Siamo a Leporano, ai piedi del Parco archeologico di Saturo, sulla litoranea salentina e precisamente a 8 chilometri da Taranto.
Enzo Papa, nel 2002, acquista per 300 mila euro un rudere. A quel punto chiede un mutuo di 200 mila euro a Banca della Nuova Terra. L’idea è quella di realizzare una masseria B&B, oleificio, ristorante: costo totale della ristrutturazione 850 mila euro. L’attività va molto bene ma, purtroppo, arriva la crisi economica che va a sommarsi alla tragedia dell’Ilva. I turisti a quel punto scelgono altre mete cosicché Enzo non arriva più a pagare le rate del mutuo. La banca, nel 2012, pignora la masseria che viene messa all’asta.
Come riporta Il Fatto, le prime aste vanno deserte e il prezzo scende fino a 375mila euro e Papa si accorda con la società Kanapa per presentare un’offerta. Il Giudice di Taranto, Andrea Paiano, quando apre l’asta si accorge che sul portale risulta una sola offerta: quella di Mario Turco, senatore del M5S, anche se i bonifici sono due (uno di Turco e uno di Kanapa). Dell’offerta fatta da Kanapa non ci sarebbe traccia:“il sito ‘Aste telematiche’ invia al delegato una comunicazione via email: l’offerta di Kanapa srl non era stata inviata dal ministero al portale delle aste, perché era stato rinominato il file generato all’atto della registrazione.”
Quindi la masseria viene aggiudicata a Turco per 375mila euro. L’istanza di revoca viene respinta dal tribunale. Kanapa srl deposita, attraverso il suo legale, un reclamo formale al Tribunale di Taranto: l’udienza è fissata per il 26 giugno prossimo. Il 3 aprile il giudice firma il decreto di trasferimento nei confronti di Turco.
Nello stesso giorno, racconta sempre Sandra Amurri, autrice dell’articolo pubblicato su Il Fatto, “alla masseria Galeota arrivano due carabinieri, il funzionario senza delega dell’Istituto vendite giudiziarie Paolo Annunziato, e Grazia Peluso, mamma del senatore Turco, con il legale del figlio. L’inventario dei beni presenti dura otto ore, con tanto di beneauguranti paste e cappuccino offerti dalla mamma del senatore.”
E arrivano anche i sigilli. Amurri telefona a Turco che spiega così la vicenda:
“Non conosce la famiglia Papa? La sua villetta è proprio di fronte alla masseria Galeota dei Papa, tant’è che ci sarebbe andato anche diverse volte a cena. Il Movimento ha sempre fatto battaglie a favore degli esecutati, fino a ricomperare all’asta una casa pignorata alla figlia del proprietario che si era dato fuoco. Non prova imbarazzo?”
“È un caso diverso. Ripeto, all’asta ha partecipato una società e non una famiglia, che ha fatto debiti anche con altri soggetti oltre alla banca, ha creato diseconomia nel mondo reale. L’avvocato della controparte ha sbagliato a cambiare il file, lo ha detto il giudice, ed io sono risultato il solo partecipante. C’è una sentenza definitiva.”
Non c’è ancora una sentenza definitiva, tant’è che pende un reclamo presso il Tribunale di Taranto con udienza fissata il 26 giugno.