Rigopiano, i familiari delle vittime sotto inchiesta per oltraggio e minacce al giudice
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A seguito della sentenza su Rigopiano c’è stata un’aggressione verbale nei confronti del giudice che ha emesso la sentenza da parte di un familiare delle vittime. La polizia ora dovrà relazionare sui fatti con il fascicolo che andrà direttamente ai giudici della procura di Campobasso.

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Rigopiano. È stata aperta un’inchiesta a seguito dei fatti avvenuti subito dopo la lettura della sentenza su Rigopiano, da parte del giudice Gianluca Sarandrea. Inchiesta d’ufficio per le minacce rivolte allo stesso gup da alcuni dei parenti che si aspettavano un esito totalmente diverso dell’iter processuale. Processo conclusosi conclusosi con 25 assoluzioni su 30 imputati.

Le ipotesi di reato andavano dal disastro colposo, all’omicidio plurimo colposo, a lesioni plurime colpose, a falso, depistaggio e abuso edilizio. Insomma, un intero sistema che ha fallito “la pianificazione territoriale di una Legge del 1992″ ha detto Giuseppe Bellelli capo della Procura di Pescara. “La Carta valanghe era un compito che spettava ai dirigenti della Regione Abruzzo, e quell’idea tempestiva e lungimirante è rimasta una buona intenzione senza risultati. Si è trattato di un ritardo inaccettabile”.

Scene di disperazione che sono sfociate in un’aggressione verbale nei confronti di Sarandrea contro cui si sono espressi sia il procuratore capo Giuseppe Bellelli che quell’accusa l’ha sostenuta, che la camera penale di Pescara.

Due le ipotesi di reato di cui si dovrà scrivere: oltraggio a un magistrato e minacce.

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