Totò Cuffaro e il carcere. Il ruolo del figlio di Vespa nell’inchiesta di Report
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Molti ex. Terroristi neri dei Nar e di Ordine Nuovo, ex bombaroli, detenuti, ex detenuti e detenuti vip, sottosegretari.

Tra Cooperative e favori, in uno girandola di sponde interne al mondo del neofascismo, spunta anche un presunto protagonista: il figlio di Bruno Vespa, Federico Vespa, giornalista come il padre. Il suo nome compare, insieme a quello dell’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro, in un’intercettazione agli atti di un’inchiesta della procura di Roma. Di questa intercettazione e di molto altro racconta – con documenti inediti – un servizio di Report intitolato “Ombre nere” in onda questa sera su Rai 3.

Le cooperative dell’ex Nar

L’approfondimento scava nelle attività di Luigi Ciavardini e Francesca Mambro nel settore carcerario. I due ex terroristi dei Nuclei armati rivoluzionari, condannati insieme a Valerio Fioravanti – tra le altre cose – quali autori materiali della strage di Bologna. La parte che riguarda i bilanci di due cooperative che fanno capo alla famiglia Ciavardini, è molto interessante. Le cooperative lavorano con ex detenuti nel verde pubblico: insieme nel 2021 hanno fatturato 2,5 milioni di euro, e una delle due, negli ultimi cinque anni, cinque milioni. La capofila è Agm, fondata dal figlio di Ciavardini insieme al vice garante regionale dei detenuti del Lazio Manuel Cartella, una vera e propria miniera d’oro. Poi c’è Gruppo Idee, l’associazione creata in carcere dallo stesso Ciavardini per la promozione di attività sportive e per generare lavoro presentato come occasione per riabilitare i detenuti: un “sistema” usato, in realtà, per tirare fuori dalle sbarre i reclusi “amici”.

Report documenta che a beneficiare della rete di Gruppo Idee e del sistema delle cooperative di Gengis Khan – soprannome di Ciavardini ai tempi della lotta armata – ci siano stati, tra gli altri, Gilberto Cavallini, anche lui ex Nar, anche lui condannato per la strage di Bologna. Nel 2017 Cavallini (detto “il Negro”) ottiene la semilibertà. La avrebbe ottenuta – secondo quanto ricostruito e dimostrato da documenti acquisiti da Report – proprio grazie al ruolo del “cooperatore” Ciavardini. E poi grazie all’interessamento al sottosegretario all’Ambiente di Fratelli d’Italia, Claudio Barbaro, arrestato negli anni ’80 per associazione a delinquere e detenzione di armi.

L’intercettazione

Gruppo Idee ha avuto tra i suoi iscritti anche Totò Cuffaro, quando era recluso a Rebibbia. L’ex governatore siciliano – stando alla ricostruzione di Report – avrebbe usato alcuni eventi sportivi organizzati  in carcere dall’associazione per incontrare informalmente alcuni suoi ex collaboratori. Qui c’è la parte che riguarda lui, Cuffaro, e Federico Vespa. In un audio inedito che verrà mandato in onda parlano la moglie di Cuffaro e il figlio di Bruno Vespa – giornalista e direttore del giornale distribuito in galera da Ciavardini. Nella conversazione confluita negli atti di un’inchiesta della procura di Roma, la moglie di Cuffaro spiega a Federico Vespa che ha difficoltà a far entrare dei fogli a Rebibbia e lui la rassicura sul fatto che può farli entrare senza problemi. Come? Infilandoli in un quaderno, perché, essendo un volontario (lui, Vespa), non viene mai controllato con attenzione all’ingresso.

Federico Vespa nega con decisione la circostanza: “Non sono nemmeno indagato – replica – non ho mai portato nessun pizzino, è una invenzione assoluta”. Per il commissario regionale della Dc, Totò Cuffaro, “Stasera ‘Report’ rimesta una storia farlocca. È assurdo raccontare che mia moglie avesse bisogno di qualcuno per portarmi alcuni fogli mentre ero in carcere. In realtà, mia moglie mi portava regolarmente fogli ove erano trascritti al computer miei scritti a mano che le avevo precedentemente consegnato. E il tutto era regolarmente controllato, foglio per foglio, dal personale carcerario e poi autorizzato: si trattava di fogli relativi al libro “Il candore delle cornacchie” che ho scritto in carcere. Allusione falsa e cattiva è dunque parlare di ‘pizzini’, quando tutto è avvenuto in maniera legale, trasparente e autorizzata. ‘Pizzini’? Ma è possibile che un tipo di giornalismo possa ridursi a tanto?”.

La casa di Mambro e Fioravanti

Infine, Francesca Mambro. La moglie di Giusva Fioravanti – condannata a nove ergastoli per la sua attività terroristica con i Nar fondati dal marito. La sua pena si è estinta nel 2013, dopo essere stata messa in libertà condizionale nel 2008.  Attraverso la testimonianza video raccolta dell’ex Nar Emanuele Macchi di Cellere, Report racconta i rapporti della ex terrorista con l’allora garante dei detenuti Angiolo Maroni e il ruolo della Mambro nella scarcerazione di Pierluigi Concutelli nel 2011 (l’ex leader di Ordine Nuovo scomparso recentemente, autore di tre omicidi tra cui quello del giudice Occorsio). Sulla Mambro il programma di Rai3 ha scoperto che, nel 2002, lei e Fioravanti hanno fatto acquistare la casa dove abitano alla figlia, che all’epoca aveva un anno, con l’obiettivo evitare di dover pagare il risarcimento ai familiari delle vittime di Bologna.

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