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Il presidente della Rai, Monica Maggioni, ha incontrato in Procura a Roma il pm Paolo Ielo. Il magistrato è lo stesso che sta conducendo l’inchiesta sulle presunte tangenti alla Rai.

L’inchiesta ruotava su un giro di presunte mazzette che l’imprenditore David Biancifiori aveva dichiarato di aver pagato a molti funzionari della televisione di Stato. La Maggioni, in risposta ad alcune notizie di stampa, ha detto di essersi recata di spontanea volontà in procura per consegnare una documentazione sugli appalti Rai sospetti.

Appena un anno fa il Consiglio di amministrazione della Rai aveva approvato il piano triennale di lotta alla corruzione che prevedeva norme molto più severe e restrittive rispetto al passato.

Un Piano resosi necessario anche per l’intervento dell’Anac che più volte aveva stigmatizzato assunzioni dubbie e bandi di concorso non trasparenti. 

Potrebbe essere che la Maggioni abbia anticipato l’incontro dal pm perché, probabilmente, in pentola bolle qualcosa di molto grosso.

Negli esposti presentati al giudice, si farebbero diversi nomi. I documenti depositati riguarderebbero anche l’inchiesta sulle tangenti Rai che la Verità ha svelato nelle settimane scorse. Sarebbero 52 gli indagati tra funzionari, dirigenti e direttori della fotografia che hanno lavorato in Rai: le accuse vanno dall’associazione a delinquere all’appropriazione indebita, passando per turbativa d’asta, corruzione e concussione.

Tutto nasce dall’arresto nel dicembre 2015 di Biancifiori (soprannominato “Scarface”) che forniva luci, sistemi audio, regìe mobili e gruppi elettrogeni alle trasmissioni della tv italiana, compreso il Festival di Sanremo. Ai magistrati ha raccontato che pagava “stecche” a dirigenti, direttori della fotografia e funzionari di Viale Mazzini perché lo favorissero nell’aggiudicarsi gli appalti.

Stando ai verbali dell’interrogatorio, Scarface ha raccontato al pm Paolo Ielo:

“Se posso usare un’ immagine, la Rai è un resort a 5 stelle dove gli ospiti invece di pagare vengono pagati. Dico questo perché, sebbene la Rai abbia tutta la filiera produttiva, con maestranze e mezzi di ottimo livello, quando vengono prodotti eventi in genere lo showman porta dietro regista e scenografo, tagliando fuori le maestranze interne, con significativi profili di costo.

Poi costoro, nella fase di elaborazione delle gare, contattano il fornitore di service, come nel mio caso, per imporgli l’ acquisto di strumenti tecnologici che poi sono indicati nei bandi di gara o che comunque generano nella scelta la preferenza di uno piuttosto che di un altro dei fornitori. Sul piano generale posso ancora indicare due tipi di anomalie, tra loro collegate che ineriscono a monte al rapporto con le case costruttrici di prodotti tecnologici per la televisione, a valle in sede di elaborazione di bandi di gara.

Sotto il primo profilo, le case costruttrici usano introdurre nel mercato prodotti diversi continuativamente. Di essi viene data la dimostrazione ai competenti organi della Rai. Essi decidono così di richiedere tali novità tecnologiche nei bandi e vengono ricompensati con viaggi importanti in giro per il mondo. Sotto il secondo profilo, come accennavo, gli organi Rai deputati alla elaborazione dei bandi, prima della loro emanazione, contattano il fornitore di service indicandogli quali strumenti deve acquistare che poi vengono richiesti nei bandi di gara”.

Dunque, si tratterebbe di appalti pilotati, per i quali i dipendenti della tv di Stato venivano ricompensati da Biancifiori con tangenti in contante, buoni benzina, automobili di lusso a noleggio o regalate, soggiorni in alberghi e assunzioni di parenti e amici.

Seppur le indagini non siano ancora chiuse la Rai ha già fatto piazza pulita dei presunti corrotti: in sette sono stati licenziati.

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