Ponte di Genova riconsegnato ai Benetton: un altro tradimento dei 5 stelle
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“Il nuovo ponte va consegnato nelle mani del concessionario autostradale in essere al momento”. Queste le parole usate dal Ministero delle Infrastrutture per confermare al commissario per la ricostruzione, il sindaco Marco Bucci, quanto comunicato già un anno fa, ovvero che il nuovo viadotto deve essere dato alla concessionaria titolare della tratta autostradale attraversata, ovvero la A10 Genova-Savona.

L’infrastruttura, dunque, torna ai Benetton, questo almeno fino ad una eventuale futura revoca della concessione. Nella breve missiva, firmata dal ministro Paola De Micheli, si parla della convenzione e del bisogno impellente di stipulare un protocollo necessario per gestire il passaggio di consegne così da uscire dall’impasse registrata negli ultimi tempi. La necessità è quella di riaffidare la gestione del ponte alla società che già deteneva la concessione. Obiettivo è consentire la riapertura del tratto di strada al traffico il prima possibile.

Proprio nei giorni scorsi, lo stesso primo cittadino di Genova si era lamentato del silenzio dell’esecutivo, che non aveva ancora dato disposizioni in merito a chi dovesse essere consegnato il viadotto.

La lettera firmata dalla De Micheli

“Sì, sì, la lettera al sindaco Bucci l’ho firmata io”, ha confermato il ministro De Micheli. “Ho mandato una lettera perché abbiamo avuto una riunione in cui il sindaco Bucci ha chiesto quali dovessero essere i percorsi, la procedura collaudo, la consegna post inaugurazione. Ovviamente in questa fase il concessionario è Aspi. In questa fase questa è l’opzione e ho firmato e inviato”, ha aggiunto. Entro il primo agosto, dunque, il ponte sarà nuovamente riaperto al traffico.

I 1067 metri del nuovo viadotto non possono essere espunti dal resto della tratta e affidati ad altri soggetti, ma allo stesso con cui si connette il viadotto, che sarà ultimato il 29 luglio per essere inaugurato, salvo contrattempi dell’ultima ora, sabato primo agosto.

Nel frattempo, la struttura commissariale ha affidato ad altri soggetti le ultime incombenze che restano da compiere sul ponte. Si tratta dell’ispezione statica, l’ispezione dinamica, il collaudo. “Abbiamo già affidato tutti i lavori, che saranno terminati entro il 29 luglio come da cronoprogramma” conferma il sindaco Marco Bucci.  

Il ricorso

L’affidamento della gestione del Ponte ad Autostrade deve passare dalla pronuncia da parte della Corte Costituzionale, sul ricorso presentato da Aspi contro l’esclusione di Autostrade dai lavori di ricostruzione del ponte decisa con il Decreto Genova dell’autunno 2018, varato dall’allora governo gialloverde.

In caso di accoglimento del ricorso, la holding Atlantia rimarrebbe nella compagine azionaria, magari con un riassetto e l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti. In caso contrario la strada della revoca stessa tornerebbe più praticabile.

Parole “famose” di Di Maio e Toninelli 

“Toti vuol far ricostruire il ponte Morandi ad Autostrade? Lo dica alle famiglie delle vittime”. E ancora: “Le autostrade ce le riprendiamo”. “Pagheranno la ricostruzione del ponte di Genova”. Così Di Maio e Toninelli Di Maio e Toninelli, all’epoca rispettivamente vicepremier ministro dei Trasporti. “Per essere chiari: io ce l’ho con la feccia politica che in questi anni ha firmato ad Autostrade contratti capestro che li solleva da ogni responsabilità, dandogli tutte le garanzie economiche e legali del caso” aggiungeva ancora Di Maio a gennaio 2019.

I “prenditori”

“Fuori i prenditori dallo Stato” accusava più recentemente la coppia pentastellata parlando dei Benetton. Un fiume in piena, un crescendo di accuse e polemiche contro “i padroni del casello” e “la malapolitica dei vecchi partiti” che ha chiamato alla corresponsabilità anche i maggiori giornali italiani rei di aver coperto, insieme, le operazioni di Atlantia su strade e autostrade.

“Il crollo si poteva evitare. È figlio di tutti i trattamenti privilegiati e delle marchette fatte ad Autostrade per l’Italia che incassa i pedaggi più alti d’Europa e paga tasse basse in Lussemburgo”, dice subito a caldo il 15 agosto a 24 ore dal disastro di Genova Di Maio annunciando la revoca della concessione autostradale e multe per 150 milioni di euro, e sferrando al tempo stesso un attacco micidiale alla vecchia politica e ai Benetton: “Nello Sblocca Italia nel 2015 fu inserita di notte una leggina che prolungava la concessione a Autostrade in barba a qualsiasi forma di concorrenza. Si è fatta per finanziare le campagne elettorali. A me la campagna non l’ha pagata Benetton e sono libero di rescindere questi contratti”, accusava sollevando un vespaio di polemiche e orgoglioso di “un governo che non ha preso soldi da Benetton”.

Passare sul cadavere

Chi non vuole revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia, minacciava nei primi giorni seguiti alla tragedia, “dovrà passare sul mio cadavere” ribadendo in alcune interviste le accuse rivolte ai governi precedenti per aver “coperto politicamente Autostrade per l’Italia”. Per questo dirà ancora più tardi “ci vuole tanto tempo per invertire la rotta e togliere la mangiatoia pubblica a questi prenditori, ma siamo stati votati proprio per questo”.

Un concetto quello dei ‘prenditori’ ribadito meglio sul Blog dei 5 Stelle: “Fuori i prenditori di soldi dallo Stato” e, dunque, l’annuncio della denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale di chi aveva permesso “la concessione regalo” ad Autostrade. Quei “prenditori che hanno preso possesso delle infrastrutture italiane, pagate dai nostri nonni e dai nostri padri, e grazie a politici compiacenti le hanno trasformate in macchinette mangia soldi dei cittadini”, dettaglierà ancora Di Maio denunciando quella “rendita garantita del 7%” che consegna al Paese la figura “dell’imprenditore a rischio zero che è un’invenzione tutta italiana”.

Gli arricchiti

“Chi si è enormemente arricchito non può continuare a gestire quel bene pubblico” urlava Toninelli diceva nel dicembre 2018 rilanciando, in alcune interviste ai quotidiani, le accuse sul “vergognoso scambio di favori tra vecchia politica e grandi potentati economici, a danno dello Stato e dei cittadini”.

Nel mirino soprattutto la ‘rendita’ che Autostrade si sarebbe garantita. “Altro che giusta remunerazione del capitale investito. Qui parliamo di colossi che hanno margini operativi giganteschi rispetto ai fatturati. Roba che possono sognarsi persino le grandi dotcom della Silicon Valley. Roba che Apple o Google si sognano”, diceva puntando il dito contro la politica “che ha svenduto l’interesse pubblico sull’altare di un capitalismo di relazione che ha alimentato i fatturati dei privati e, dall’altra parte, le casse dei partiti”.

D’altra parte anche per Toninelli erano “decenni che i giornali reggono il gioco a certi poteri forti, mentre i partiti ottenevano fondi da quegli stessi potentati, consentendo loro in cambio di arricchirsi enormemente a scapito dello Stato e degli italiani”, scriveva su Facebook. Dopo la bufera, si tratta di vedere se ora è tempo di disgelo o di tregua armata. “L’atteggiamento del governo non è cambiato”, precisa Toninelli puntualizzando che Alitalia e Ponte Morandi sono due dossier diversi e non vanno mischiate le carte.

Di admin

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