Lo scontro politico dopo l’inchiesta che ha coinvolto la Fondazione Open rimane alto. Ad alzare il livello polemico è proprio Matteo Renzi che affonda con un colpo ben assestato l’operato dei giudici. I giudici hanno iscritto nel registro degli indagati anche Marco Carrai, imprenditore amico di Matteo Renzi.
I Tweet di fuoco
La goccia che, probabilmente, ha fatto traboccare il vaso tanto da provocare la reazione dell’ex premier attraverso due tweet ben assestati. “Noi abbiamo seguito le regole delle Fondazioni – scrive l’ex premier – I due giudici fiorentini dicono che open era un partito (!). Chi decide come si fonda un partito? la politica o la magistratura? Colpisce il silenzio di commentatori sul punto, decisivo per la democrazia di un paese. Tutti zitti?”. E in un altro tweet aggiunge: “Entrate e Uscite di #Open sono tutte tracciate. Trasparenza al massimo. Magari le altre fondazioni fossero state trasparenti come Open”.
Le perquisizioni
“Perquisire a casa e in azienda, all’alba, persone non indagate che hanno dato lecitamente contributi alla fondazione Open è un atto senza precedenti nella storia del finanziamento alla politica”
. Così Matteo Renzi sulla sua pagina Facebook sulla vicenda giudiziaria che lo ha visto, per l’ennesima volta, protagonista.
Tutto trasparente
“I finanziamenti alla fondazione sono tutti regolarmente tracciati: trasparenza totale!” precisa Renzi.
Poi l’affondo ai titolari dell’inchiesta: “Due giudici fiorentini decidono che Open non è una fondazione ma un partito. E quindi cambiano le regole in modo retroattivo. Aprendo indagini per finanziamento illecito ai partiti! Ma come? Se era una fondazione, come può essere finanziamento illecito a un partito?”
Chi decide?
L’ex leader si chiede dunque: “E allora chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratura? Su questo punto si gioca una sfida decisiva per la democrazia italiana. Chiameremo in causa tutti i livelli istituzionali per sapere se i partiti sono quelli previsti dall’articolo 49 della Costituzione o quelli decisi da due magistrati fiorentini.
Nel frattempo raccomando a tutte le aziende di NON finanziare Italia Viva se non vogliono rischiare: possiamo raccogliere solo microdonazioni di cittadini che non accettano questa gara al massacro contro di noi. E che al sito italiaviva.it/sostieni stanno contribuendo in queste ore, dimostrandoci solidarietà e affetto”.
L’affondo sulle perquisizioni
Ieri, appena saputo della notizia, Renzi appariva un po’ più “tranquillo”. “Questa mattina centinaia di finanzieri in tutta Italia hanno perquisito all’alba abitazioni e uffici di persone fisiche e giuridiche ‘colpevoli’ di aver finanziato la Fondazione Open. Un’operazione in grande stile, all’alba, di forte impatto mediatico. La decisione è stata presa dai pubblici ministeri di Firenze, Creazzo e Turco, titolari anche di altre inchieste: sono loro, ad esempio, ad aver firmato l’arresto per i miei genitori, provvedimento – giova ricordarlo – che è stato annullato dopo qualche giorno dai magistrati del Tribunale del Riesame. Ma il danno mediatico, e psicologico, ormai era già stato fatto”.
Chi ha finanziato in questi anni la Fondazione Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni.
“Cosa facesse la Fondazione è noto, avendo – tra le altre cose – organizzato diverse edizioni della Leopolda. E se è giusto che i magistrati indaghino, è altrettanto giusto che io mi scusi con decine di famiglie per bene che stamattina all’alba sono state svegliate dai finanzieri in tutta Italia solo perché un loro congiunto ha sostenuto in modo trasparente la nostra attività politica.”
Il paradosso
“Sono giunto al paradosso di dare un suggerimento per il futuro alle aziende: vi prego NON FINANZIATE Italia Viva se non volete passare guai di immagine. È un paradosso perché proprio noi avevamo voluto l’abrogazione del finanziamento pubblico e un sistema trasparente di raccolta fondi all’americana.”
