Riforma Cartabia: il Csm esamina la legge che deve riformarla (e ovviamente non gli piace)
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A quanto pare, in Italia continuano a comandare i giudici. E senza che nessuno evidenzi questa situazione. Anomala a dir poco.

Così accade che oltre a trovare terreno difficile alla Camera, la riforma Cartabia del Csm non è ben voluta dallo stesso Consiglio superiore della magistratura. Insomma, il Csm dice che quella riforma, che la deve riformare, non è cosa buona da fare. E così il plenum intanto boccia la legge elettorale, un maggioritario con uno spruzzo di proporzionale, dicono. E aggiungono che la riforma penalizza le minoranze perché le “pagelle” per la carriera dei giudici non è cosa giusta. C’è, infine, il fatto che la Cartabia vuole una stretta per i capi di gabinetto che, dice il Csm, non possono essere trattati come le toghe che si candidano e non sono elette. Ma guarda un po’.

E se si pensa che il Csm si sia fermato qui ci si sbaglia.

Aggiungono, ancora, che agli avvocati non si deve dare diritto di voto nei consigli giudiziari. E Area, la corrente di sinistra dei giudici, si batterà nel corso del plenum per chiedere di eliminare l’illecito disciplinare previsto da Cartabia che punisce il procuratore che non rispetta il decreto sulla presunzione d’innocenza. Cioè indice conferenze stampa per diffondere notizie che vanno oltre la pubblica utilità. 

Con un testo di ben 142 pagine, il Csm fa le pulci alla riforma.

E arriva una pioggia di no, per esempio alle “pagelle” sulla professionalità con tanto di voto da “buono a ottimo”. Ma anche un no all’illecito per punire un eventuale ritardo nel compiere degli atti. E ancora, un no all’idea di inserire anche avvocati e professori nella struttura del Csm. Nonché ancora no all’idea di ridimensionare l’ufficio studi del Csm, a tutto’oggi una colonna portante per la vita stessa del Consiglio.  

Lega, Forza Italia e Azione presentano un pacchetto pesante di emendamenti. Che fa leva soprattutto sulla legge elettorale – Lega e Fi chiedono a gran voce il sorteggio – ma anche su regole intransigenti sulle “porte girevoli”. 

Le critiche alla legge elettorale… 

Partendo dal “sistema elettorale”: “L’articolazione del Csm – si legge nel parere approvato dalla sesta commissione – non deve in linea di principio rispondere a una logica di governabilità, ma deve essere espressione delle diverse visioni dell’organizzazione giudiziaria e della giurisdizione proprie della magistratura. Il sistema elettorale introdotto, pur essendo prevalentemente maggioritario, prevede un correttivo proporzionale che mira ad offrire ai gruppi minori una rappresentanza in Consiglio. Correttivo tuttavia insufficiente poiché anche con tali modifiche le minoranze potrebbero essere sottorappresentate, mentre i gruppi di maggiori dimensioni potrebbero essere sovrarappresentati”. 

… e quella sugli illeciti disciplinari per il ritardo 

Al Csm non va giù quello “sul reiterato, grave e ingiustificato ritardo nel compimento di atti, in caso di rispetto da parte del magistrato del piano di rientro adottato dal capo dell’ufficio, perché presenta incompletezze e necessita di integrazioni volte a chiarire: se la causa estintiva operi solo nel corso del procedimento disciplinare o anche dopo la sua conclusione; nel primo caso occorrerebbe prevedere che il procedimento disciplinare rimanga sospeso nel caso in cui le verifiche periodiche siano positive; nel secondo caso deve essere revocata la sentenza di condanna, disciplinando il relativo procedimento”

No alle pagelle con i voti

La riforma Cartabia vuole eliminare il carrierismo, ma il meccanismo delle “pagelle” con i voti da ottimo, a buono a discreto, rischia solo di peggiorare la situazione. “Le valutazioni di professionalità sono funzionali alla verifica periodica della permanenza in capo al magistrato dei valori di capacità, laboriosità, diligenza e impegno, cosicché la previsione di un giudizio ad hoc – graduato in discreto, buono, ottimo – sulla capacità di organizzare il proprio lavoro, che è già compresa nel parametro della diligenza, è del tutto ultronea e, portando a un’inammissibile classifica tra magistrati dell’ufficio, potrebbe finire per stimolare quel carrierismo che la riforma vorrebbe invece eliminare”.

Gli avvocati non devono giudicare i giudici

Netta chiusura, perché “presenta criticità”, sul ruolo riconosciuto agli avvocati nei consigli giudiziari per votare anche sulla carriera dei magistrati: “Rischia di introdurre inopportune ricerche di consenso presso il Foro locale da parte dei candidati”. E inoltre questo voto “desta forti perplessità, tenuto conto che i membri laici continuano a svolgere, nel corso del mandato consiliare, l’attività forense nello stesso distretto del magistrato in valutazione. La norma inoltre presenta aspetti di irragionevolezza nella discriminazione che introduce rispetto alla componente laica del Consiglio giudiziario rappresentata dai professori universitari, ai quali non è riconosciuta analoga facoltà”. 

Le porte girevoli

Il giudizio del Csm sulla legge Cartabia è positivo, con un solo neo, quello dei capi di gabinetto. È la stessa critica che fa il Pd. Dice il parere: “Introdurre un temporaneo divieto di esercizio delle funzioni giudiziarie per i magistrati che abbiano svolto incarichi di diretta collaborazione non tiene in adeguata considerazione la natura tecnica di tali incarichi ed appare irragionevole rispetto alla disciplina del ricollocamento in ruolo dei magistrati candidati alle elezioni politiche e non eletti, ai quali è consentito l’esercizio delle funzioni giudiziarie”. Secondo il Csm, questa disposizione, come quella che riguarda i magistrati che abbiano assunto incarichi di governo, “finisce per avere un effetto premiale consentendo la permanenza di tali magistrati al di fuori della giurisdizione anche in deroga ai limiti previsti dalla normativa ordinamentale e favorendo la prosecuzione di possibili carriere privilegiate”. 

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