'Ndrangheta: sequestratal'Avr, holding dei rifiuti
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L’assessore regionale ai Lavori pubblici, Domenica Catalfamo, e il vicesindaco di Reggio, Armando Neri, sono tra gli indagati dell’inchiesta della Dda. L’operazione contro la ‘ndrangheta ha portato all’amministrazione giudiziaria delle società Avr e Ase con sede a Roma, e al controllo giudiziario della Hidro Geologic Line di Reggio.

Finisce sotto sequestro per mafia e in amministrazione giudiziaria insieme alle sue controllate e a ditte ad essa collegate l’Avr, la holding che si occupa della raccolta rifiuti a Reggio Calabria e in altre sei regioni italiane, come di manutenzione e segnaletica su importanti arterie stradali e autostradali. Inoltre l’inchiesta travolge anche 13 persone, tutte indagate a piede libero, fra cui il presidente del cda, il responsabile della sede reggina Enzo Romeo e la funzionaria Veronica Gatto, più diversi politici e amministratori di tutto l’arco costituzionale dall’attuale assessore regionale Domenica Catalfamo, scelta dalla governatrice Jole Santelli come responsabile del settore Trasporti all’ex consigliere regionale Giovanni Nucera, che solo per un soffio ha mancato l’elezione lo scorso gennaio. 

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Sotto inchiesta finiscono i  big del Comune e della Città metropolitana di Reggio Calabria: il vicesindaco e con delega all’Ambiente di Reggio Calabria Armando Neri (Pd), il poliziotto prestato alla politica Giovanni Muraca, ex assessore all’Ambiente oggi responsabile dei Lavori pubblici; il capogruppo del Pd Consiglio Comunale e componente della Direzione nazionale del partito Antonino Castorina, il consigliere metropolitano delegato alla cultura Filippo Quartuccio (Art.1) e il consigliere comunale dem Rocco Albanese, nonché l’ex sindaco di Taurianova, Fabio Scionti. Sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa anche due dipendenti dell’Avr, Giglio Genoese e Francesco Purrone. 

La AVR

Della Avr, società nata nel 2011, fa parte anche ASE (Autostrade service – servizi al territorio s.p.a.), che la holding calabro-romana ha acquisito dal gruppo Autostrade italiane. Operazione che ha permesso ad Avr di mettere le mani su importanti appalti e lavori, fra cui il contratto di global service per l’arteria Firenze-Pisa-Livorno, i servizi di manutenzione straordinaria della segnaletica per Aeroporti di Roma S.p.A., di lmanutenzione ricorrente sulle autostrade italiane, come contratti in Polonia.

Le accuse

Avr è attiva in sei regioni in Italia oltre che all’estero. Secondo gli inquirenti, in Calabria Avr aveva metodi assai spregiudicati. Per i pm Stefano Musolino, Walter Ignazzitto e Alessandro Moffa, la holding non esitava a scendere a patti con imprenditori vicini ai clan come con la politica, che spesso ha imposto alla società assunzioni e scatti di carriera per dipendenti selezionati, in futuro utili per acquisire voti e consensi. Lo faceva silenziosamente – sostengono i carabinieri – il vicesindaco Neri, con contestazioni pubbliche l’assessore Muraca, minacciando esposti, denunce e tempestando la società di richieste di chiarimenti l’ex consigliere regionale Giovanni Nucera. L’ex sindaco di Taurianova Fabio Scionti avrebbe invece spinto per due dipendenti, incluso Francesco Purrone, che secondo le accuse avrebbe poi fatto da tramite fra la società e gli imprenditori collusi con i clan.

Il consigliere metropolitano Filippo Quartuccio si è impegnato in primo luogo per il papà, dipendente della società, a cui ha fatto far carriera, mentre il consigliere comunale Rocco Albanese si è speso per il figlio, Sebastiano. Per far passare le proprie richieste invece, il consigliere comunale e dirigente nazionale Pd, Nino Castorina, plenipotenziario del settore Bilancio per inquirenti e investigatori avrebbe minacciato la società di tagliare fondi e commesse. Obiettivo, si legge nella carte, “ottenere un atteggiamento più compiacente nei confronti delle richieste sue e degli altri amministratori della Città Metropolitana in materia di assunzione del personale, di sponsorizzazioni ed altro”.

