Matteo Renzi ha un problema. O forse due.
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Su Matteo Renzi c’è un problema. Che è quello nato con le inchieste di Mani pulite in cui giornali e Procure si sono alleati per ammazzare la politica. La sua credibilità, esattamente.

Il senatore Matteo Renzi sta lavorando – politicamente – a una nuova alleanza con il famoso “grande centro” che se andasse in porto il Pd, o quello che ne rimane, sparirebbe del tutto. Dunque, Renzi va attaccato. È anche vero il fatto che Renzi ogni tanto, però, prende le sue cantonate. Forse un po’ per il suo egocentrismo estremo o forse per opportunità. Non si capisce.

Fatto sta che un senatore della Repubblica non può permettersi il lusso di prendere soldi da un dittatore come Mohammed bin Salman sospettato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Non può permetterselo, badate bene, per opportunità politica. E non perché la legge glielo vieti. Renzi non può permetterselo perché altrimenti si autoconvince della scelta – per lui giusta – e poi spara idiozie. Tante in questo caso.

“È un mio amico, lo conosco da anni. E non c’è nessuna certezza che sia il mandante dell’omicidio Kashoggi. Sul quale peraltro da parte mia c’è una condanna piena evidente. Se voi – ha detto rivolgendosi ai giornalisti – avete certezze sul mandante non è così per l’amministrazione Biden. E io mi fido più di quest’ultima”. 

Queste dichiarazioni sono molto pericolose per due motivi. Uno perché a pronunciarle è un senatore della Repubblica. Due perché sono false.

A fine febbraio il governo americano ha pubblicato la versione integrale di un rapporto del 2018 dei servizi segreti sulla morte di Khashoggi (che alleghiamo alla fine dell’articolo). Il rapporto, redatto dalla CIA, l’agenzia di spionaggio per l’estero degli Stati Uniti, accusava Mohammed bin Salman di essere stato il mandante dell’omicidio.

Stralci del rapporto erano stati resi pubblici per la prima volta nel novembre del 2018, ma l’allora presidente Donald Trump, che aveva fatto dell’Arabia Saudita un alleato fondamentale per gli Stati Uniti, ne aveva smentito la veridicità e ne aveva vietato la pubblicazione integrale. Insomma, un presidente che smentisce pubblicamente le sue agenzie di intelligence per dare ragione a un leader straniero. A dir poco risibile.

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Ma andiamo avanti. Appena pubblicato il rapporto, a febbraio, il governo Biden ha approvato restrizioni sui visti di diversi funzionari sauditi, anche se non su quello di bin Salman, mostrando così di voler mantenere il rapporto di amicizia con il Paese. Fin dalle sue prime settimane di presidenza, però, è stato chiaro che l’approccio di Biden nei confronti dell’Arabia Saudita sarebbe stato diverso da quello adottato da Trump: per esempio Biden ha già annunciato la sua intenzione di interrompere la vendita di alcune armi ai sauditi e di non appoggiare più l’alleato nella sua guerra contro i ribelli houthi in Yemen.

Il rapporto Onu

Non è solo la Cia ad accusare bin Salman di essere il mandante dell’omicidio. Dopo la morte di Khashoggi, l’ONU ha condotto un’inchiesta che si è conclusa nel giugno del 2019: secondo la relatrice speciale per le esecuzioni extragiudiziali dell’ONU, Agnes Callamard, esistono “prove credibili” delle responsabilità individuali di alti funzionari sauditi, e anche del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

L’omicidio di Khashoggi

Il 2 ottobre 2018, Khashoggi entrò nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul per ottenere documenti relativi al suo matrimonio. Non lasciò mai l’edificio e fu successivamente dichiarato persona scomparsa. Anonime fonti della polizia turca hanno affermato che sia stato ucciso e squartato all’interno del consolato. Il governo saudita afferma che Khashoggi lasciò il consolato vivo attraverso un ingresso posteriore, ma la polizia turca dice che nessuna telecamera di sorveglianza lo ha registrato mentre usciva dal consolato. Il 15 ottobre, durante un’ispezione un’ispezione del consolato, eseguita da funzionari turchi, sono state trovate prove di “manomissioni” avvalorando la tesi che Khashoggi sia stato ucciso. Il 19 ottobre la TV di stato saudita conferma la morte di Khashoggi avvenuta a seguito di un “diverbio” presso il consolato di Istanbul.

Khashoggi sarebbe stato ucciso con una busta di plastica e il suo corpo tagliato a pezzi e messo in valigie.

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