L’Abruzzo territorio di “nuovi investimenti” criminali. Le grosse organizzazioni mandano i loro affiliati per organizzare al meglio le attività di usura, racket, narcotraffico e prostituzione.
Le Associazioni CODICI Abruzzo e ADICONSUM Abruzzo hanno inteso realizzare un osservatorio regionale sulla criminalità, al fine di mettere in luce l’evoluzione dello stesso nella regione nel corso degli ultimi anni. Tale lavoro è stato possibile grazie alla regione Abruzzo e in particolar modo all’Assessorato allo Sviluppo Economico, Innovazione Tecnologica e informatica che ha messo a disposizione un contributo per la realizzazione del documento.
L’osservatorio è stato realizzato prendendo in esame le varie attività di contrasto alla criminalità svolte dalle forze dell’ordine nel corso degli anni 2010, 2011 e inizio 2012, toccando anche parte degli anni 2008 e 2009. In particolare sono stati visionati più di 11.000 articoli di stampa, attingendo dagli stessi i fatti di maggiore importanza sul piano della vastità dell’operazione svolta e del tipo di organizzazione coinvolta, quale fotografia della situazione nella regione Abruzzo. Fino a qualche anno fa la regione era considerata isola felice riguardo alle infiltrazioni mafiose. Il quadro attuale dipinge un Abruzzo non controllato egemonicamente da una grossa struttura mafiosa bensì da diverse organizzazioni criminali, sia dell’Italia meridionale sia estere, in perfetta simbiosi con quella locale che svolge la criminalità regionale nel riciclaggio di denaro di provenienza illecita in immobili e attività commerciali. Un altro dato che emerge dalle operazioni delle forze dell’ordine è quello sempre maggiore di espansione e di organizzazione autonoma nel nostro territorio delle mafie estere. Ne sono un esempio la criminalità organizzata albanese e marocchina che, attraverso l’ausilio di proprio personale stanziato stabilmente in Abruzzo, sono riuscite a controllare, oltre all’importazione della droga in Italia, anche lo spaccio sul territorio. Un altro esempio è quello della prostituzione, dove le mafie estere sono riuscite in diversi casi a controllare in maniera autonoma sia il traffico di donne verso l’Abruzzo che lo smistamento delle stesse su strada o in appartamenti. Stesso discorso anche per l’usura. Secondo Codici la nostra regione gioca un ruolo decisivo nel riciclaggio di denaro: «Dovrebbe, infatti, sorgere spontaneo il dubbio quando vediamo nascere in alcune città, come funghi, locali lussuosi per il gioco d’azzardo nonostante gli stessi siano quasi sempre poco frequentati o in alcuni casi vuoti o quando vengono concentrati a distanza ravvicinata diversi centri commerciali tali da risultare sproporzionati rispetto alla popolazione stessa del territorio che li ospita». I reati di usura ed estorsione tra il 2010 e 2011 sono stati circa 100 casi, anche se questi rappresentano solo una piccola fetta se pensiamo a quanti pochi siano chi ha il coraggio di sporgere denuncia. Una buona parte dei casi, circa un terzo, è perpetrata da famiglie rom del posto poiché possono avere una posizione di privilegio, avendo acquisito una buona conoscenza del territorio e potendo contare su grandi somme di denaro liquido frutto di attività come lo spaccio di sostanze stupefacenti, dato confermato da indagini delle forze dell’ordine che hanno portato al sequestro nel Teramano e nel Pescarese di beni e conti correnti per diversi milioni di euro a scapito di alcune famiglie rom. Per quanto riguarda la prostituzione, invece, sappiamo che è caratterizzata dalla presenza massiccia di ragazze dell’est Europa e dei paesi africani in gran parte nigeriani. Un dato inquietante ci arriva dai “reati ambientali”: è ormai consuetudine acquisita, dalle imprese e società del posto, smaltire i propri rifiuti in discariche abusive allestite in luoghi poco visibili come lungo i corsi dei fiumi o in aperta campagna. In queste discariche si possono trovare dai rifiuti domestici ai copertoni delle macchine, dai rifiuti da cantiere fino a scorie speciali o anche nocive come eternit, vernici, oli esausti, prodotti da lavorazioni chimiche, ecc., che procurano siano un danno enorme all’ambiente, inquinando il suolo e il sottosuolo e i corsi d’acqua, sia un danno economico alla collettività costretta ogni volta a dover sopportare i costi di bonifica delle aree per diversi milioni di euro l’anno.
Il traffico di stupefacenti forse rappresenta in Abruzzo l’attività più problematica. Dei casi qui sotto riportati, anche se rappresentano solo una parte delle operazioni eseguite, 254 sono gli interventi svolti negli anni 2010, 2011 e inizio 2012, con un’alta concentrazione, di quasi il 50%, nei territori costieri del teramano e del pescarese. Sempre nel corso degli anni 2010, 2011 e inizio 2012 sono stati sequestrati 251,014 chili di hashish, 60,283 chili di eroina, 65,799 chili di cocaina e 190,283 chili di marijuana che, sommati agli stupefacenti sequestrati nelle vicende che riguardano gli anni 2009 e 2008, arrivano a un totale di 791,512 chili di droga sequestrata!
