Bimba violentata in comunità: il giudice non interviene
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“Temiamo per la sua sicurezza: il giudice la tiri fuori da lì”: l’appello è dell’avvocato Miraglia, portavoce della madre della dodicenne violentata in una comunità romana.

Il Tribunale per i minorenni di Roma non pare intenzionata a intervenire tempestivamente sulla vicenda. Il giudice, infatti, ha convocato l’udienza tra due mesi, il prossimo 10 novembre.

Nel frattempo la dodicenne, che ha avuto ripetuti rapporti con un quindicenne, ospite anch’egli della medesima comunità, si trova in un concreto stato di pericolo. Mentre il giovane è stato allontanato, lei è rimasta nella struttura, dove è additata come “infame” e “spia”, e viene isolata dalle altre compagne.

Il caso

La tutrice nominata dal tribunale per occuparsi di due bambini affidati a una comunità, alla notizia di un episodio di violenza sessuale subita da una dei minori, una ragazzina di appena 12 anni, ha risposto che non c’erano problemi di sorta. Che non era necessario intervenire, poiché il rapporto sessuale con un quattordicenne ospite della medesima struttura era stato consensuale.

“Ma che consenso consapevole può dare una bambina di appena 12 anni ?” dichiara l’avvocato Miraglia, che segue la vicenda dei due ragazzini e della loro madre. “E adesso questa cosa, inaudita: minimizzare una violenza su una minore”.

“Visto che le ripetute comunicazioni rivolte al giudice relatore sono rimaste lettera morta, questa volta chiamiamo in causa direttamente il Presidente del tribunale dei minorenni di Roma, affinché intervenga immediatamente”. “Un caso di violenza sessuale su una minore, come di fatto è questa vicenda, non deve passare sotto silenzio e nell’indifferenza delle istituzioni”. “Tra l’altro – spiega ancora l’avvocato – la madre è stata persino diffidata a presentarsi insieme alle forze dell’ordine in quanto crea scompiglio e agitazione tra il personale e i piccoli ospiti”.

“La figlia è stata violentata e lei dovrebbe stare zitta? Ma se al posto della figlia della mia assistita ci fosse stata la figlia della tutrice o del giudice, sarebbero rimasti ugualmente inerti e indifferenti ?”.

“Ci siamo detto fin da subito, e lo ribadiamo con convinzione” conclude l’avvocato Miraglia “che eravamo pronti a dare battaglia legale nel caso fosse capitato qualcosa ai ragazzi, per l’incuria in cui vivono a causa delle scelte ingiustificate di questa tutrice, che tutto sta facendo tranne il bene di questi due adolescenti”.

Il ritardo

I dubbi dell’avvocato sono tanti: “cosa succede quindi in quella comunità e perché il giudice, appresa la grave vicenda, temporeggia tanto? Perché nonostante le ripetute denunce nessuno interviene e l’unica ad essere punita è la madre, tenuta lontana dai figli? Mentre il padre pubblica su Facebook le foto recenti fatte con la bambina ed il fratellino, esponendoli a morbose curiosità?”

“La ragazzina viene lasciata chiaramente in una situazione di pericolo. Ci domandiamo come mai la tutrice, invece di preoccuparsi di mettere al sicuro la ragazzina che il tribunale le ha affidato, minimizza la vicenda poiché la bambina sarebbe stata ‘consenziente'”.

Miraglia conclude: “Eravamo già preoccupati e fin dal maggio del 2020 contestavamo la collocazione dei due fratelli in questa comunità, quando depositammo in tribunale prove corpose della fatiscenza della struttura, del cibo avariato, della sporcizia, dei bagni inadeguati. Qualcuno all’epoca era intervenuto? Perché in caso contrario qualcuno dovrà rispondere anche di questo. L’unico provvedimento certo è che da allora alla madre sono stati sospesi gli incontri con i figli”.

“Oltre ad intervenire tempestivamente, andrebbero indagati i rapporti che intercorrono tra tribunale, tutrice e operatori della comunità”.

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