Svolta nel caso Tommasino: mandanti dell'omicidio scoperti dopo 15 anni
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La svolta sull’omicidio del consigliere comunale del PD Gino Tommasino scuote le imminenti elezioni amministrative a Castellammare di Stabia, quindici anni dopo il crimine che sconvolse la città.

Svolta nel caso Tommasino: mandanti dell’omicidio scoperti dopo 15 anni. Mentre i quattro esecutori materiali, membri del clan D’Alessandro, sono stati individuati e condannati da tempo, finalmente sono stati identificati e incriminati i mandanti dell’omicidio.

La decisione di Sergio Mosca

Secondo la recente indagine, la decisione di uccidere Tommasino fu presa da Sergio Mosca con il benestare del boss Vincenzo D’Alessandro. Mosca, attualmente detenuto al 41 bis, e D’Alessandro, sotto misura alternativa a Nuoro, sono i principali responsabili dietro il delitto. Tommasino fu assassinato il 3 febbraio 2009 con tredici colpi di pistola mentre guidava la sua auto sul viale Europa. Il movente, dettagliato nelle 337 pagine dell’ordinanza del Gip di Napoli Marco Giordano, era che Tommasino utilizzava il nome del clan D’Alessandro per ottenere guadagni illeciti destinati al clan stesso.

L’inchiesta ha messo insieme quindici anni di atti giudiziari, informative, processi e sentenze definitive, sviscerando le dinamiche del clan D’Alessandro e i suoi crimini. L’omicidio di Tommasino è emerso come parte di una strategia più ampia del clan per punire chiunque avesse tradito gli accordi economico-politici con la “famiglia”. Il collaboratore di giustizia Catello Romano, già condannato per questo omicidio, ha rivelato dettagli cruciali, indicando Mosca come uno dei mandanti già nel 2012.

L’identificazione di Mosca da parte del killer Salvatore Belviso

Il primo a identificare Mosca come mandante fu Salvatore Belviso, uno dei killer, durante uno dei suoi primi verbali da collaboratore di giustizia. Belviso dichiarò che l’ordine di uccidere Tommasino venne direttamente da Mosca, poiché Tommasino aveva tradito il clan non rispettando gli impegni presi. Renato Cavaliere, un altro membro del gruppo di fuoco, confermò che l’ordine proveniva da Vincenzo D’Alessandro. Raffaele Polito, il terzo pentito, dichiarò che Tommasino fu ucciso perché aveva sottratto soldi al clan, somma che ammontava a 30.000 euro.

La decisione di eliminare Tommasino fu presa nel gennaio 2009.

Dopo un incontro tra Belviso e D’Alessandro a Rimini, il boss scese a Castellammare di Stabia per incontrare Mosca. Alla fine della discussione, D’Alessandro diede il via libera a Belviso per agire. Successivamente, Mosca venne intercettato nel 2018 mentre faceva propaganda elettorale per un candidato di Forza Italia al consiglio comunale di Castellammare di Stabia, circostanza che contribuì allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche.

Nel 2009, il centrodestra vinse le elezioni e Gaetano Cimmino, ex segretario del PD che firmava le tessere raccolte da Tommasino, fu eletto sindaco. Le recenti rivelazioni sul caso Tommasino mettono in luce le profonde radici della corruzione e delle influenze camorristiche nella politica locale, evidenziando il legame tra criminalità organizzata e politica a Castellammare di Stabia.

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