Il funerale al fratello dell'ex boss Sparacio
Spread the love

La lotta senza quartiere a runner e a persone con l’esigenza di fare due passi per ritemprare corpo e spirito, ha distolto l’attenzione degli amministratori e delle forze dell’ordine da comportamenti molto più gravi. Come, ad esempio, lo svolgimento del funerale al fratello dell’ex boss Sparacio

Qualche giorno fa abbiamo raccontato della particolare vicenda capitata a Pescara in cui un sindaco, nonostante le restrizioni firmate da lui stesso, partecipasse a un corteo funebre. Oggi in Sicilia, invece, accade qualcosa di ben più grave.

Sempre di funerale si parla ma, questa volta, si tratta di un rito funebre in odor di mafia. Infatti, un corteo si è formato tra le vie di Messina per celebrare la morte di tal Rosario Sparacio, fratello del boss-pentito Luigi. Il funerale si è svolto sabato scorso, tra le 15 e le 16. Una cinquantina di persone hanno accompagnato il feretro al Gran camposanto di via Catania con auto e ciclomotori.

Il caso Pescara

Caso ha voluto che proprio in quelle ore un runner, beccato sulla costa pescarese, fosse stato rincorso dalla Guardia di finanza per poi essere multato. “Da un mese ero chiuso in casa. Sentivo il bisogno di sgranchirmi le gambe, così ho fatto una corsa in riva al mare” ha detto il giovane. E poi ha aggiunto: “mi hanno fatto una multa da 400 euro, che pagherò entro 30 giorni e sarà ridotta a 280 euro”. Peccato che lì, a pochi passi, si stesse svolgendo un rito funebre a cui partecipava lo stesso sindaco di Pescara, Carlo Masci. “Ho incrociato per strada il carro funebre con le spoglie di Mimmo Grosso mentre mi recavo in Comune per l’assise civica” ha precisato subito dopo il primo cittadino. “Sul lungofiume nord, all’altezza di via Puccini, mi sono fermato il tempo di segnarmi con la Croce, per poi immediatamente proseguire verso il municipio” ha aggiunto ancora Masci. Se così fosse, non si capisce perché, proprio il sindaco, non abbia dato l’ordine, unitamente al consigliere regionale, Guerino Testa, di sgomberare la zona.

Multe e sanzioni nel weekend di Pasqua

Nel solo weekend di Pasqua forze dell’ordine e amministratori ci sono andati giù pesanti: sono state controllate 582.425 persone ed effettuate 183.696 attività su tutte le arterie stradali e ferroviarie per mantenere il rispetto delle misure di contenimento. Sono state elevate, in soli due giorni, ben 26mila sanzioni. Eppure a Messina, né le forze dell’ordine, né il ministro dell’Interno sapevano cosa stesse accadendo.

Il funerale del boss

Un assembramento si è creato durante il corteo funebre. La salma era quella di Sparacio, fratello di un ex boss mafioso diventato collaboratore di giustizia. Amici e parenti hanno percorso diverse centinaia di metri per accompagnare il feretro al cimitero. Tra i primi a denunciare l’episodio è stato Claudio Fava, presidente della Commissione Regionale Antimafia dell’Ars: “Mentre in Italia non si celebrano pubblicamente funerali né matrimoni, com’è stato possibile che a Messina in cento abbiano accompagnato al cimitero il feretro del fratello di un capomafia? Dal sindaco Cateno De Luca, sempre pronto a rumoreggiare con la fascia tricolore al petto, stavolta è venuto solo il silenzio”.  

Finalmente si è mossa la Questura

A volerci vedere chiaro, anche se con ritardo, è il questore Vito Calvino. Gli investigatori della Mobile sono quindi al lavoro per ricostruire i fatti attraverso i filmati da alcune telecamere di videosorveglianza e una serie di interrogatori di “persone informate sui fatti”. Conseguenze potrebbero esserci sia sul piano amministrativo che sul piano penale.

La replica di De Luca

“Non si perde occasione per denigrare Messina e i messinesi” ha dichiarato il sindaco De Luca. “Non accetto insinuazioni o accostamenti della mia persona alla mafia o alla criminalità in genere – ha aggiunto il primo cittadino di Messina – per cui ho già dato mandato alla PG di identificare gli autori dei commenti su Facebook”. Poi riferendosi al funerale spiega: “Constatato il decesso, trascorse le canoniche 24 ore di osservazione, nel pomeriggio di sabato 11 aprile il feretro è stato trasportato dall’abitazione fino al Camposanto in via Catania dove è stato deposto in attesa della tumulazione. Non si è trattato né di un corteo funebre né di una celebrazione religiosa, che sono peraltro vietati dalle disposizioni del DPCM come ribadite dallo stesso Arcivescovo di Messina che, da oltre un mese, ha vietato la celebrazione dei funerali.

