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L’ex boss della Mala del Brenta a volte rispunta. Il criminale italiano che ha compiuto sette omicidi e combattuto contro lo Stato per gran parte della sua vita, ora chiede giustizia e avverte:”Adesso mi sono rotto e inizierò a denunciare tutti quelli che vogliono farsi pubblicità con il mio nome”. Un mafioso che chiede giustizia e rispetto: non c’è più religione. Davvero.

L’ex boss della Mala del Brenta a volte rispunta. Il criminale italiano che ha compiuto sette omicidi e combattuto contro lo Stato per gran parte della sua vita, ora chiede giustizia e avverte:”Adesso mi sono rotto e inizierò a denunciare tutti quelli che vogliono farsi pubblicità con il mio nome”. Un mafioso che chiede giustizia e rispetto: non c’è più religione. Davvero. Il rapinatore di uffici postali, di portavalori, di banche nonché trafficante d’armi e di droga chiede rispetto. “Non ne posso più di chi vuol farsi pubblicità a spese mie” si sfoga disperato il boss. E aggiunge:”Prima un ex aspirante sindaco di Silea che dice di sapere dove abito, a Silea (Treviso), dove invece non sono mai stato, e chiede di essere eletto per mandarmi via. Poi quello che fa le magliette con la scritta “Fasso rapine” e la mia faccia. Poi una deficiente che fa un articolo in cui scrive esattamente il nome della via dove abito, costringendomi a traslocare. E adesso questo vicentino, che vuole uscire dall’anonimato, dicendo di essere stato minacciato dal sottoscritto. L’unica minaccia reale è alla mia vita e a quella della mia famiglia e arriva da gente irresponsabile come questi giornalisti che io non ho mai visto nè conosciuto e che a tutti i costi vogliono farsi pubblicità a spese mie”. Povero boss, è proprio dura per chi vuole fare una vita onesta e tranquilla. Vuoi mettere le minacce di morte arrivate ad un editore di un giornale online con la vita di un boss messa a repentaglio da un giornalista? Alessandro Ambrosini, editore di Nottecriminale.it, ha denunciato Maniero per minacce e ingiurie. Il boss accuserebbe il professionista di aver pubblicato in un articolo, successivamente cancellato d’ufficio dalla Procura di Brescia, e quindi in un tag mai nascosto, alcuni particolari che avrebbero ricondotto al facile riconoscimento di “Faccia d’Angelo”che, dopo la collaborazione con la giustizia, vive sotto copertura. “La prima richiesta di rimuovere il tag mi era arrivata per mail da una collaboratrice di Maniero” spiega Ambrosini. “Di lì a poco sarebbero arrivate mail scritte direttamente da Maniero con frasi tipo:”uomo avvertito mezzo salvato”. L’editore non ha rimosso il tag ma ha sporto denuncia alla Questura di Vicenza. “A parte il fatto che non sono così ingenuo da minacciare qualcuno per iscritto – ha dichiarato Maniero – il problema vero è che ho tentato con le buone di fargli togliere i riferimenti e poi, se mi permettete, mi sono arrabbiato visto che mi ha fatto capire che avrebbe tolto i riferimenti se io accettavo di incontrarlo. Ecco, mi sono detto, di nuovo uno che ha bisogno del sottoscritto per farsi un nome. Non ho accettato e lui mi ha denunciato”. Ambrosini avrebbe detto al boss di procedere alla rimozione del tag solo nel caso di un incontro. Maniero avrebbe fatto chiamare l’editore del sito dal suo avvocato. Inoltre, sempre Ambrosini, chiede che Maniero inviasse una mail in cui assicurasse che non si trattava di una minaccia. «Mi sono sentito con il mio avvocato, ovviamente non era una minaccia la mia. Effettuare una minaccia per mail sarebbe una condanna certa, un po’ di esperienza mi è rimasta, non crede?» Passano tre mesi, «io non accetto di incontrare Ambrosini» e Ambrosini va dai carabinieri a fare la denuncia.  

Un criminale che ha ucciso e si è preso beffa dello Stato ora è difeso proprio da quest’ultimo. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio. E se con Busato si è comportato così, con noi ha fatto parlare i magistrati” ha scritto in un vecchio articolo il nemico giurato del boss Alessandro Ambrosini. “Bravo Maniero, hai sempre trovato il modo di usare la giustizia da par tuo, che fossero magistrati, gente della Dia o della Criminalpol. 
Ma il tempo è il vero giudice per tutte le cose. E noi tempo ne abbiamo per aspettare, per cercare e magari trovarti. E quel giorno non saranno domande di comodo, buone per farci un libro e una fiction, che faremo. Quel giorno vedremo quanto sei rimasto uomo e quanto sei  marionetta”. E Ambrosini pare proprio non avere tutti i torti sulla rete di copertura del boss. All’indomani della notizia che Maniero vivesse in una villa in via Tiepolo a Silea, persino l’ex procuratore di Treviso Antonio Fojadelli si limito a dire che:”se l’ipotesi fosse vera, penso sarebbe decisamente imprudente dichiararlo”. Povero procuratore, me l’immagino con gli occhi grondanti di lacrime per un uomo evaso due volte dal carcere e riarrestato la terza volta sul suo yacht di Capri. La Corte d’assise d’appello lo condanna a soli 11 anni di carcere e a una multa di 60 milioni di lire. Quante lacrime procuratori, forze dell’ordine e giudici avranno prodotto per la vita peregrina della “marionetta”: Spoltore, in provincia di Pescara, quindi Empoli (Fi), poco distante dalla casa della sorella e del cognato. Che caso. Poi si era trasferito a Brescia, in via Cave, in una lussuosissima villetta bianca di duecento metri quadrati con giardino, muretto in pietra e telecamere. Villa da duemila euro al mese. E poi si dice che lo Stato non è vicino ai suoi cittadini.

Ora questo strenuo difensore della legalità chissà che non faccia una denuncia in qualche procura per averlo insultato. Un pluriomicida difeso e coperto dallo Stato.

Antonio Del Furbo

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