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Sabatino Trotta, il medico psichiatra arrestato ieri dalla Guardia di Finanza su mandato della Procura di Pescara su presunte tangenti alla Asl, si è impiccato in cella nella notte. 

Le indagini nelle quali era coinvolto Trotta riguardavano una gara d’appalto per l’affidamento della gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere. Appalto del valore complessivo di 11 milioni.

A finire in carcere è il dirigente del dipartimento di Salute Mentale della Asl di Pescara, Sabatino Trotta, primario della Asl di Pescara. Con lui sono stati arrestati il legale rappresentante, D.M., una dipendente con funzioni di coordinatrice, L.D., e una dipendente con funzioni di coordinatrice della Cooperativa Sociale “La Rondine”, società partecipante al Consorzio Coop. Sociali S.G.S. vincitore della gara pubblica di appalto.

Impiccato in carcere

Sabatino Trotta, evidentemente, non ce l’ha fatta a sopportare il polverone mediatico-giudiziario che Procura, Guardia di finanza e sistema mediatico hanno generato e così questa notte il dirigente si è tolto la vita alle 23.30 nella sua cella del carcere di Vasto (Chieti). Trotta era originario di Castiglione a Casauria e residente a Spoltore. Ha avuto un passato in Fratelli d’Italia in occasione delle elezioni regionali del febbraio 2019. Medico chirurgo specialista in Psichiatria e abilitato alla Psicoterapia, era direttore medico del Centro di salute mentale Pescara sud e del dipartimento di Salute mentale della Asl di Pescara.

Trotta era stato portato al carcere di Vasto per trascorrere un periodo di isolamento, in applicazione delle norme anti contagio per i nuovi detenuti.

L’ordinanza del gip Nicola Colantonio, ha portato un carcere anche il rappresentante legale, Domenico Mattucci, e una dipendente con funzioni di coordinatrice, Luigi Dolce, della Cooperativa sociale “La Rondine” di Lanciano (Chieti), che fa parte del Consorzio Sgs che ha ottenuto il ricco appalto, garantendo regalie a Trotta.

Lo show mediatico di Procura e Guardia di finanza

Quella di ieri è stata l’ennesima pagina buia della giustizia all’italiana. Da oltre 25 anni gli inquirenti, con il consenso della gran parte della stampa, pianificano conferenze stampa senza contraddittorio sbattendo il mostro in prima pagina. Mostro che spesso arriva alla conclusione del processo da innocente.

“Gli 11 milioni di euro potevano arrivare a 17 milioni di euro nel caso di proroga dell’appalto” spiegava in conferenza stampa il comandante regionale della Guardia di finanza, Gianluigi D’Alfonso. “Le cooperative hanno rappresentato un interessantissimo bacino elettorale per le future competizioni” ha aggiunto Anna Rita Mantini della Procura di Pescara.

C’è stata la possibilità di ascoltare la versione della difesa? Ovviamente no. Telecamere e sirene spiegate all’interno del tribunale per raccontare di gioielli, favori elettorali e accordi sottobanco. Una sola voce, una sola fonte: quella della Procura. Un tintinnìo di manette e di Giustizia forcaiola a cui nessuno mette mano.

Il ministro della Giustizia Cartabia riferisce in Aula

“È necessario ricostruire la vicenda in modo completo, poiché essa richiama le responsabilità di un sistema che permette la diffusione di intercettazioni private contemporaneamente alla contestazione di un possibile reato, con conseguenze psicologiche i cui esiti sono drammaticamente evidenti”. A chiedere di riferire in aula al ministro della Giustizia Marta Cartabia è Gianfranco Rotondi, presidente della fondazione Dc e vicepresidente del gruppo di Fi alla Camera, eletto in Abruzzo.

“Apprendere che la stessa persona sarebbe il dominus di un’opera di corruzione, quale quella che sembra emergere dall’inchiesta, lascia interdetti”. Così il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio. E ieri proprio Marsilio diceva: “Mi auguro che il dott. Trotta possa dimostrare la sua estraneità ai fatti addebitatigli e tornare a testa alta al suo lavoro. In caso contrario non esiterei a chiedere alla Magistratura di adottare la massima severità”.

Ora il dottor Trotta non potrà dimostrare nulla perché vittima di un sistema infame a cui tutti saremo chiamati a rispondere prima o poi.

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