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La felicità può esistere solo accentandola

Dopo l’uscita di Finding Nemo (2003), l’appassionato di pesca subacquea Lloyd Scott ha deciso che era arrivato il momento giusto per godersi tutto un film sott’acqua. Rendendosi subito conto che sarebbe stato problematico trattenere il respiro per un’ora e quaranta minuti, Scott ha pensato bene di equipaggiarsi di un’elegante seppure un po’ antiquata muta da sommozzatore, prima di immergersi a guardare il film in una vasca di cinque metri quadrati nell’Aquarium di Londra. «L’animazione era così realistica che in certi momenti le immagini sullo schermo si fondevano perfettamente con l’ambiente marino in cui mi trovavo immerso».

Printing ‘ Suicide note – Third revised.’

Ryan Newman (Elijah Wood) è relativamente sereno dopo aver terminato la terza revisione, quasi soddisfatto e meticoloso mentre seleziona gli ingredienti per il suo frullato corretto.
“Addio ragazza della porta accanto, spero mi trovino prima che la puzza diventi un problema per te”. 
Addirittura ironico il primo saluto a Jenna (Fiona Gubelmann): sorrisetto idiota, da autentico loser (prototipo testato e di garantito successo delle sit-com americane) con tanto di “baffo da latte”.
Questo prima di entrare in overdose di zuccheri, grazie alle pseudo-pillole prescritte dalla sorella (Kristen), ostetrica, maniaca del controllo, ossessiva fuori misura nei confronti del protagonista, almeno inizialmente.
Controllo smodato, fifa, caratteri che compongono un’ esatta allegoria della vita del nostro personaggio principale: è condizionato, un soldatino diligente che esegue gli ordini senza battere ciglio (la scelta della facoltà di giurisprudenza, la carriera da avvocato, la successiva occupazione in ospedale, settore amministrativo).
“La paura serve a qualcosa, la vigliaccheria a niente”.
Wilfred (Jason Gann), proprio per questo, è l’input determinante la nuova esistenza di Newman.
Accompagnato da uno dei più diffusi clichè (il cane è il miglior amico dell’uomo), questo cucciolone è una figura d’immediato impatto: sigarette, erba, jam sessions e libido a mille, “in parte un Labrador Retriever e in parte un Rusell Crowe dopo una sbronza”, questo chiaramente agli occhi di Ryan.
Niente più animali parlanti o pupazzi animati per David Zuckerman, produttore esecutivo e adattore della serie per FX Productions, basata sull’omonima sit-com australiana (Jason Gann interpreta Wilfred in entrambe le serie, oltre ad essere co-ideatore), solo un omaccione con un costume dozzinale, rude, che trascina il protagonista in differenti situazioni nonsense che si concludono in puntata.
Ryan molla i suoi schemi predefiniti al dettaglio, privi di qualsivoglia divertimento, convergenti anzi in una depressione cronica, per assecondare la follia del suo nuovo mentore, fan N°1 di Matt Damon, salvandolo da un pervertito dog-sitter (accessori: mantellina da parrucchiere alla superman e pistola ad acqua) importunando quel rompiscatole del vicino, cultore di film pornografici, insomma “resistendo al potente”.
Il tuo mondo, le tue convinzioni crollano? Ribalta le prospettive, “svalvola”: questa la filosofia confezionata da Jason Gann.
“Ci scappa del rock, ciccio!”

 

Michele Bellafronte

 

 

 

* “School of Rock” (2003), “Portala al cinema” (2006), “David Zuckerman”

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