Nunzia De Girolamo rischia 8 anni di carcere: "Nemmeno per un omicidio"
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La richiesta di condanna a 8 anni e 3 mesi per Nunzia De Girolamo, riguarda il processo di Benevento sulle presunte pressioni per le nomine alla Asl del capoluogo di provincia campano.

“Come sto? E come sto dopo una richiesta di carcere per una vicenda come questa? Anche se non ho fatto nulla di cui avere paura, sono devastata solo a leggere la richiesta del pubblico ministero”. Queste le parole della De Girolamo al Corriere.

La vicenda

Il nome del ministro Nunzia De Girolamo salta fuori nel 2014 nell’ambito di un’inchiesta della procura di Benevento sull’Asl di Benevento che porta all’arresto, il 27 dicembre, di quattro imprenditori. L’accusa è di aver ottenuto pagamenti irregolari dalla struttura sanitaria, per almeno 700mila euro. Nei fascicoli dell’inchiesta finiscono le registrazioni abusive che Felice Pisapia, ex direttore amministrativo della Asl, fece in un incontro privato del luglio 2012 al quale era presente anche il ministro dell’Agricoltura De Girolamo (all’epoca deputato e coordinatore provinciale del Pdl). Le frasi della De Girolamo, finiscono nei verbali e pubblicate da alcuni giornali.

Registrazioni abusive

“Ribadisco -affermava il ministro in piena bufera mediatica- di essere vittima di registrazioni abusive in casa mia da parte di chi è stato sottoposto a misura cautelare dalla magistratura per presunti reati commessi nell’Asl di Benevento e di testimonianze raccolte dai giornali da parte di personaggi già noti alle forze dell’ordine e ai giudici“. “Il mio mandato -aggiunge- è, sin dal primo giorno del mio insediamento, nelle mani del Presidente del Consiglio, ma sono pronta a difendere con tutte le forze che ho in corpo la mia dignità e la mia onestà“.

Il bar dell’ospedale

“Ho sbagliato nell’usare espressioni poco eleganti – ammise il ministro – anche se le ho usate in casa mia e sono state registrate abusivamente e illegalmente da un personaggio che è uno dei protagonisti di quest’inchiesta su truffe alla Asl“. Tra le espressioni “poco eleganti”, c’è un “mandagli i controlli e vaffa…” riferito all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento e in particolare al braccio di ferro per la gestione di un bar interno all’ospedale, passato ad una società amministrata dal marito della zia del ministro. Alla De Girolamo furono contestati anche presunti favoritismi nella nomina di dirigenti della stessa Asl.

Il processo di oggi

Riferendosi al confronto con gli avvocati dopo la requisitoria di ieri, Nunzia De Girolamo afferma: “È stato specificato anche dall’accusa che non ho agito per utilità personale. La stranezza è che sia stata messa sotto accusa dentro una requisitoria che punta il mirino sulla politica. Parliamo di fatti che risalgono al 2012, che avrebbero dovuto avere degli effetti alle elezioni del 2013, dove ero candidata. Ma mica c’erano le preferenze; erano elezioni col listino bloccato del vecchio Porcellum, sarei stata eletta in qualsiasi caso….”.

La registrazione della chiacchierata in cui diceva che “un minimo di comando ce l’abbiamo”, riferendosi a un ospedale di Benevento e in generale alla Asl, c’è spiega la De Girolamo. “Ricevetti quelle persone a casa perché avevo avuto una crisi post-parto e stavo allattando mia figlia“, ha ricordato la de Girolamo nelle ultime ore. “Chi ha registrato la conversazione era venuto a casa mia con l’intento di portare la conversazione dove voleva lui. Una specie di agente provocatore all’americana, anche le leggi italiane non lo prevedono affatto. E ancora: l’accusa non ha fatto alcun riferimento al dossier di cui alcuni giornalisti hanno parlato nel processo e di come avevano provato a dare ai giornali le registrazioni per distruggermi, prima di darle alla procura. Importanti pm si sono lamentati per il Trojan e invece hanno consentito registrazioni in casa di un politico perché venissero poi usate dagli avversari politici“.

E ora? “Anche se sono giudici a decidere sulle richieste di altri giudici, io attendo fiduciosa la sentenza”, ribadisce l’ex ministra.

Le intercettazioni

“Ma a me possono puntarmi quanto vogliono: non ho preso soldi, non ho chiesto favori“. Così Nunzia De Girolamo in una conversazione registrata con l’ex direttore sanitario della Asl di Benevento, Felice Pisapia, facendo riferimento a presunti tentativi di ‘inguaiarla’ da parte di avversari politici. Nella conversazione, si sente Pisapia che prova a interromperla: “Ti possono dire una cosa, aspetta”. Ma lei lo ferma e insiste: “Ma scusami, io chiedo una banalità, l’applicazione del decreto 49. Cioè, voglio dire, l’azienda sta pagando le cause per il 118, sta pagando un’azienda che non paga, i dipendenti stanno un’altra volta oggi sotto all’Asl, i medici vengono continuamente da me“.

I colloqui

Nei colloqui agli atti dell’inchiesta su appalti e nomine, l’ex direttore dell’asl racconta come Umberto Del Basso De Caro (deputato Pd), Michele Rossi (direttore generale Asl) e Roberto Prozzo (avvocato politicamente impegnato) la volessero, a suo dire, “inguaiare”. “Vogliono arrivare a te tramite me“. Così dice l’ex direttore della Asl di Benevento Felice Pisapia, sostenendo che De Caro, Rossi e Prozzo avessero parlato del ministro nel corridoio, usando espressioni come “Devo farla arrestare”, “Devo farla inguaiare questo e quest’altro”. Questo, secondo Pisapia, significava arrivare alla De Girolamo: “e quindi perciò cercai di contattarti perché, dico, vedi che andare oltre per me significa che a me mi può fare fuori quando vuole Michele Rossi, per andare oltre significa che vogliono arrivare a te tramite me“. De Girolamo è sorpresa: “Eeehh, come?”.

Ed ancora: “Con la stronzaggine che tengono in testa? Però scusami io una cosa voglio capire: questi stronzi puntano a me. Ma che vogliono da me?“. Pisapia risponde: “Nunzia non lo so”. De Girolamo: “Vabbè, tutti dicono che tu sei l’unico rivale sul territorio di Umberto Del Basso De Caro, perché sul territorio c’è lui come sinistra e tu come centrodestra. Ok. Ma a me possono puntarmi quanto voglio: non ho preso soldi, non ho chiesto favori“.

De Girolamo: “Otto anni nemmeno per un omicidio”

“Su questa vicenda sono stata zitta per otto lunghi anni difendendomi nel processo e non dal processo”, ha dichiarato la De Girolamo. E ha deciso di continuare a rimanere in silenzio pubblicamente. “Si rendono conto di quanti sono otto anni e tre mesi? Avessi ucciso una persona me la sarei cavata con richieste minori… L’assassino di Vannini al primo processo di appello aveva preso cinque anni…” dice. Secondo la De Girolamo la stranezza è che sia stata messa sotto accusa “dentro una requisitoria che punta il mirino sulla politica. Parliamo di fatti che risalgono al 2012, che avrebbero dovuto avere degli effetti sulle elezioni del 2013, dove ero candidata. Ma mica c’erano le preferenze – ha concluso – erano elezioni col listino bloccato del vecchio Porcellum, sarei stata eletta in qualsiasi caso”

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