Arriva la stangata fiscale di luglio. Alla Camera si discute la proposta di condono e pace fiscale
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Luglio, tempo di vacanze e di relax. E quest’anno soprattutto tempo di mazzate fiscali, di quelle che fanno male. Un mese affollato di scadenze fiscali con la giornata di lunedì 20 che si preannuncia a rischio ingorgo tra Irpef e Iva. Dopo il rinvio a causa del Covid riprendono infatti i pagamenti delle imposte. E arriva la stangata fiscale di luglio.

C’è anche l’appuntamento per la presentazione del 730  per chi vuol avere a fine mese il rimborso in busta paga. Infine scatta l’ora di andare alla cassa anche per la Tari per chi ha scelto di versare a rate. 

Partite Iva

Il 20 luglio, per professionisti e autonomi dovranno pagare il saldo 2019 e il primo acconto del 2020. Interessati anche i contribuenti che hanno scelto il regime forfettario. Il rinvio ha riguardato circa 4,5 milioni di contribuenti. Volendo sarà possibile spostare in avanti di un altro mese il pagamento, aggiungendo alle imposte dovute la maggiorazione dello 0,40%. Sempre lunedì 20 è il termine per il versamento del saldo dell’Iva relativa al 2019 risultante dalla dichiarazione annuale, maggiorato dello 0,40%  per il periodo 16/3/2020 – 30/6/2020.

Le scadenze per le rateizzazioni

Il 30 luglio scade il termine per il pagamento della seconda rata Irpef per chi ha versato la prima a giugno. Sempre il 30 luglio può pagare il saldo Irpef, con la maggiorazione dello 0,40% chi non ha pagato a giugno. Per le rate successive, invece, si applicheranno gli interessi che aumentano tanto più si porta in avanti la rateizzazione.

Conguagli per il 730

Chi presenta il 730 tramite Caf entro il 15 luglio, o direttamente sul sito dell’Agenzia delle entrate entro il 23, potrà avere il rimborso in busta paga già a fine mese se ha diritto ad un credito d’imposta. Versamento direttamente sul conto per chi presenta il 730 senza sostituto. Conguaglio ad agosto per i titolari di pensioni. Invece chi deve pagare potrà rinviare la presentazione del modello fino al 30 settembre, ma in questo caso tra ottobre e novembre saranno dovuti sia il saldo per il 2019 che gli acconti per il 2020.

Tari

Per il pagamento della Tari, classico appuntamento dei mesi estivi per chi decide di pagare in un’unica soluzione, i Comuni hanno scelto nella maggio parte dei casi un rinvio lungo, tra ottobre e dicembre, in seguito all’emergenza Covid. Per chi sceglie di pagare a rate, invece, luglio è il primo appuntamento.  

Il cantiere del Fisco

Da circa un mese il governo porta avanti il cosiddetto cantiere del fisco: obiettivo ridurre le aliquote e avviare una pace fiscale. Primo firmatario della proposta di legge il deputato di Forza Italia Antonio Martino. Il testo, sostenuto anche da altri 20 parlamentari azzurri, da Mariastella Gelmini ad Alessandro Cattaneo, a Matteo Perego di Cremnago, ha iniziato il suo iter parlamentare in commissione Finanze alla Camera.

Obiettivo la pax fiscale

“La proposta di legge – dice il deputato Antonio Martino, classe 1976, imprenditore di Pescara – vuole intervenire per fronteggiare la drammatica condizione economica che stanno vivendo migliaia di contribuenti, professionisti, lavoratori autonomi, giovani imprenditori e titolari di aziende. Servono nuove misure di pace fiscale che consentano ai contribuenti che hanno presentato una regolare dichiarazione, ma non hanno potuto pagare, di definire la propria posizione col fisco in modo sostenibile».

Definizione a tre vie

La proposta prevede la possibilità di effettuare la definizione automatica dei redditi di impresa, di lavoro autonomo relativi ad annualità per cui le dichiarazioni sono state presentate entro il 31 dicembre 2018, definendo automaticamente i redditi di impresa e di lavoro autonomo entro il 31 ottobre 2020. La proposta di legge prevede lo stock fiscale e, a garanzia della rateizzazione, una polizza fideiussoria assicurativa. Tre le vie: in unica soluzione entro il 31 ottobre 2020 con uno sconto del 40%; tramite rateizzazione nell’arco di 5 anni con uno sconto del 20% e un tasso di interesse del 3%; tramite una rateizzazione a 20 anni con un tasso di interesse del 2 per cento. Un mix, dunque, di forti sconti e di rateizzazioni, anche con tempi lunghissimi di incasso. “L’obiettivo della proposta di legge – spiega ancora Martino – è aggredire il magazzino fiscale del Paese, tutto ciò che è stato regolarmente dichiarato, ma non pagato. Un patto fra cittadini e Stato per evitare che molte imprese che non sono in grado di pagare, debbano chiudere”.

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Si inizierà con le audizioni

“Abbiamo deliberato l’incardinazione della proposta di legge – sottolinea Raffaele Trano, presidente della commissione Finanze della Camera – ed inizieremo rapidamente la fase di audizioni, per giungere a un testo condiviso. É un provvedimento importante, che punta ad aggredire il magazzino dei crediti da riscuotere del fisco italiano”. L’idea avanzata dalla proposta di legge di Martino, spiega, “è quella di fare un patto con lo Stato. In questo momento abbiamo imprese indebolite e con carenza di liquidità, nonostante il rinvio del pagamento dei tributi. Soldi che vanno comunque pagati e che rendono ancor più difficile sanare il conto dei debiti pregressi. Puntiamo a un mix di elementi per far respirare imprese e contribuenti, grazie a un condono dei debiti pregressi. Un modo per intervenire rapidamente, evitando ulteriori chiusure”.

Magazzino fiscale da 954,7 miliardi

Il magazzino fiscale del Paese appare molto complesso da aggredire. Ed è cresciuto di 20 miliardi in sei mesi. E sarà ancora più elevato quando arriveranno i conteggi dopo il lockdown legato al coronavirus. Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate, nell’audizione del 22 aprile 2020 ha detto che al 31 dicembre 2019 il magazzino dei crediti ancora da riscuotere, affidato da diversi enti creditori all’agente della riscossione, ammonta alla cifra di 954,7 miliardi e interessa una platea di 17,4 milioni di contribuenti. Oltre venti miliardi in più rispetto al dato comunicato dall’Agenzia delle entrate al 31 agosto 2019 (quando era 934,4 miliardi).

Il 40% non esigibile

La cifra aggredibile, però, è ben diversa da quella che appare a prima vista. Il 40%, infatti, risulta difficilmente esigibile: 153,1 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti; 118,9 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate; 109,5 miliardi da nullatenenti, come risulta dai dati dell’Anagrafe tributaria. 

Cosa resta?

Difficile anche esigere ciò che resta, che sono 504,1 miliardi. Si tratta di 14,7 miliardi di euro di rateizzazione in corso; 410,1 miliardi di euro relativi a contribuenti nei confronti dei quali l’Agente della riscossione ha già svolto, in questi anni, azioni esecutive o cautelari che non hanno consentito il recupero integrale del debito attuale. Ci sono altri 79,6 miliardi di euro comprensivi anche di posizioni per le quali, in base alle norme a favore dei contribuenti – come la soglia minima per l’iscrizione ipotecaria, l’impignorabilità della prima casa, i limiti di pignorabilità dei beni strumentali, la limitazione alla pignorabilità di stipendi, salari e indennità relative al rapporto di lavoro e di impiego – sono inibite, o limitate, per l’Agente della riscossione le azioni di recupero. 

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