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Per poco non si è arrivati alle mani. Per un pelo lo scontro verbale tra il dg Claudio Bonati della Vero Volley Monza e alcuni tifosi non è degenerata in rissa. E di forze dell’ordine neanche l’ombra nel giorno di Pasqua.

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Per poco non si è arrivati alle mani. Per un pelo lo scontro verbale tra il dg Claudio Bonati della Vero Volley Monza e alcuni tifosi non è degenerata in rissa. Qualche scintilla si era già accesa durante l’ultimo set della partita tra il coach dell’Impavida Nunzio Lanci e altri tifosi del Monza. In ogni caso l’ordine pubblico andava garantito e, nel giorno di Pasqua, nessun carabiniere era presente. Solo il buon senso e il rispetto dei tifosi hanno escluso il rischio che lo scontro verbale tra il dg Claudio Bonati della Vero Volley Monza e alcuni tifosi degenerasse in rissa. Qualche scintilla si era già accesa durante l’ultimo set della partita tra il coach dell’Impavida Nunzio Lanci e altri tifosi del Monza. In ogni caso l’ordine pubblico andava garantito e, nel giorno di Pasqua, nessun carabiniere era presente.

LA PARTITA

Un Palasport gremito all’inverosimile nel giorno di Pasqua. Ed era prevedibile. Sieco Service Ortona e Vero Volley Monza hanno disputato una gara di play off che ha portato alla vittoria la squadra di Tommaso Lanci con il risultato di 3-1 (25/17-22/25-25/21-25/20). LO SCONTRO “A fine partita – scrive in un comunicato la società ortonese – un piccolo equivoco ha scaldato un po’ gli animi. Il presidente Tommaso Lanci e tutta la società Sieco Service Ortona chiede scusa al direttore sportivo del Vero Volley Monza, Claudio Bonati, per quanto accaduto”.

NESSUN TUTORE DELL’ORDINE

Non si capisce come sia stato possibile disputare una gara così importante senza garantire un minimo di ordine pubblico. Come mai nessun carabiniere era presente, come sempre accaduto nelle gare precedenti, durante la gara di domenica scorsa? L’ordine pubblico andava garantito? Possono profilarsi delle responsabilità? E se il diverbio si fosse trasformato in rissa? A chi andavano le responsabilità? L’Italia dei ridicoli e delle doppie velocità.  

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