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I vertici dell’Università d’Annunzio di Chieti non ci stanno e all’inchiesta condotta dal Fatto nei giorno scorsi rispondono con le querele.

Ad essere sul piede di guerra Filippo Del Vecchio, il direttore generale dell’Uda, che annuncia l’avvio di due cause: una civile e l’altra penale. Non ci sta Del Vecchio perché, dice, si è voluta mettere in cattiva luce la gestione dell’Ateneo e, quindi, bisognerà, nelle sedi opportune, tutelarne l’immagine.

Intanto precisa che non esiste default ma che, anzi, il bilancio è moltto florido. “Abbiamo chiuso in pareggio e, dal 2012, addirittura con avanzo di gestione, per non parlare degli avanzi di amministrazione. L’avanzo di gestione del 2015 ha raggiunto 31 milioni di euro” spiega a Primadanoi.it.

Dunque, il bilancio riferibile al 2013 è stato approvato dal Collegio dei revisori dopo tutti gli accertamenti del caso.

Riguardo, invece, ai famosi 33 incarichi della segretaria, Del Vecchio sottolinea che non si tratta di incarichi retribuiti ma bensì di 33 attività con un unico stipendio. Nessun trucco nemmeno per la carriera della professionista perché si tratta di “rivitalizzazione di una carriera”, spiega sempre a Pdn.

Del Vecchio ha una risposta anche per l’aspetto della vicenda sollevata dal Fatto riguardante la riconferma del Direttore Generale indagato e precisa che la legge non impedisce a un cittadino di lavorare per l’amministrazione pubblica almeno fino a quando non si becchi una condanna. Un avviso di garanzia non è una condanna, per Del Vecchio.

Sui soffitti che crollano, invece, Del Vecchio parla di responsabilità della Fondazione Università d’Annunzio in quanto a loro è spettata la manutenzione per almeno un decennio.

La domanda che ci facciamo però è: perché Del Vecchio le risposte non le ha date direttamente ai cronisti del giornale di Travaglio?

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