019 ho dichiarato immediatamente al nostro Comitato interno tutti i contributi ricevuti e in questo anno e mezzo nessuno ha avuto nulla da dire”.

Tabacco e politica

Tornando alla Bdl, la società si occupa della “gestione dei rapporti con gli Organi Istituzionali e con diversi decisori pubblici nazionali e comunitari”, si legge sul proprio sito. Tra i suoi clienti c’è la multinazionale del tabacco British American Tobacco, quella farmaceutica Bracco, la multiutility bolognese Hera. C’è, poi, la Adler Plastic, fabbrica che produce e lavora materie plastiche e che nel maggio del 2020 è stata oggetto di un’esplosione causata da un incendio.

Interessante notare che tra i fondatori della Bdl c’è il responsabile della comunicazione del gruppo Unicredit, Maurizio Beretta, già direttore del Tg1. E pure Piero di Lorenzo, titolare, amministratore delegato e presidente della Irbm di Pomezia. Anche la moglie di Di Lorenzo, Carmela Vitter, ha devoluto un contributo alla campagna di Giarrusso: ha donato 5mila euro.

Giarrusso e il post “pubblicitario”

Il 13 marzo scorso l’europarlamentare elogiava la società del marito con un post su Facebook: “In Italia – scriveva – abbiamo grandi eccellenze. Fra queste l’Istituto Irbm di Pomezia, che mi auguro possa davvero scrivere una pagina di storia e aiutare l’intera umanità in questo momento difficile”. Secondo il Corriere in passato Di Lorenzo ha finanziato anche la fondazione Open, vicina a Matteo Renzi, con 160mila euro. Tra i soldi donati a Giarrusso anche 4.900 euro arrivati da una srl di San Giovanni La Punta, in provincia di Catania: si chiama Promedica.

Il vademecum

Stando a quanto scritto sul vademecum stilato dal Movimento 5 stelle per le Europee del 2019, ogni candidato “non può accettare donazioni da parte di uno stesso soggetto complessivamente superiori a 3.000 euro”. Nello stesso vademecum, alla voce rendicontazione, si chiede di riportare “i contributi e servizi provenienti dalle persone fisiche, se di importo o valore superiore a 3.000 euro”. Questo passaggio si riferisce alla norme sul finanziamento ai politici contenuti dalla legge cosiddetta Spazzacorrotti.

Giarrusso, finanziatore a sua insaputa

Giarrusso in una diretta Facebook di non conoscere la professione della ceo di Bdl lobbying srl. “Se lo avessi saputo ci avrei pensato un attimo”. Secondo lui, però, il finanziamento della Ferrucci è regolare: “L’ho accettato solo dopo aver saputo che la stessa Ferrucci ha finanziato allo stesso modo la campagna elettorale del 2018 di tutto il M5s“. Giarrusso infatti mostra alcuni documenti con i quali sostiene come la Ferrucci abbia donato 4mila euro al Comitato elettorale dei 5 stelle per le politiche del 2018.

“Io odio il fumo, non ho nulla a che fare con la lobby del tabacco. Ho pensato solo: se questa persona ha finanziato tutti gli eletti alle politiche del 2018, potrà finanziare anche me”. Sul limite di 3mila euro per ogni donazione imposto dal vademecum dei 5 stelle ai candidati alle Europee, Giarrusso invece con l’agenzia Adnkronos si giustifica così: “È un vademecum interno, legato solo alle europee, che onestamente mi era sfuggito. Ho comunque comunicato tutto, in piena trasparenza, sia al nostro comitato interno che naturalmente agli organi previsti dalla legge, e nessuno ha avuto nulla da ridire su questo”.

Passato il tempo in cui il Movimento 5 stelle era contro lobby e potere.

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