La carica dei 17: la Task force di Colao, l'uomo del Bilderberg e dei salotti Euopei
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È evidente, ormai, che la politica, quindi il Governo, ha abdicato il suo lavoro ai tecnici. Accade, dunque, che la democrazia italiana finisce in mano a dei tecnici. Nessuna differenza sostanziale con il Governo Monti, ma diversa dal punto di vista formale. Con la carica dei 17.

Nel Governo Monti i tecnici sedevano tra i banchi del Parlamento e rispondevano, in qualche modo, ai cittadini. Oggi, invece, a dare sicurezza agli elettori ci hanno messo una “faccia d’angelo” come Conte. Cosicché i tecnici hanno libertà d’azione.

Le task force e l’incapacità politica

Facile da capire che il numero spropositato di Task force è sinonimo di una sola cosa: incapacità di gestione politica. Il Governo ha messo su una tale quantità di tecnici oltre che per gestire ciò che non sa gestire, anche per lavarsi le mani dalle responsabilità. Ed ecco che spunta la “task force liquidità”, poi, in meno di una settimana, il governo ne istituisce altre due. Una, composta da otto esperti nominati dal sottosegretario all’Editoria Martella, con il compito di monitorare e identificare le fake news intorno al Coronavirus diffuse da mezzi di informazione e social media. L’ultima è un comitato di 17 saggi guidati dal supermanager Vittorio Colao. Specialisti con il potere di elaborare modelli e tempistiche per mettere in atto la Fase 2. Organismi eccezionali a cui si affianca anche il Comitato tecnico-scientifico in seno alla Protezione civile. La domanda sorge spontanea: non bastano 950 parlamentari, 65 membri dell’esecutivo e una dozzina di authority indipendenti?

Colao, l’uomo dei poteri forti

Visto che un premier non votato dagli italiani ci ha imposto l’ennesima Task force che dovrà decidere della nostra libertà, cerchiamo di capire chi è Vittorio Colao. Intanto è uno che già un anno fa preconizzava un ente “con compiti di protezione della cybersicurezza” di imprese e enti pubblici e dotato di “poteri legalmente definiti”. Ma Colao è molto di più di un visionario. È, ad esempio, uno che bazzica le stanze e i salotti buoni del mondo, specie quelli europei. È stato vicepresidente della Round Table of Industrialists (ERT), la potente lobby di industriali europea accusata di “mancanza di trasparenza dei lobbisti sul processo decisionale a Bruxelles”. Della ERT fa parte anche Rodolfo De Benedetti di Cir, la holding italiana che, attraverso Gedi, controlla, tra gli altri, il quotidiano Repubblica. Il dato politico, intanto, è che un Governo nato con l’obiettivo di combattere i poteri forti oggi ci va a braccetto.

I membri della ERT

Della Round Table fa parte anche Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni e altro uomo forte dell’economia italiana e non solo. Poi spicca Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Leonardo e, come riportato pocanzi, De Benedetti. Tra i membri di spicco oltre a Colao troviamo, infatti, Peter Sutherland della Goldman Sachs, la banca che nel 2011 attaccò l’Italia, il presidente del Bilderberg, lo spietato Etienne Davignon. La ERT affonda le sue radici nel 1980, in un momento di stagnazione economica. Fu allora che Pehr Gustaf Gyllenhammar, CEO di Volvo, pensò di radunare una quindicina di uomini d’affari al fine di modernizzare l’economia perché ostaggio di una regolamentazione eccessiva del governo. L’idea degli affaristi è che la crisi fosse generata anche da politiche di previdenza sociale eccessivamente generose. E anche oggi “I membri ERT si incontrano per discutere le questioni chiave che il mondo deve affrontare oggi e discutere su come l’Europa può affrontarle” si legge sul sito.

ERT ed Europa

E, guarda caso, la ERT ha messo lo zampino, più di una volta, nella politica. Ha sostenuto, ad esempio, l’allargamento dell’UE. Ha sviluppato un dialogo commerciale tra l’UE e gli ambienti degli affari negli Stati Uniti e in Giappone. Altre due aree recenti per il contributo ERT sono le pensioni e gli standard internazionali.  Secondo l documentario “Who Runs the European Union” la ERT non è molto trasparente nei rapporti con l’Unione Europea. Un processo decisionale attraverso cui i lobbisti condizionano il processo decisionale di Bruxelles.  

Il rapporto 

In un rapporto dell’ex segretario generale dell’ERT, Keith Richardson, intitolato Big Business e l’agenda europea , viene citato un altro rapporto: ASEED Europa chiamato Misshaping Europa . Il documento era critico rispetto al successo percepito dell’ERT nell’influenzare la Commissione europea.

“Presentare una relazione sotto il nome di ERT sembra essere l’unico modo per attirare l’attenzione dei leader della Comunità europea. Di volta in volta l’ERT è riuscita a far adottare alla Ue l’agenda delle imprese a spese dell’ambiente, del lavoro e delle preoccupazioni sociali e di un’autentica partecipazione democratica …..”. “L’agenda politica della CE è stata in gran parte dominata dall’ERT …… Mentre i circa 5000 lobbisti che lavorano a Bruxelles potrebbero occasionalmente riuscire a modificare i dettagli delle direttive, l’ERT ha in molti casi fissato l’ordine del giorno e il contenuto delle proposte comunitarie. “

Le banche d’affari

Questi sono gli ambienti che frequenta Colao. Ma non solo. Colao si muove agevolmente anche nei salotti delle grandi banche d’affari internazionali come la Morgan Stanley.

Il Bilderberg e la Task force per il Covid

Tutto finito? Manco per niente. Il nome di Colao appare anche nelle liste del Bilderberg per la prima volta nel 2018. Ma non è solo. Nella lista c’è anche un altro nome eccellente: Mariana Mazzucato, consigliera economica del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dal febbraio 2020. E non è tutto. La Mazzucato raddoppia l’incarico e ad aprile, in qualità di esperta in materia economica, entra a far parte della task force della cosiddetta “Fase 2” per la ricostruzione economica del Paese. Nel gruppo spicca anche Roberto Cingolani, anche lui con doppio incarico visto che, oltre a far parte della Task force, è anche Chief Technology and Innovation Officer della società Leonardo S.p.A.

Qualche domanda

Si tratterebbe di capire, a questo punto, quali sono i valori e i perimetri politici entro i quali la Task force di Colao si muove. E, soprattutto, chi controlla le decisioni.

L’altro punto è: perché è stata chiamata una Task force per fare un lavoro che, da profano, credo abbia potuto fare anche un Governo con le migliaia di esperti al pubblico servizio degli italiani?

In fondo i 17 esperti, in oltre 15 giorni, hanno presentato al premier un documento con le linee guida per la cosiddetta fase due. Quattro pagine con nove punti tematici e un powerpoint.

Nel dettaglio gli esperti spiegano che chi può potrà continuare a lavorare in smart working e chi rientra nelle categorie a rischio per motivi di salute continuerà a lavorare da casa. Il documento specifica, inoltre, che il vero problema per la fase due, specie nelle grandi città, sarà quello dei trasporti pubblici. Da qui l’idea di scaglionare quanto più possibile gli orari di ingresso e di uscita dai luoghi di lavoro. E, in prospettiva, anche delle scuole, delle università, dei negozi.

E ci volevano 17 esperti per incrociare dati e sviluppare un piano di questo tipo?

 di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

Di admin

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