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L’attuale assessore Catalfamo, invece, all’epoca dirigente pro-tempore del settore Viabilità-Trasporti della Città metropolitana, nonché Responsabile unico di grandi appalti affidato alle controllate di Avr, Gaga e Ase, da una parte veicolava le richieste di politici e amministratori, ma dall’altra perorava la causa di Avr presso gli enti pubblici o forniva all’azienda informazioni e notizie riservate. Un servizio tutto fuorché gratuito. In cambio ha chiesto e ottenuto la disponibilità di due auto con autista per il trasporto di persone necessario all’organizzazione della festa per il diciottesimo compleanno di sua figlia, che mezzi e personale dell’Avr le portassero un tapis roulant a casa e una sistemazione di una settimana a Milano per la figlia della moglie dell’allora presidente della Provincia Raffa. Del resto, l’azienda la considerava importante. “Se si rompe il rapporto di fiducia con la Catalfamo – commentava il presidente del cda con il suo responsabile reggino Romeo – chiude .. .finisce l’appalto”.  

I rapporti con i clan

Ma anche nei confronti della ‘ndrangheta, l’Avr aveva un atteggiamento più che morbido. “Imprese riferibili alla citata associazione criminale sono state, reiteratamente e colpevolmente, agevolate – scrivono i magistrati –  attraverso l’affidamento dell’esecuzione di opere, nel ramo d’azienda dedicato al settore edile e manutentivo: mentre, nel ramo d’azienda della S.p.a., operativo nel settore della pulizia sono stati agevolati gli interessi di alcuni soggetti espressione della ndrangheta”. E se sulla Jonica e sulla Tirrenica lavoravano sempre e solo le aziende dei clan, a Reggio città venivano “coccolate” le storiche cosche cittadine, a partire dal clan De Stefano, che per i pentiti di fatto riusciva a gestire la società.

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 “L’Avr – dice il collaboratore Vincenzo Cristiano – risponde a De Stefano, quello che è uscito perché era bravo e aveva la laurea… Caponera. Comanda per qualsiasi tipo di situazione, qualsiasi tipo di problematica che lui in giro, tipo se gli toccano un furgone. Se lei ha notato non gli hanno mai bruciato un furgone, non gli hanno mai sparato un furgone mai, perché risponde a Giuseppe …Demetrio … come si chiama? De Stefano … quello che è uscito adesso per meriti diciamo perché si era laureato”. E proprio Caponera è stato assunto – dopo specifici accordi – dalla Hidro Ecologie, poi scelta dalla Avr per il servizio di riciclo del cartone e della plastica precedentemente assegnato ad altra ditta. Una protezione mafiosa che anche il presidente del cda, intercettato, conferma. 

Del resto, l’Avr alla ‘ndrangheta ha fatto più di un favore.

Nel tempo, ha scelto sempre o quasi ditte legate ai clan, a cui ha anche quasi raddoppiato il valore dell’appalto mentre diminuiva il lavoro. E quando arrivava l’interdittiva antimafia a metterle fuori gioco, la holding oggi sequestrata cercava imprese che con le precedenti erano in linea di continuità, come la Magi unipersonale di Giuseppe Maduli, entrata in gioco quando l’impresa del padre Biagio è andata a gambe all’aria e lui è finito sotto inchiesta e poi condannato come prestanome del clan Pesce.  

Ma nel corso della storia imprenditoriale dell’Avr in Calabria si contano anche lavori, appalti e favori con Domenico Pelle, esponente dell’omonimo clan e le sue ditte, con Leonardo Capogreco, subappaltatore prima di AVR e poi di ASE, arrestato nel settembre 2014 per porto e detenzione di armi, aggravato dall’agevolazione mafiosa,  con Domenico Laurendi, ritenuto esponente della cosca Alvaro, che nel 2009 ha ottenuto l’affidamento della manutenzione di circa 200 km di strade provinciali per il compenso complessivo di 20 milioni di euro nella zona preaspromontana di “competenza” del clan. Nei confronti della ‘ndrangheta unitaria, unitari erano i favori che Avr era disposta a fare. 

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