Pace Fiscale, carcere
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La norma sulla pace fiscale mette a rischio la posizione dei contribuenti che hanno aderito alla pax erariale con il governo. Sono due milioni le persone che hanno aderito alla sanatoria di cartelle e liti fiscali pendenti garantita dallo Stato.

Tutti soggetti che, ora, potrebbero andare incontro a procedimenti penali, essere costretti a pagare quanto pensavano di aver sanato o, peggio ancora, finire in carcere.

La “trappola” 

Il sito Eutekne si è accorto del buco normativo all’origine della “trappola”. Il presidente dell’Istituto nazionale dei Tributaristi, Riccardo Alemanno, ha chiarito la situazione: “Si tratta di un mancato raccordo tra la norma tributaria sulla pace fiscale e la norma penale. L’interpretazione data da alcuni tribunali può essere superata in modo definitivo solo da un intervento legislativo, che equipari ai fini delle agevolazioni penali, il pagamento agevolato della pace fiscale al totale pagamento del debito iscritto a ruolo”.

Dunque, se non si interviene a livello parlamentare con un apposito intervento legislativo c’è l’eventualità di poter finire nei guai. Dipende da due fattori: da quali tribunali decideranno di applicare la norma “in maniera restrittiva” e dall’entità del mancato versamento.

I contribuenti che rischiano

Un problema che non riguarda la maggioranza dei contribuenti, ovvero coloro che avevano aderito alla pace fiscale per sanare “buchi di poche migliaia di euro”. Riguarda chi aveva a che fare con cifre più alte, tra i 50mila e i 100mila euro.

In quest’ultimo caso c’è la possibilità che i soggetti possano finire sul banco degli imputati e che “nei casi più gravi possano spalancarsi per loro i cancelli del carcere”.

Tra gli effetti del buco normativo c’è che dei 9,9 miliardi di euro di incassi previsti possano arrivarne una quantità assai minore, visto e considerando che la pace fiscale può essere pagata anche a rete e che la “trappola” svelata dagli esperti ha minato la credibilità fiscale del meccanismo.

Di admin

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