Dunque, quanto in modo becero è definito “corteo funebre con oltre cento persone” non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina. Sulla partecipazione al trasporto del feretro da parte dei parenti e dei soggetti che sono ripresi nelle fotografie diffuse dalla stampa, sta già indagando la Questura, alla quale competono in via esclusiva questo genere di attività e sulle quali mi corre l’obbligo di osservare il massimo riserbo, ragione per la quale fino ad ora non ero entrato nel merito della questione. Non consento a nessuno di confondere il mio doveroso riserbo istituzionale con una forma di silenziosa complicità sui fatti.”

Le minacce della famiglia Sparacio

Le polemiche che si sono generate sul.a vicenda non hanno lasciato indifferenti i familiari di Rosario Sparacio che hanno preso di mira i giornalisti. “Dovete lasciarci in pace nel nostro dolore, non abbiamo tolto niente a nessuno… siamo brave persone… se davvero fossimo quei boss che tanto proclamate non vi sareste permessi” scrivono sui Social tra una minaccia e l’altra. In un post uno dei nipoti ha scritto: “Condividiamo perché anche il sindaco ha dato ragione alla mia famiglia! – si legge – Grazie CATENO DE LUCA – SINDACO DI MESSINA- SENZA SE E SENZA MA hai le palle no perché hai dato ragione ma perché sei coerente e onesto in tutto e per tutto!”. E ancora, ai giornalisti che si sono occupati del caso sono arrivate le minacce: “Dovete togliervi il nome di mio nonno da quella bocca – aveva scritto su Facebook Rosario Maria Sparacio – perché non siete nemmeno degni di nominarlo….. Grandissimi giornalisti pezzi di m… e dite solo menzogne”.

Antoci attacca: “personaggi arroganti”

“È incredibile che mentre nel nostro Paese migliaia di famiglie sono costrette a non poter vedere morire i loro congiunti e a dover poi effettuare esequie solitarie e riservate, a Messina accadano cose di questo genere — ha detto Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto, scampato ad un agguato mafioso nel maggio 2016 — . Personaggi che, con arroganza, pensano che le norme valgano solo per alcuni mentre altri, sull’onda del delirio di impunità, pensano di poter fare i padroncini dei territori volendo, forse, dimostrare che proprio in quei territori comandano loro.” 

Chi era ‘Sarino’?

Rosario “Sarino” Sparacio è finito al centro di diverse inchieste per mafia e più volte condannato per estorsione. Luigi Sparacio, invece, tra gli anni ’80 e ’90, dopo essersi “sganciato” dal clan-centro di Gaetano Costa, divenne il punto di riferimento criminale-mafioso di Messina, per i Santapaola a Catania e la ’ndrangheta in Calabria. Ben voluto anche dagli ambienti “bene”. Gestiva appalti, usura, estorsioni. Il primo omicidio lo compì a 17 anni, uccidendo il buttafuori del noto ristorante “La Macina”, Sasà Bruzzese. Venne arrestato e nel ’94 iniziò a collaborare con la giustizia. Nel ’98 venne di nuovo arrestato e spedito al “41 bis”.

Nel 2007 ottenne gli arresti domiciliari e nel 2021 avrà definitivamente scontato il “cumulo” di condanne e tornerà completamente libero.

Su quanto accaduto al funerale, l’avvocato di Luigi Sparacio, Piera Basile, scrive: “Dal lontano 1994 il mio assistito ha iniziato a scontare la pena per i reati commessi, non si comprende, pertanto, come mai si stia strumentalizzando il suo nome anche alla luce della circostanza che da oltre un ventennio non è più tornato in Sicilia. Con la presente, pertanto, nel pieno rispetto del diritto di libertà di stampa sancito dall’art. 21 della Costituzione e dell’importantissima funzione sociale esercitata dai giornalisti, a nome del proprio assistito il sottoscritto difensore chiede che non vengano fatte strumentalizzazioni accostando quanto accaduto in Messina durante i funerali di Sparacio Rosario con la passata storia processuale di Luigi Sparacio”.

“Considerato che Sparacio Luigi ha quasi finito di scontare la pena inflitta pagando così il suo debito con la Giustizia e rilevando, altresì, che non è stato interessato negli ultimi tempi da inchieste giudiziarie che accertassero la prosecuzione del suo ruolo di capomafia, si diffida a non volerlo additare come se fosse ancora un mafioso, anche al fine di non volere marchiare a vita una persona che sicuramente ha sbagliato in passato, ma che ha iniziato un nuovo percorso di vita”.

Il fascicolo aperto dalla procura di Messina

Intanto la procura di Messina ha aperto un fascicolo per accertare se dietro al carro funebre che trasportava al cimitero la salma di Rosario Sparacio ci siano stati assembramenti.

Di admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia