Quando il premier Mario Draghi si occupò della banca abruzzese Serfina
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Il Tribunale di Chieti assolse, nel marzo 2019, quattro persone che all’epoca dei fatti, fra il 2007 e il 2010, ricoprivano ruoli dirigenziali all’interno di Serfina, la società finanziaria che aveva sede a Chieti. Serfina nacque nei primi anni ’90 a servizio delle imprese che poi trasformò in banca.

Le quattro persone, Romeo Di Fonzo, allora direttore sia di Serfina Finanziaria che di Serfina Banca, Bruno D’Intino, all’epoca direttore della banca, Sandra Scurci, vice direttore di Serfina Banca e Andrea Miccoli, impiegato e stretto collaboratore di D’Intino, furono assolti perché “il fatto non sussiste”. I quattro erano accusati di usura ed estorsione. Per la prima imputazione, il pm Giuseppe Falasca, chiese la condanna di tutti gli imputati a un anno e sei mesi di reclusione e 4mila euro di multa.

Le accuse

Le accuse ruotavano intorno a un prestito e a un mutuo erogati a una società che si occupava di elettronica. Per l’accusa quei prestiti erano a condizioni usurarie sia per il tasso pattuito e applicato, superiore al tasso soglia rilevato ogni tre mesi, sia per le concrete modalità del fatto. Prestito che ammontava a oltre 647mila 500 euro con un tasso di interesse dell’11,25%, che superava il tasso soglia.

Una somma che, sempre secondo l’accusa, non venne erogata ai beneficiari ma fu reimpiegata immediatamente dalla banca per pagare i debiti accumulati dalla società sui conti correnti. Il legale rappresentante della società, la moglie e uno dei figli, sarebbero stati costretti a firmare le prime dieci delle 84 cambiali dietro la minaccia consistita nel prospettare il recupero immediato da parte di Serfina delle somme che la società doveva restituire. Accuse che i difensori degli imputati hanno smontato nei loro interventi, sostenendo fra l’altro che la banca voleva risanare la società.

Serfina banca

“Serfina Banca è la prima banca privata abruzzese. I nostri soci sono gli imprenditori e i professionisti della regione, insieme alle loro associazioni di categoria. Siamo una banca di prossimità, che vuol dire vicina ai cittadini e fortemente radicata nel territorio, nata dalla trasformazione della finanziaria Serfina S.p.A., operativa dal 1990”. La missione della Serfina era quella, dicevano, di “supportare la vostra attività e offrire servizi su misura e risposte veloci alle vostre esigenze e a quelle della vostra famiglia. In 16 anni siamo stati vicini a centinaia di piccole aziende aiutandole a crescere e ad ampliare i propri orizzonti. Oggi siamo più vicini, anche a te!“.

Serfina contava 250 soci con un capitale interamente versato di 20 milioni di euro e rappresentato da 38726 azioni ordinarie. La Banca popolare di Lanciano e Sulmona, rilevata alcuni mesi prima da Bper insieme alla Cassa di risparmio dell’Aquila, all’interno di Serfina aveva un pacchetto quota del 17,31%. Un altro 20% della azioni erano in quota Cna, la Confederazione nazionale degli artigiani.

L’acquisizione di Serfina

L’acquisizione di Serfina s’inquadrò in un processo di “svendita” degli istituti territoriali seguendo una precisa linea voluta da Banca Italia.

Il 1° ottobre del 2013 la Gazzetta ufficiale annunciava: “Si da’ notizia, ai sensi dell’art. 58 del D.Lgs. 385/93, che Banca popolare dell’Emilia Romagna soc. coop. (di seguito, anche «BPER» o «Cessionaria») ha acquistato da Serfina Banca S.p.a. con sede in Chieti, via Barbella n. 6, numero di iscrizione all’Albo delle Banche 5648, codice fiscale e P. I.V.A. 01537370692 (di seguito, anche «Serfina» o «Cedente»), in forza di contratto di compravendita del 15 luglio 2013 iscritto nel Registro delle Imprese di Chieti in data 24 luglio 2013, l’azienda bancaria come individuata nel medesimo contratto e di seguito descritta in via esemplificativa e non esaustiva”.

Cessione con efficacia dal 30 settembre 2013. BPER è subentrò in tutte le attività, passività, e rapporti inerenti l’azienda ceduta.

“Quest’ultima corrisponde al complesso dei beni organizzati per l’esercizio dell’attività bancaria, costituito da attivita’, passività e rapporti inerenti ad essa, nonché attività connesse e strumentali quali, a titolo esemplificativo, i crediti verso la clientela derivanti da contratti bancari (mutui e finanziamenti, conti correnti attivi, prestiti personali, compresi crediti classificati come «incagli» o «sofferenza», ecc), i debiti verso clientela derivanti da contratti bancari (conti correnti passivi, depositi a risparmio, certificati di deposito e titoli obbligazionari, ecc…) nonché i depositi amministrati, le gestioni patrimoniali, le quote di fondi comuni di investimento, le azioni e gli altri strumenti finanziari custoditi presso l’Azienda, le polizze assicurative sottoscritte fra clienti dell’Azienda e compagnie di assicurazione;

i contratti relativi al servizio delle cassette di sicurezza e agli altri servizi bancari accessori;

i contratti derivati in essere con la clientela dell’Azienda e i contratti stipulati con controparte istituzionale a copertura dei rischi di mercato dei medesimi contratti derivati con la clientela. Sono escluse dalla cessione dell’Azienda, a titolo meramente esemplificativo, le attività, i debiti e le obbligazioni sorte a seguito di controversie pendenti alla Data di Efficacia, i contratti di consulenza con professionisti e gli incarichi a consulenti, ad eccezione dei mandati professionali in corso per le attivita’ di recupero crediti in contenzioso (sofferenze) trasferiti alla Cessionaria“.

La linea dettata da Banca Italia

I direttori delle banche territoriali lamentarono la chiusura per colpa di una globalizzazione che stritolava gli istituti di credito locali. Eppure qualche dubbio nella gestione di Serfina la rilevò proprio Banca d’Italia, guidata allora dal presidente del Consiglio Mario Draghi.

In un documento ufficiale del 6 marzo 2007 di Bankitalia si leggeva:

“Considerato che la Vigilanza Creditizia e Finanziaria della Banca d’Italia ha accertato, con riguardo alla Serfina S.p.A. (Ch) le irregolarità di seguito indicate:

carenze nell’istruttoria, gestione e controllo delle pratiche di fido da parte del Consiglio di amministrazione e dell’Amministratore Delegato (art. 107, 2o comma, d.lgs. 385/93; parte prima, cap. VI, Istr. di Vig. Intermediari Elenco Speciale – Circ. 216/96);

posizioni ad andamento anomalo e previsioni di perdita non segnalate all’OdV da parte del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e dell’Amministratore Delegato (art. 107, 3° comma, d.lgs. 385/93; parte prima, cap. VIII, Istr. di Vig. Intermediari Elenco Speciale – Circ. 216/96); 

Considerato che le suddette irregolarità sono state contestate secondo le formalità previste dall’art. 145 TUB agli esponenti ritenuti responsabili e alla società, responsabile in solido; 

VISTA la nota – omissis – con la quale la Commissione per l’esame delle irregolarità, in osservanza del principio della distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie rispetto all’irrogazione della sanzione, fissato dall’art. 24 della legge 262/05, ha proposto al Direttorio della Banca d’Italia l’applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie di cui all’art. 144 TUB nei confronti degli esponenti aziendali, trasmettendo i relativi atti; 

IL DIRETTORIO 

Preso atto che sussistono, in base alle motivazioni esposte nella citata proposta della Commissione, qui integralmente richiamate e recepite, gli estremi per l’irrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie 

DISPONE 

A carico delle persone di seguito indicate, nella qualità per ciascuna di esse precisata, sono inflitte, ai sensi dell’art. 144 TUB, le seguenti sanzioni amministrative pecuniarie:

Componenti il Consiglio di amministrazione: 

Odoardi Pietro, Losi Giorgio, Di Costanzo Graziano, Carletti Giuseppe, Castiglione Vincenzo, Di Rocco Giorgio Urbano, Lanciotti Gloriano, Di Lorenzo Silvio, Mattoscio Nicola, Cavasinni Pasquale, Zoino Valerio, Altobelli Giovanni 

Amministratore Delegato: 

Di Fonzo Romeo 

Per l’irregolarità sub a) euro 4.000,00, ciascuno. 

Per l’irregolarità sub b) euro 4.000,00, ciascuno. 

Complessivamente euro 8.000,00 ciascuno. 

Ex componenti il Consiglio di amministrazione: 

Amadio Enzo (in carica fino al 27.04.2005), Menna Oreste in carica fino al 27.04.2005), Picarazzi Antonio (in carica fino al 27.04.2005), Tonelli Fernando (in carica fino al 27.04.2005), Serano Dionino (in carica fino al 27.04.2005) Per l’irregolarità sub 

a) euro 4.000,00, ciascuno. 

Componenti il Collegio sindacale: 

Cancelli Francesco, Damiani Mario, Salce Carmine Per l’irregolarità sub b) euro 4.000,00, ciascuno. 

Totale complessivo delle sanzioni: euro 136.000,00″. 

A firma del governatore Mario Draghi. Ovviamente.

di Antonio Del Furbo

329.3526266

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