Lorenzo Cesa non ha fatto affari con la ‘ndrangheta. La procura che lo accusava ha stralciato la sua posizione
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“A gennaio il segretario Udc Lorenzo Cesa fu indagato e perquisito per associazione per delinquere aggravata dalla mafia. Giornali con notizia in prima pagina. Interventi sulla stampa dei Pm. Dimissioni. Ora la sua posizione è stralciata”.

Lorenzo Cesa fu sbattuto in prima pagina come se fosse già colpevole e con ampio risalto all’accusa, rappresentata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Oggi la posizione è stata stralciata dalla stessa Procura.

L’indagine “Basso profilo”

Tra gli indagati dell’operazione “Basso profilo” contro la ‘ndrangheta finì, tra gli altri, anche l’allora segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa.

La casa romana di Cesa fu perquisita e passata al setaccio dagli uomini della Dia di Maurizio Vallone. L’accusa era pesante: concorso esterno in associazione mafiosa. Ai domiciliari finì il suo braccio destro in Calabria, Francesco Talarico dell’Udc, assessore al bilancio, per cui, oggi, la Dda ha chiesto il rinvio a giudizio.

La maxi-operazione riguardò decine di arresti su tutto il territorio nazionale su richiesta della procura antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e per ordine del giudice. In manette esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come “Bonaventura” “Aracri”, “Arena” e “Grande Aracri. Imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali.

Reggio Emilia: quando l’ex sindaco Pd definiva grande Aracri “uno composto ed educato”

Tredici le persone finite in carcere e 35 ai domiciliari, tutte accusate a vario titolo di riciclaggio, turbativa d’asta, intestazione fittizia di beni ed associazione mafiosa. Fra loro, nomi noti della politica, dell’imprenditoria e delle professioni di Catanzaro, ma anche funzionari, dipendenti pubblici e politici. Quarantanove gli indagati.

L’indagine “basso profilo” sulla ‘ndrangheta ha accertato movimenti illegali di denaro per oltre trecento milioni di euro. La Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali per un valore che è stato definito “ingente”. 

Basso Profilo, una inchiesta da 50 ordinanze cautelari e 82 avvisi di garanzia, sequestro di un ingente patrimonio e collegamento diretto Ndrangheta-politica.

L’indagine ‘Basso Profilo’ aveva avuto non poche ripercussioni politiche

Cesa si dimise da segretario dell’Udc nel pieno della crisi del governo Conte bis, quando l’allora premier e la sua maggioranza erano in ‘trattativa’ proprio con i centristi per allargare il perimetro della maggioranza per sostituire i renziani di Italia Viva.

Associazione mafiosa

A Cesa il gip di Catanzaro Alfredo Ferraro contestava i reati di associazione per delinquere aggravata al fine di commettere altri reati come corruzione, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Ma Cesa non c’è tra i nomi dei 78 indagati per i quali viene avanzata dalla Procura di Gratteri la richiesta di rinvio a giudizio. Rispetto alle 85 persone coinvolte nell’avviso di conclusione delle indagini sono infatti 78 quelle per le quali è stato chiesto il processo. “Da credente ringrazio Dio. Questa vicenda – ha detto Cesa – mi ha creato un grande dolore. A mio figlio, quando il Covid mi ha costretto al ricovero, ho detto che se mi fosse capitato qualcosa di grave avrebbe dovuto difendermi fino in fondo, perché con questa storia non avevo nulla a che vedere. E oggi sono soddisfatto dall’esclusione del mio nome dalla richiesta di rinvio a giudizio. E un motivo di grande soddisfazione”.

“Finire la mia vita politica infangato come persone legata alla ‘ndrangheta sarebbe stato triste, sono molto contento. Evidentemente i magistrati hanno letto meglio le carte, assumendo questa decisione per me vitale dal punto di vista morale, per la mia famiglia, innanzitutto, e anche per quello che rappresento per questa piccola comunità che è l’Udc. Fin dall’inizio – ha concluso Cesa – mi sono dichiarato estraneo a questa vicenda, ero coinvolto in qualcosa che non mi apparteneva. Io ho sempre avuto la massima attenzione ogni volta che sono venuto in Calabria, così come in altri luoghi. Il mondo della ‘ndrangheta l’ho sempre contrastato”.

A cinque mesi dall’inchiesta della DDA di Catanzaro, che aveva ipotizzato favori di Cesa all’imprenditore Gallo e ai suoi presunti amici ‘ndranghetisti, salta quindi la richiesta di rinvio a giudizio della stessa Procura di Gratteri.

Accuse, dunque, inconsistenti già al momento delle indagini preliminari.

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