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Sta per partire la nuova tv, testardemente voluta da Gino Di Tizio e Marino Valentini. In una breve intervista lo storico direttore teatino ci racconta di essere molto entusiasta di questa nuova avventura editoriale che lo sta per riportare sulle frequenze regionali.

Sta per partire la nuova tv, testardemente voluta da Gino Di Tizio e Marino Valentini. In una breve intervista lo storico direttore teatino ci racconta di essere molto entusiasta di questa nuova avventura editoriale che lo sta per riportare sulle frequenze regionali.

Mister Gino Di Tizio ne ha fatta tanta di tv ed è stato più volte direttore responsabile di testate giornalistiche. Gli esordi con ‘Telemaiella‘, poi ‘Tvl‘ e, ancora, ‘Rete 8‘ e ‘Antenna 10‘. Di Tizio arriva da quegli anni in cui fare televisione non costava quasi nulla e, nonostante tutto, si faceva con grande professionalità. «La cosa che rendeva il modello televisivo geniale era la passione e la volontà di fare» spiega il direttore. «Si era amici ma quando c’era da lavorare si lavorava seriamente» aggiunge. 

È evidente che con il tempo quelle idee e quel legame umano si è andato affievolendo fino a scomparire ed essere inglobato dentro l’individualismo becero e vomitevole di questi tempi. Basta guardarsi intorno e notare come le tv locali siano diventate le ‘prostitute’ preferite dei politici. Non c’è emittente o giornale che alla chiamata del ‘cialtrone’ eletto di turno non si metta, con tutta la redazione, nella posizione sessuale richiesta. La professionalità è sparita insieme all’orgoglio, barattato, col denaro. «Quelle poche volte che l’editore ha voluto mettere bocca sul mio telegiornale, ho girato i tacchi e sono andato via lasciando il posto agli altri» continua Di Tizio. Non pochi problemi ebbe nelle dirette serali con l’ex sindaco di Chieti Nicola Cocullo. ‘Nicolino’, come era soprannominato dai suoi concittadini, rispondeva ai dubbi e alle domande che i chietini gli ponevano. «Le telefonate non erano filtrate» ricorda Di Tizio. Ed oggi lo storico direttore dice di respirare lo stesso entusiasmo di ‘Telemaiella’:«Il punto è che bisogna poi concretizzare le cose. Comunque questa impresa sta nascendo come nacque Telemaiella tanti anni fa. È un buon viatico». E la pratica pare ci sia:«Stanno raccogliendo adesioni e pubblicità. Sono sulla buona strada. Tra poco apparirà il logo, il cavallo d’Achille, sul canale 115». Insomma Chieti potrebbe essere all’avanguardia con questo nuovo concetto che è la tv cittadina. Le prime sperimentazioni risalgono agli inizi degli anni ’70.

 

L’Abruzzo fu all’avanguardia in questo grazie all’intuito di Guido Fusilli, storico nome della tv abruzzese, che diede vita, nel 1971 a Pescara, a “Teleadriatica tva Cavo” la progenitrice delle street tv. Poi fu la volta di Telebiella creata da Giuseppe Sacchi. Il fondatore di Telebiella aveva creato un sistema di televisori collegati via cavo coassiale; gli studi erano in un ex convitto biellese (oggi raso al suolo), e uno dei televisori era posto in un bar sotto i portici del centro. Il successo dell’iniziativa fu clamoroso». 

Il progetto delle tv di quartiere è poi rinato nel 2001, con l’idea di trasmettere un debole segnale via etere che si rivolge a poche centinaia di telespettatori di un territorio ristretto – una strada, un quartiere, un gruppo di case.  TeleMonteOrlando, una microemittente che trasmette nella città di Gaeta, nacque il 24 dicembre 2001 per iniziativa di un gruppo di mediattivisti. «Lo studio di TeleMonteOrlando è un negozio che si affaccia sulla pubblica strada e le trasmissioni in diretta sono aperte a tutti i cittadini. Senza conoscere l’esistenza di TeleMonteOrlando, circa sei mesi più tardi, il 21 giugno 2002, un altro gruppo di mediattivisti dà vita a OrfeoTv, un’emittente che affaccia i propri studi sulla via omonima del centro di Bologna trasmettendo in un cono d’ombra del canale 51, non raggiunto, in quella zona, dal segnale di MTV» (wiki).

Marino Valentini, uno degli azionisti della tv, annuncia che in settimana saranno in onda i primi spot. Intanto si fanno i primi nomi dei personaggi che potrebbero passare sotto il marchio di Achille. Qualcuno propone Massimo Lupacchini (Tvsei) come responsabile dello sport. Prima delle vacanze estive era circolato il nome di Paolo Castignani (Rete 8) ma poi caduto nel dimenticatoio. 

«Certamente la tv non avrà conduttori di “alto lignaggio” che si sentono dei mattatori o peggio ancora cabarettisti e, in ogni caso, animati di protagonismo: quelli li lasciamo volentieri agli altri. Perdonatemi lo sfogo e la finiamo qua» commenta sulla pagina facebook Valentini. Insomma una cosa pare sia certa: ‘Teate Tv’ pare non sia per le raccomandazioni dei figli e delle nuore di qualcuno. Bene. Si tratterà però di capire come intendano orientarsi rispetto alle professionalità di chi dovrà lavorare nell’emittente:«La professionalità ci vuole ed è una garanzia per tutti, gli spettatori così come per gli inserzionisti ed è garanzia di sostenibilità e crescita, ma la cosa più importante è far crescere giovani capaci e volenterosi, gli stessi che per fare qualcosa di diverso e dimostrare quello che valgono hanno dovuto lasciare la città. Se iniettare professionalità comporta anche qualche acquisto straniero ben venga: l’importante è che sposi la linea editoriale e faccia da chioccia ai teatini comunicatori di domani, pronti a prendere le redini quando ce ne sarà bisogno» scrive Nicola Desiderio. 

Una tv nata anche per sopperire alla scarsa attenzione riservata dalle emittenti locali a Chieti. ‘Rete 8‘ sarebbe la nemica numero uno e da contrastare con l’audience. Consiglierei ai chietini di non riservare troppa energia per questa cosa. La rete di Pierangeli sta procedendo, grazie alle decine di direttori che ha messo dentro negli ultimi anni, allo smantellamento della tv per completa inettitudine dei dipendenti. A ‘Teate Tv’ l’invito a non fare questo errore. Riguardo alle pressioni politiche che arriveranno cito una frase del loro futuro direttore quando rispose all’editore di ‘Teleabruzzo Regionale’ gli impose un certo tipo di telegiornale:«Gli ordini, da Norimberga in poi, se sono sbagliati non si eseguono più».

di Antonio Del Furbo

 

 


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