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Nel mentre che il Movimento completa i suoi step per assomigliare totalmente a tutti gli altri partiti che, tra l’altro, hanno sempre contestato e su cui ha costruito il proprio potere, ci sono ancora delle zone d’ombra (molte) di casi irrisolti.

di Antonio Del Furbo

C’è, ad esempio, la questione, mai chiarita, delle ‘regionarie’ abruzzesi bloccate senza motivo e poi rifatte. C’è, sempre in Abruzzo, la questione imbarazzante della lista per le comunali di Pescara “bocciata” senza un motivo chiaro.



A livello nazionale, però, tutto procede come se nulla fosse. La nuova associazione “Movimento 5 stelle” cambia pelle e nell’atto costitutivo firmato il 20 dicembre 2017, e reso solo ora pubblico in nome della ‘trasparenza’, Luigi Di Maio e Davide Casaleggio sono riconosciuti come i nuovi soci fondatori. Beppe Grillo, invece, viene relegato (si fa per dire) alla figura di garante.

Di Maio e Casaleggio assicurano di dare nuovo impulso al digitale e alla democrazia diretta,“esercitata attraverso idonee piattaforme internet” per la consultazione degli iscritti. Nel testo sono citati anche i componenti del comitato di garanzia e il collegio dei probiviri. La nuova associazione M5S, “intende raccogliere -si legge nel documento- l’esperienza maturata nell’ambito del blog ‘www.beppegrillo.it’ dei meetup, delle manifestazioni ed altre iniziative popolari, delle ‘liste civiche certificate’ e comunque delle liste presentate sotto il simbolo ‘Movimento 5 Stelle’ nelle elezioni comunali e regionali, nonché dei gruppi parlamentari costituiti presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica e il Parlamento europeo in seguito, rispettivamente, alle elezioni politiche del 2013 e alle elezioni europee del 2014″.

Belle parole ma che però non diradano le nebbie sui casi citati, appunto. 

“Avevamo convocato –spiega il Consigliere Comunale del M5S di Pescara, Massimiliano Di Pillo– una conferenza stampa per illustrare un eccezionale esercizio di democrazia: la possibilità per 32 liberi cittadini, professionisti, attivisti storici del MoVimento 5 Stelle di mettersi in gioco per dare un fattivo contributo all’amministrazione della loro città”. Qualcosa, evidentemente, è andata storta sulla piattaforma Rousseau.La specifica funzione “Open Comuni”, di recentissima istituzione, consente agli iscritti del Movimento di proporre una lista purché siano verificati i requisiti dei partecipanti (onestà, attivismo, rappresentatività) e quindi, nel caso di presentazione di più liste, di essere sottoposta al vaglio degli iscritti sulla piattaforma, nel rispetto e nell’esaltazione del sopra enunciato valore di democrazia partecipata.

E qui accade qualcosa di strano. “Purtroppo -spiega Di Pillo- la conferenza stampa è servita soltanto a raccontare come si azzera un sistema democratico. Nonostante il caricamento sulla piattaforma della lista di cui fa parte il sottoscritto sia avvenuta entro i termini previsti dal Regolamento (26 marzo), nella serata di ieri una mail di un non meglio specificato staff ci avvertiva dell’impossibilità di procedere all’accoglienza dell’istanza, essendo già stata certificata un’altra lista.”

La cosa sconcertante è la velocità con cui è avvenuta la certificazione della lista: praticamente in poche ore. Una seconda lista, caricata da settimane nel sistema, era, invece, ancora in procinto di essere sottoposta al vaglio della piattaforma. Come mai?
“E con quali criteri si è deciso che la prima lista presentata sarebbe stata l’unica ad avere i requisiti di ammissibilità? Era forse una gara di velocità e non lo sapevamo?” si chiede Di Pillo.
Altre domande, però, si susseguono. “Chi si assume la responsabilità di questa scelta? E chi la responsabilità di aver celato l’informazione (presa già dall’11 febbraio scorso) ai 32 candidati che hanno continuato nel frattempo a impiegare energie, tempo e denaro (non dimentichiamo che ogni candidato ha dovuto produrre certificazioni dai costi non indifferenti) in questa missione?
Non è la prima volta che lo “staff” di Rousseau agisce in barba alle regole, ai principi di democrazia, alla trasparenza, al rispetto degli individui.”

