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Oltre a Di Stefano anche l’ex assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni e gli imprenditori Rodolfo e Ferdinando Di Zio.

Il deputato del Pdl Fabrizio Di Stefano, l’ex assessore regionale alla sanità e attuale consigliere regionale dello stesso partito Lanfranco Venturoni, e gli imprenditori Rodolfo e Ferdinando Di Zio, sono stati rinviati a giudizio da gup del tribunale di Pescara Luca De Ninis nell’ambito della vicenda riguardante l’inchiesta sui rifiuti, che il 22 settembre 2010 portò all’arresto di Venturoni e Rodolfo Di Zio. Il gup ha anche rinviato a giudizio l’ex amministratore delegato della società ‘Team’, Vittorio Cardarella, e la società Deco. La decisione del giudice è arrivata dopo una camera di consiglio durata 24 ore. Per gli imputati accusati di corruzione il gup ha però proceduto al proscioglimento da questo reato. Nel caso di Di Stefano, accusato solo di corruzione, il reato è stato invece diversamente qualificato in millantato credito o traffico di influenza. I reati per cui sono stati rinviati a giudizio gli altri imputati sono peculato, abuso d’ufficio, turbativa d’asta. Il processo a loro carico prenderà il via il prossimo 23 ottobre davanti al tribunale collegiale di Pescara. La vicenda giudiziaria ruota attorno alla realizzazione a Teramo di un impianto di bioessiccazione. «Mi è stato tolto – ha commentato Venturoni dopo la lettura del dispositivo – un capo di imputazione che riguardava la corruzione, è rimasto invece il problema della formazione della società. Secondo il gup andava fatta la gara, io non sono un tecnico, però mi avevano assicurato che non era necessaria . Abbiamo quindi agito in maniera legittima, vedremo nel corso del dibattimento. Mi è stata tolta la corruzione, che sicuramente non mi appartiene».

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