Sostegni bis: i ritardi dei bonifici e lo scaricabarile tra Tesoro e Agenzia delle entrate
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Saranno distribuiti 5,2 miliardi, a fronte degli 8 stanziati dal decreto. Le risorse non utilizzate verranno impiegate per ristorare anche le attività con fatturati oltre i 10 milioni di euro, fino a un massimo di 15.

Per i bonifici del Sostegni bis ci sono stati ritardi considerevoli tanto che le Partite Iva avevano annunciato una rivolta. E a quel punto Agenzia delle Entrate e Tesoro hanno disposto i pagamenti automatici previsti dal decreto Sostegni bis.

A ricevere i bonifici saranno 1,77 milioni di partite Iva che avevano già ricevuto l’aiuto a valere sul Sostegni 1. Altre 38mila hanno optato per il credito di imposta. In tutto verranno distribuiti 5,2 miliardi, a fronte degli 8 stanziati dal decreto. Come anticipato dal ministro Daniele Franco – che aveva però promesso i versamenti per il 16 giugno – le risorse non utilizzate verranno impiegate per ristorare anche le attività con fatturati oltre i 10 milioni di euro, fino a un massimo di 15. I versamenti di oggi, ancorati alla perdita di fatturato subita nel 2020, rappresentano solo la prima tranche: le imprese potranno chiedere un ricalcolo del ristoro basato sul fatturato perso tra il primo aprile 2020 e il 31 marzo scorso e successivamente anche un conguaglio calcolato sul risultato d’esercizio dello scorso anno. Ma per quest’ultimo tassello manca il decreto attuativo del Tesoro.

Bonifici che stentano a partire

Fino a qualche giorno fa i versamenti dei nuovi contributi a fondo perduto non erano partiti nonostante le rassicurazioni di Daniele Franco che in commissione Bilancio della Camera aveva annunciato che i bonifici dell’Agenzia delle Entrate sarebbero partiti il 16 giugno. A sei giorni da quella scadenza i fondi erano ancora fermi nelle casse dello Stato. Nessuna informazione sul sito dell’agenzia fiscale incaricata di distribuire le risorse. Il Tesoro ha taciuto e ha rinviato alle Entrate. E le aziende sono rimaste in attesa nonostante fosse passato un mese dal consiglio dei ministri che varava il provvedimento con gli ulteriori ristori per le partite Iva.

La beffa

Proprio in quei giorni Michele Boccardi, presidente di Assoeventi, ha fatto notare che il nuovo stallo non solo rischiava di essere una beffa ma anche di avere gravi conseguenze per attività che con il Covid hanno visto il fatturato crollare anche del 90%. Per imprese “che sono state ferme per 16 mesi e sono ripartite lentamente, poiché lavorano su una programmazione semestrale e annuale”, ha spiegato Boccardi. “Anche il ritardo di un solo giorno nel ricevere i sostegni statali può essere fatale e ne può decretare la chiusura definitiva”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Paolo Bianchini, leader di Mio Italia: “È inaccettabile soprattutto per un comparto, quello dell’hotellerie, della restaurazione e dei pubblici esercizi, scelto come capro espiatorio e lasciato morire per mezzo di astruse e penalizzanti restrizioni”.

Il meccanismo

Il Sostegni bis prevede un meccanismo complesso, a tre livelli. Intanto un contributo automatico che consiste nella stessa somma già riconosciuta con il primo decreto Sostegni. Quindi un passaggio che non richiede ulteriori verifiche. Poi c’è la formula riservata alle attività che hanno più risentito delle restrizioni dei primi mesi del 2021. Possono chiedere un ricalcolo del ristoro basato sul fatturato perso tra il primo aprile 2020 e il 31 marzo scorso, invece che nel solo esercizio 2020. Il terzo canale è un conguaglio calcolato sul risultato d’esercizio dello scorso anno.

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