L’ira di Di Pillo è stata generata dalla mail ricevuta dallo staff del Movimento 5 stelle venerdì in serata, che lo informava del fatto che era stata già scelta e certificata la lista di Erika Alessandrini, imposta proprio da Di Maio a candidato sindaco.

Poi, come se non bastasse, c’è il caso delle Regionarie dell’agosto scorso in cui il Consigliere Regionale Pietro Smargiassi fu escluso improvvisamente e senza giustificazioni dalla corsa e riammesso solo grazie ad un intervento di “salvaguardia” della componente politica del Movimento. A differenza delle regionarie di Basilicata, Sardegna, Trentino e Alto Adige, in Abruzzo qualcosa durante le votazioni andò storto tanto che sul Blog delle Stelle apparve uno striminzito comunicato:“la votazione per le regionarie per la lista del MoVimento 5 Stelle in Abruzzo è stata sospesa e rinviata”.

Uno stop che, nonostante le richieste degli iscritti a saperne di più, non è stato ulteriormente motivato. 

“Scusate ci spiegate cosa è successo alle regionarie in Abruzzo?” chiedeva un iscritto sul Blog a cui nessuno rispose.

Visto il malcontento generale, il Blog pubblicò un aggiornamento, sempre striminzito, in cui chiariva che “sono in corso accertamenti da parte del collegio dei probiviri su alcuni dei potenziali candidati per l’Abruzzo. Sarà necessario concludere gli accertamenti prima della ripetizione delle regionarie. Le votazioni per l’Abruzzo saranno quindi rischedulate assieme a quelle per il Piemonte salvo la giunta regionale abruzzese cada prima del termine naturale”.

Tutti soddisfatti? Manco per niente.

Alcuni eletti a 5 stelle cominciarono a manifestare, sulle proprie pagine Facebook, il loro malcontento. Il primo proprio il consigliere regionale, Pietro Smargiassi, che aveva presentato la propria candidatura nella circoscrizione di Chieti. Smargiassi era stato oggetto di una sospensione per non aver inserito, in maniera preventiva, sulla piattaforma Rousseau la proposta di legge regionale sull’Osservatorio per la legalità.

“Mi dispiace dovervi deludere”, ha scrisse Smargiassi, “il mio nome non comparirà tra i candidati. Sono stato sospeso. La proposta di legge sull’Osservatorio della legalità risulta caricata su Rousseau dopo la sua approvazione. Ciò comporta un grave inadempimento agli obblighi degli eletti. Nessuno tra noi cinque ha mai caricato la legge su Rousseau. In pratica la mia grave colpa è aver approvato la legge. Ricordo a tutti che è stata pubblicata sul sito nazionale del Movimento 5 stelle, quindi nota a tutto lo staff di Milano. La mia esperienza con il Movimento 5 stelle finisce qui. Riparto per il mare”.

Sulla questione intervenne, a sorpresa, anche l’auroparlamentare Daniela Aiuto, che scrisse:

“Ho messo tutta me stessa nel #M5S. La mia attività politica è iniziata con il MoVimento 5 Stelle per la profonda condivisione di intenti e ideali, per la corrispondenza di visione del futuro politico e sociale tracciata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Questa indifferenza non la merito io e nemmeno gli elettori che mi hanno scelta per rappresentarli in #Europa. Le recenti notizie sullo svolgimento delle votazioni sulla piattaforma #Rousseau per scegliere i candidati alla Regione #Abruzzo, mi hanno dato ulteriore conferma che alcune dinamiche si sono esasperate al punto da spersonalizzare totalmente qualsiasi concetto di politica. La storia racconta di uomini e non di “contenitori”. Questo deve ispirare le scelte di eletti ed elettori.”

Lo staff della comunicazione abruzzese, ieri come oggi, resta muto:“Perché chiedete a noi? Rousseau ha i suoi referenti”.

Tra questi Enrica Sabatini, appunto, socia dell’associazione di Davide Casaleggio, nonché pescarese di nascita. Ma che anche lei, come gli altri, non  ha proprio voglia di chiarire. Regionarie, che come si è visto, ha imposto Sara Marcozzi, avvocatessa di Chieti, classe ‘77, già aspirante governatrice nel 2014, sonoramente bocciata alle consultazioni regionali.

Intanto a livello nazionale si procede a una revisione di facciata.

Di admin

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