La regione Abruzzo può essere considerata un territorio appetibile dalle mafie sia italiane sia estere. Negli ultimi anni sono diversi gli episodi che fanno rilevare infiltrazioni da parte di quest’ultime, quasi a creare una suddivisione del controllo del territorio e in alcuni casi anche una sovrapposizione dello stesso in maniera tale da far venire meno quel clima di convivenza venutosi a creare, sfociando in scontri per il controllo del territorio. Le organizzazioni criminali di origine italiane che maggiormente hanno fatto rilevare la loro presenza nella regione sono la Camorra e la ‘Ndrangheta, anche se poi troviamo episodi che riguardano altre formazioni come la Sacra Corona Unita. Sono proprio queste, infatti, le due direzioni, Campania e Calabria, maggiormente utilizzate dalla criminalità organizzata locale per rifornirsi dello stupefacente necessario a soddisfare una buona parte della richiesta del mercato abruzzese. Un altro aspetto importante che emerge dalle varie attività delle forze dell’ordine è come Camorra e ‘Ndrangheta siano riuscite nel corso degli ultimi anni non solo a gestire il traffico di droga verso l’Abruzzo, cosa che hanno sempre fatto, ma a infiltrarsi con il proprio personale nel territorio abruzzese prendendo in mano anche l’organizzazione dello spaccio territoriale. Addirittura, in alcuni casi, la regione Abruzzo è stata utilizzata dalla ‘Ndrangheta come luogo ideale dove impiantare proprie raffinerie o utilizzate come deposito dei propri carichi di droga provenienti dalla Colombia. Aspetto confermato da alcune inchieste svolte dalle autorità che hanno portato allo smantellamento nel chietino di una raffineria gestita da calabresi affiliati alla ‘Ndrangheta, e nel teramano, invece, all’arresto di un’organizzazione della mafia calabrese che aveva allestito sul posto un punto di scarico e smistamento della droga e proprio lì, infatti, che l’organizzazione si stava adoperando per far arrivare un carico di 1,5 tonnellate di cocaina dall’America meridionale. Un’altra rotta molto importante di approvvigionamento della droga in Abruzzo è costituita da quella Albanese, anche se troviamo altre rotte come quella dall’Italia settentrionale, dal Lazio e dalla Lombardia fino ad arrivare all’Olanda e alla Germania. La rotta Albanese, a differenza della altre, è in mano alle famiglie criminali del posto. Tra queste spiccano i rom, per esempio, che nel tempo sono riusciti a strutturarsi come una vera e propria organizzazione criminale, arrivando a controllare una buona fetta del mercato della droga in Abruzzo, scavalcando in alcuni casi l’intermediazione delle mafie come la Camorra o la ‘Ndrangheta per il rifornimento della droga dall’Albania. Basti pensare che negli ultimi anni diverse operazioni delle autorità abbiano portato alla luce alcune organizzazioni criminali di rom strutturate con al vertice una famiglia che si occupava di mantenere i rapporti con le mafie estere, subito sotto di essa famiglie che si occupavano della gestione del traffico di droga tra i due paesi e del rifornimento all’ingrosso, anch’essi costituiti da famiglie rom dislocate sul territorio nei quartieri della droga come ad esempio a Pescara nelle zone di Fontanelle e Rancitelli. Una struttura che ricorda molto quella della ‘Ndrangheta. Poi ci sono le mafie estere che sempre di più tendono a infiltrarsi nel territorio per impadronirsene. Le più comuni sul posto sono di matrice albanese e quelle provenienti dal continente africano, in particolare marocchina. Queste sono state avvantaggiate non solo dalla posizione ideale del loro continente rispetto all’Italia ma anche dal fatto che da molti anni gli albanesi e i marocchini in Abruzzo hanno svolto un ruolo di manodopera nello spaccio per conto delle organizzazioni criminali italiane, tale da creare una presenza massiccia di connazionali sul posto da poter sfruttare. A fianco a quella albanese e marocchina troviamo anche casi d’infiltrazioni malavitose riconducibili a organizzazioni domenicane o pachistane, presenti sul territorio con organizzazioni in grado di gestire autonomamente il traffico di stupefacenti. Un ruolo molto espressivo nello spaccio è svolto, poi, dagli stranieri presenti in Abruzzo. Questi rappresentando una fascia debole poiché spesso e volentieri si tratta di persone con grandi difficoltà economiche e senza permessi di soggiorno, così da essere identificati dalle mafie come personale da reclutare e sfruttare per i compiti più rischiosi quali i corrieri della droga e lo spacciatore al dettaglio. Le etnie che maggiormente incontriamo in loco sono quella albanese e marocchina e, accanto a loro, anche se in misura ridotta, troviamo i rumeni, magrebini, sud americani, pachistani, senegalesi e tunisini.