Covid: 50 denunce alla Procura dai familiari delle vittime
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Mercoledì 10 giugno saranno consegnate alla procura di Bergamo le prime 50 denunce dei familiari delle vittime del Covid. L’annuncio è stato dato dal presidente del Comitato Noi denunceremo, Luca Fusco 

“Siamo stanchi e stufi di non avere risposte, vogliamo giustizia ma prima ancora vogliamo verità – ha affermato Fusco – mercoledì depositeremo le prime 50 denunce e non ci fermeremo finché non avremo accertato perché è successo tutto questo”.  

In questa battaglia c’è chi ha perso il padre, chi il marito, il fratello. Luca Fusco, commercialista di Brusaporto, ha perso il papà Antonio l’11 marzo, ricoverato alla Quarenghi di San Pellegrino. 

“Familiari dei malati sono stati riempiti di bugie”

Secondo il Comitato, le autorità hanno “riempito di bugie” i familiari dei malati: “Il sistema della sanità lombardo è completamente saltato e noi siamo stati lasciati soli, il sistema non era pronto ad affrontare nessuna emergenza, e non è colpa dei sanitari – ha sottolineato Fusco -. Ci siamo trovati con una montagna di persone lasciate a casa con polmoniti, perché il sistema sanitario non aveva la possibilità di ricoverarli”. La Regione, ha aggiunto Fusco, “non aveva saturimetri da distribuire ai medici”, oltre a mascherine e dispositivi di protezione. “È uno scandalo. Vogliamo sapere cosa è successo e perché la Lombardia è stata messa in questa situazione, perché non è stato circoscritto il contagio in una valle quando si poteva, perché il virus ha circolato liberamente per l’Italia”.

Quando la pandemia finirà, sarà il ministero della Giustizia a dover rafforzare gli uffici per far fronte ai ricorsi

Intanto, sulla pagina del comitato continuano senza sosta i racconti dei familiari delle vittime da covid. “Mio papà Pietro è andato via silenziosamente a 70 anni e nessuno c’è l’ho ridarà più indietro – racconta Assunta –  Vergogna e giustizia alla Regione Lombardia al governo allo Stato perché i nostri genitori hanno lavorato una vita e loro li hanno abbandonati…”.

Michela invece scrive: “dall’11 maggio il mio papà non c’è più… non sappiamo esattamente cosa ce l’ha portato via. A fine febbraio aveva messo la peg perché malato di sla proprio nel periodo in cui è esploso tutto… in 11 giorni d’ospedale ce l’hanno rimandato a casa con 8 kg meno, tosse e catarro che ho dovuto curare io con punture d’antibiotico e cortisone. Con tanto amore l’abbiamo assistito e curato. Mi sono trasformata in infermiera facevo le medicazioni, ho imparato ad usare i macchinari per l’alimentazione. Lasciati soli dopo le dimissioni senza il sostegno di nessuno”.  

La raccolta delle denunce

L’80% degli aderenti che vuole presentare un esposto viene dalla Lombardia, circa il 70% da Bergamo e Brescia. E mercoledì, a partire dalle 8.30 in piazza Dante, saranno consegnati in Procura i primi 50 esposti da altrettante persone. Cinquanta in un solo giorno sono tanti.

“Nelle nostre denunce abbiamo scelto in modo preciso di esporre dei fatti alla Procura, ma specificando bene che a nostro avviso il personale sanitario non c’entra nulla” spiega ancora Fusco. “Il problema non è il volontario sull’ambulanza, ma il fatto che di ambulanze ce ne fossero cento quando ne servivano 500. O i posti letto a disposizione, che per una lunga fase non ci sono stati. E allora ci chiediamo se è difficile sapere di chi è la colpa, chi doveva prepararci e non l’ha fatto”.

Cita tutti gli ospedali, il comitato, i centralini: “L’abbandono è una nota costante delle denunce. Tutti raccontano di genitori che si indebolivano, avevano febbre, che arrivavano a stare benino e poi andavano in ospedale che era troppo tardi. Perché spesso al telefono non si riusciva a parlare con nessuno al telefono — conclude Fusco —. Quindi è con questo sistema sanitario regionale che ce la prendiamo, non è stato adeguato. Io sono un elettore di destra, non ho problemi a dirlo, ma dovremmo avere l’onestà di cambiare un po’ le cose. Di guardare al Veneto e capire meglio, ma con sincerità”.

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