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Vasto, la città del chietino, era, un tempo, un centro turistico d’eccellenza. La bella Vasto e la splendida San Salvo, oggi, sono in ginocchio per merito, anche, della solita politica del dire e del non fare. Antonio Del Furbo

Poi esiste, nonostante qualcuno continui a far finta di non vederla, una criminalità molto organizzata che fa affari con la droga. Esiste il racket, la lotta tra bande, esistono pistole e fucili. Ma si fa finta di non vedere.

Il 29 agosto del 2013 vennero sequestrati 32 chilogrammi di droga nel vastese. L’hascisc era destinato alla riviera. La zona, come denunciammo ancor prima del sequestro, era sotto il controllo di veri e propri boss della criminalità che usavano albanesi e rumeni per la manovalanza. La droga fu trovata all’interno di un auto guidata da un albanese. Chissà perché. Zone d’ombra parlò di quinta mafia ancor prima di quel 29 agosto. Ma c’era il sindaco Luciano Lapenna che non era d’accordo con noi:“mi sembra un po’ esagerato” ci disse in un un’intervista “parlare di quinta mafia a Vasto”. Negò, il sindaco, che la città rappresentasse l’anello di congiunzione tra la malavita campana e quella pugliese. Non ci sono, insomma, grosse organizzazioni che facevano dividendi da capogiro.

E come mai nel 2007 l’appena insediatosi vice questore di Vasto, Cesare Ciammaichella, dichiarò che:“L’organico del commissariato è idoneo ed in linea con i parametri fissati dal Ministero. Chiaramente, se si dovesse prospettare la possibilità di avere altro personale, non lo rifiuteremo”.

Fatto sta che, a quanto pare, le cose non stavano e stanno propriamente come le raccontava e racconta il sindaco Lapenna. La magistratura napoletana ha scoperto che una gran quantità di denaro del clan dei Casalesi è stato riciclato a Vasto grazie alla costruzione di un residence. Quell’inchiesta ha portato a 20 arresti, tra Aversa e Trentola Dugenta. A seguire, quindi, l’allarme lanciato dal presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera:“Con rammarico constatiamo che le uniche problematiche analizzate in città riguardano la questione biomasse a Punta Penna, quando le preoccupazioni per l’intera collettività sono di ben altra natura e la tranquillità dei nostri cittadini è minacciata da attività illecite e criminali”. Poi gli arresti del 2012 con 63 ordini di custodia cautelare e i sequestri dei beni mafiosi nel 2008.

LA DENUNCIA DI STEFANO MORETTI DELL’OSSERVATORIO ANTIMAFIA

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Quindi i vari agguati in pieno centro cittadino e le minacce ai negozianti. Una situazione seria che è stata affrontata solo da qualche associazione (Osservatorio Antimafia e Codici) che hanno stilato il dossier ‘La prova’ e proposto più volte incontri urgenti con il generale dei carabinieri e il questore.

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La situazione, però, resta immutata.

L’altra notte è stato gambizzato un albanese che si trovava davanti a un bar, nei pressi della stazione di San Salvo. Un regolamento di conti? Forse. Ma la sparatoria è avvenuta in un locale in cui il titolare, tempo fa, fu vittima di un avvertimento attraverso dei colpi di pistola sparati sulla sua vetrina. I due albanesi arrestati, Faslia Fasli di 32 anni, e Tafili Clirim, di 46 anni, si sono affrontati in un vero duello: Faslia entrando nel bar quando è stato colpito alle gambe da 3 colpi di pistola sparati da Tafili. Caduto a terra Faslia ha estratto la pistola e risposto al fuoco, mancando Tafili. 

Tutto avvenuto in un luogo pubblico. Come spesso accade. Chissà se i sindaci di Vasto e San Salvo si rendono conto di ciò che accade da quelle parti.  

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