Il versamento è tracciabile
“Ma se fare un versamento regolare, volontario, tracciabile e trasparente (ovviamente non a tutte le migliaia di fondazioni politiche del nostro Paese ma solo a qualche specifica fondazione) diventa occasione per una perquisizione e relativo battage mediatico mi rendo conto che sia molto difficile in questo Paese finanziare liberamente la politica. O almeno qualche politico.”
“Aspetteremo l’esito delle indagini”
Renzi poi dice di affidarsi alla magistratura. “Aspetteremo con un sorriso la fine delle indagini, i processi, le sentenze, gli appelli. Noi ci fidiamo della giustizia italiana: ci possiamo permettere di aspettare perché conosciamo la verità. Io credo nella giustizia. E so che la giustizia arriva, prima o poi arriva.”
L’aiuto
“Chiediamo un aiuto. Chi si ribella a questo massacro mediatico e vuole sostenerci non faccia mega versamenti ma piccole donazioni da 5, 10, 100, massimo 1.000 euro a questo link italiaviva.it/sostieni. Il crowdfunding sarà la nostra risposta al crollo delle donazioni che ovviamente avremo. Andremo avanti più determinati di prima sui nostri temi. Decisi a lottare sulle tasse, sul debito, sul piano shock per i cantieri. Che le nostre battaglie abbiano un senso lo vediamo ogni giorno: prima ci ignorano, poi ci attaccano, alla fine ci danno ragione. Lo abbiamo visto su IVA e auto aziendali, lo vedremo su plastica e Italia Shock.”
Chi muove i fili?
“Qualcuno prima o poi unirà i fili di ciò che è successo in questi mesi: a me sembra tutto molto chiaro. Basta avere un po’ di pazienza e a noi la pazienza non manca. Lasciamo che ci siano le indagini, i processi, le sentenze. E rispettiamo il lavoro dei giudici, dei finanzieri, dei giornalisti. Se poi altri partiti utilizzano questa vicenda per chiedere commissioni di inchiesta sui partiti e sulle fondazioni io dico che ci sto. Anzi, rilancio: dovremmo allargare la commissione di inchiesta anche a quelle società collegate a movimenti politici che ricevono collaborazioni e consulenze da società pubbliche. Italiane, certo. Ma non solo italiane. Noi siamo per la trasparenza, sempre. E i processi li vogliamo fare nei tribunali, non nei social.Quanto a noi sabato saremo con Italia Viva a Bologna. Domenica a Pistoia. Lunedì a Milano. In quelle sedi dirò che cosa penso.Un sorriso a tutti, buona serata.”
Le reazioni
In tanti, tra i commentatori del web, chiedono a Renzi di non arrendersi. “Caro Matteo Renzi – chiede Felice – non pensa che è arrivato il momento di mettere seriamente mano alla Giustizia, senza le miopi paure che Vi hanno costretto a indietreggiare su riforme importanti come quella delle misure alternative, così soffiando sul vento del populismo? Bisogna avere fiducia nella giustizia ma anche gli attributi per andare controcorrente (ossia contro il giustizialismo populista) anche se si perdono voti oggi, al fine di migliorare il Paese domani.” C’è poi chi ipotizza che l’attacco sia politico: “Il prezzo dell’uscita dal PD ?” chiede Michele. E se Giuseppe annuncia la sua donazione appena fatta al partito, Giorgio chiede: “ma quando, per l’ennesima volta, anche questo “castello” crollerà… si potrà finalmente pretendere che i Magistrati così presi a costruire ‘castelli fondati sul nulla’ ne rispondano anche in solido?”. Vincenzo, infine, è chiaro: “Mi sono iscritto subito a Italia Viva, ma non ho fatto donazioni. Ora questa ennesima inchiesta su Renzi mi spinge a farla: Italia Viva deve rimanere viva, perché altrimenti ci ritroveremo la nostra Italia morta.”